Una Chiesa sempre più “green”. Anche nelle diocesi il tema è caldo
Tratto da: Adista Notizie n° 11 del 21/03/2015
38044 ROMA-ADISTA. Mentre il mondo cattolico – e non solo – attende trepidante l'enciclica green di papa Francesco, che dovrebbe arrivare quest'estate, fervono le iniziative ecclesiali ed ecclesiastiche che chiedono di dare una svolta, a livello planetario, alla spinosa questione del cambiamento climatico, responsabile di malnutrizione, impoverimento, degrado e guerre fratricide. A metà febbraio il direttore della Sala stampa vaticana, p. Federico Lombardi, ha annunciato che la stessa Santa Sede si sta organizzando per costituire un think tank vaticano (in molti già sognano un “dicastero verde”), per sensibilizzare oltre un miliardo di cattolici sparsi nel mondo a stili di vita consapevoli e sostenibili e per fare pressione sui grandi della Terra, sfruttando il potenziale mediatico e persuasivo dello stesso papa Francesco, che più volte si è dimostrato sensibile al tema.
In occasione della Quaresima 2015, il “Movimento Cattolico Globale per il Clima” (catholicclimatemovement.global) – nato a gennaio per sensibilizzare l'opinione pubblica cattolica sulla questione ambientale e per fare pressione sulla prossima Cop21 (la Conferenza Onu sul clima, che si terrà a Parigi nel dicembre prossimo) – ha indetto un digiuno “a staffetta” per la giustizia climatica, coinvolgendo finora 44 Paesi. A turno, gli aderenti, sceglieranno un giorno per astenersi dal cibo, ma anche da stili di vita “energivori” e ad alto impatto ambientale (niente auto, poca acqua e poca corrente elettrica).
Sotto l'hastag #fastfortheclimate, è in corso poi un “Digiuno per il clima” promosso da un consorzio globale di giovani, ambientalisti e realtà cristiane, tra cui Climate Action Network, Federazione luterana mondiale, Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc), Christian Aid, Network Ambientale della Comunione Anglicana: un giorno di digiuno al mese per chiedere ai leader mondiali di risolvere la crisi climatica (fastfortheclimate.org).
Effetti locali
In aumento anche l'attenzione riservata al tema dai settimanali delle diocesi, principalmente del nord Italia, nei cui territori si registrano specifici casi emblematici: inquinamento da polveri sottili, trivellazioni, ambigue esplorazioni in cerca di petrolio o gas, nonché normative, accordi locali e comportamenti delle imprese che minacciano il patrimonio, la salute e le economie locali. Fenomeni che solo pochi anni fa non avrebbero destato né indignazione né preoccupazione – spesso ignorati o tollerati in quanto effetti collaterali della crescita e del benessere – ma che oggi sembrano interpellare maggiormente il senso critico della società civile. Gli articoli e i commenti sui periodici cattolici testimoniano quanto il cambiamento climatico e il degrado ambientale influenzino drammaticamente popoli ed economie dei territori italiani.
Qualche esempio tratto dalle ultime pubblicazioni. Il peggioramento della qualità dell'aria nel Comune di Bra (Cn) dipende da molti fattori, si legge sulla Gazzetta d'Alba il 10 marzo. Anche i singoli cittadini possono concorrere ad un miglioramento delle condizioni ambientali, sottolinea l'assessora all'ambiente Sara Cravero intervistata dal settimanale, «isolando la propria abitazione, istallando pannelli fotovoltaici, utilizzando la bici o andando a piedi oppure con i mezzi pubblici. E partecipare alle iniziative di sensibilizzazione ambientale, informandosi sulle problematiche».
L'Ortobene di Nuoro (8 marzo) parla della nota della Conferenza episcopale sarda emanata a fine febbraio. Il settimanale sottolinea la «preoccupazione» dei vescovi sardi circa la «ventilata ipotesi che la Sardegna possa diventare, sul piano nazionale, un deposito di scorie radioattive». «Oltre che una servitù insopportabile sotto il profilo ambientale, per la fragilità del sistema geologico e morfologico dell'Isola», scrivono i vescovi, «sarebbe un colpo mortale alla sua naturale e indispensabile economia agro-pastorale e turistica. La Regione ha già dato tanto in termini di servitù militari, senza averne avuto in cambio concreti ed efficaci riscontri».
L'Azione di Vittorio Veneto (Tv), sul numero dell'8 marzo, fa la cronaca di un convegno promosso dal Comune di Valdobbiadene, sul tema dei mutamenti del territorio e principalmente delle aree boschive e dei vigneti, che rappresentano il capitale di punta dell'economia della zona. «Dagli esperti – si legge nell'articolo – l'invito al rispetto del territorio, con buone pratiche e con regole chiare da rispettare. Altrimenti ci sono i rischi del dissesto idrogeologico e dell'infertilità del suolo».
La divinizzazione della crescita sembra il bersaglio prediletto anche di Franco Posocco, a lungo segretario per il territorio della Regione Veneto, intervistato da la Difesa del popolo, settimanale della diocesi di Padova (8/3). «Il rispetto dell'ambiente ha lasciato spazio a metodi di rapina, con lo scopo di trarre beneficio a qualunque prezzo», denuncia Posocco. Nell'articolo di prima pagina e in quelli interni si richiama l'attenzione sulle trivelle del Polesine, «pronte a mordere il suolo»; sulla sentenza del Tar del Veneto, che dà il via libera alle esplorazioni per la ricerca del petrolio, in barba agli ambientalisti; sulle proteste di Greenpeace, Legambiente e Wwf contro le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi nell'Adriatico, «volute dal governo croato e sostanzialmente avallate da quello italiano attraverso il decreto “Sblocca Italia”», fortemente voluto dal governo Renzi. Più avanti, Posocco parla delle minacce alla «relazione profonda, armonica, tra essere umano e ambiente» e delle responsabilità istituzionali ma anche private nel venir meno delle condizioni di tutela dell'ambiente e del territorio.
A Canale D'Agoredo (Belluno) si dibatte sulla concessione ai soggetti privati dell'uso del torrente Liera per finalità idroelettriche. Le «tante sorgenti d'acqua disseminate tra le nostre montagne sono da considerare ricchezze importanti, specialmente sotto il profilo ambientale e naturale», denuncia il sindaco Rinaldo De Rocco, citato dal settimanale L'Amico del Popolo (5/3). «Ma purtroppo queste sono oggetto di un vero e proprio assalto speculativo» per lo sfruttamento energetico da parte dei privati, denuncia ancora chiamando la cittadinanza alla mobilitazione. Sulla stessa pagina del settimanale una riflessione sul mese di febbraio, «un po' più caldo del normale», e sull'importanza della raccolta differenziata.
Grandi manovre nel torinese per candidare il Po a patrimonio dell'Unesco e per creare uno sviluppo sostenibile dell'area fluviale, progetto di grande importanza «per testimoniare che la natura, in dialogo con lo sviluppo dei territori, rappresenta una opportunità di rilancio dell'economia e non solo un costo di gestione» (La Voce del Popolo, 8/3). «La sfida – dice Francesco Profumo (presidente del Gruppo Iren) – è quella di generare uno sviluppo nel rispetto del territorio e dell'ambiente e promuovere una cultura sostenibile, a partire da iniziative volte ad educare la cittadinanza, soprattutto i più giovani».
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