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Il Vaticano conceda visti ai migranti

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 35 del 11/10/2014

Visti del Vaticano per entrare legalmente in Europa: è un appello forte e concreto quello che è stato rivolto a papa Francesco, contando sulla sua sensibilità al tema dei migranti, dimostrata dal rapporto speciale con l'isola degli approdi. Gli autori: due donne in prima fila nella difesa dei diritti dei migranti, Alessandra Ballerini, avvocata a Genova, e Paola La Rocca, di Lampedusa, insieme a Carmelo  Gatani, anche lui dell'isola, e al giornalista de L'Espresso Fabrizio Gatti - noto per essersi più volte finto uno degli immigrati in arrivo in modo da documentare dal vivo la loro esperienza. Una soluzione del tutto innovativa e di grandissimo impatto,  elaborata, con precise competenze tecniche, per porre un freno alla tragedia dei morti in mare in continuo aumento: 800 in tre giorni a metà settembre, 3.000 dall'inizio dell'anno, 2.500 dall'inizio di giugno. Il ragionamento alla base è semplice, anche se non facile da recepire per un'opinione pubblica plasmata da anni di propaganda xenofoba, anche istituzionale, e da dati gonfiati e utilizzati ad arte. La richiesta di aprire "corridoi umanitari", cioè percorsi sicuri e legali per chi fugge dal proprio Paese a causa di  una persecuzione, è da sempre avanzata dalle associazioni di solidarietà, ma si scontra evidentemente con la volontà politica degli Stati europei: «Di tutti gli Stati, tranne uno: la Santa Sede, che potrebbe aprire una nuova strada a migliaia di persone e, soprattutto, dimostrare all’Europa che si può e si deve realizzare un corridoio umanitario per impedire che le persone soffrano e muoiano per affermare il loro diritto all’asilo». In una e-mail inviata al blog "Undercover", Alessandra Ballerini e Paola La  Rocca hanno sottolineato come  basterebbe applicare le norme di diritto internazionale già esistenti e gli accordi in vigore tra gli Stati Europei e il Vaticano, che ha anche sottoscritto la Convenzione di Ginevra. 

Sono 178 gli Stati che hanno una rappresentanza all'interno della S. Sede e le nunziature apostoliche nei loro territori dovrebbero garantire un visto d'entrata come richiedente asilo a chi si presentasse ai loro sportelli nel suo Paese, o in uno limitrofo che fosse riuscito a raggiungere. Così, chi fugge non dovrebbe né scontrarsi con la corruzione e la violenza delle figure istituzionali né, soprattutto, affidarsi alle mafie dei trafficanti per intraprendere un viaggio con una percentuale altissima di rischio per la vita. Basterebbe prendere un volo regolare, cosa impossibile in assenza di un visto per un Paese europeo. E come sempre nel campo dei diritti violati, anche sul piano economico le soluzioni "giuste" sono in realtà anche le più convenienti, ovviamente per chi è nella legalità: un volo di linea da Beirut, ad esempio, costa intorno ai 300 euro, un viaggio con gli "scafisti" tra i 1.500 e i 2mila euro. E anche per l'Italia si eviterebbero i costi dei salvataggi: invece di finanziare Mare Nostrum si potrebbero spendere quei fondi per un'accoglienza solidale e percorsi di inserimento efficaci.

Certo resterebbe il problema della gestione del "dopo". Un piccolo Stato, infatti, non potrebbe accogliere  tutti i migranti in arrivo, ma, dicono ancora i promotori dell'appello, «se si permettesse alle persone di arrivare fisicamente in Vaticano, con un visto temporaneo, queste potrebbero poi presentare richiesta d’asilo in altri Paesi, rivolgendosi alle ambasciate che hanno sede in Vaticano».

Attualmente i segnali di questa fase parlano di un'Europa che tenderà a blindare ancora di più le sue frontiere. Lo dimostrano Frontex2 o Triton, missioni che non hanno il salvataggio tra i loro obiettivi dichiarati, ma solo il controllo del mare ai confini e che, per questo, dovrebbero posizionare le navi su una linea più arretrata, quando i naufragi avvengono nella maggior parte dei casi vicino alle coste africane; la nomina di un Commissario europeo all'immigrazione, il conservatore Avramopoulos, che è stato durissimo nel contrastare  gli arrivi in Grecia; le mancate aperture circa il superamento dei centri di detenzione per migranti, presenti in molti Paesi e, in Italia, circa le modifiche a una legge sulla cittadinanza ingiusta e dai risvolti sociali pesantemente negativi. E nessuna seria elaborazione di un piano organico per la tutela – che il diritto internazionale imporrebbe – ai minori che, in spaventoso aumento, arrivano soli.

In questo quadro l'appello al Vaticano assume un profondo valore simbolico, ma potrebbe anche contribuire a salvare moltissime vite. I social network sono un canale privilegiato per la sua diffusione, insieme alla petizione che si può firmare a questo indirizzo: http://minoristranierinonaccompagnati.blogspot.it/2014/09/petizione-visti-della-santa-sede-per.html. Una pressione – e un sostegno – dal basso possono forse aiutare papa Francesco a rendere operativa, con una decisione coraggiosa, la solidarietà che più volte ha espresso ai migranti.

*Insegnante, fa parte del comitato direttivo del Cipax

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