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Dalla visita negli Stati Uniti si capirà se papa Francesco fa sul serio. Intervista a Robert Mickens

Dalla visita negli Stati Uniti si capirà se papa Francesco fa sul serio. Intervista a Robert Mickens

ROMA-ADISTA. Mancano pochi giorni, ormai, alla visita del papa oltreoceano (dal 19 al 22 settembre a Cuba, quindi negli Stati Uniti, fino al 26), ricca di appuntamenti importanti, dal discorso che rivolgerà il 24 a Washington al Congresso, ai membri dei rami dell'Assemblea riuniti in seduta congiunta, a quello che terrà davanti all’Assemblea generale dell’Onu a New York lo stesso giorno, fino alla partecipazione, l’ultimo giorno, alla giornata conclusiva dell’Incontro mondiale delle Famiglie, a Philadelphia. Accanto agli incontri più ufficiali, ve ne saranno altri ugualmente significativi, come quello con gli homeless della cattedrale di St. Patrick, a New York. E mentre si attende la visita del papa, sono da registrare alcuni segnali che “preparano” il clima dell’evento: come le parole dell’arcivescovo di Philadelphia mons. Charles Chaput che ha vietato lo svolgimento di iniziative dedicate ai cattolici gay e lesbiche in sedi parrocchiali (v. Adista Notizie n. 29/15), ma che in un articolo sull’agenzia dei vescovi Usa Catholic News Agency (2/9), ha negato con forza che vi siano divisioni all’interno dell’episcopato; o quelle di Francesco che, durante un lungo collegamento con l’emittente televisiva statunitense Abc, ad una ragazza madre texana, con due figlie e senza un partner, ha detto: «Dio ti benedica per quello che hai fatto. Sono orgoglioso di te, cammina a testa alta; Avresti potuto ucciderle nel tuo grembo con l'aborto, ma hai rispettato la vita»; parole che ancora una volta hanno provocato stupore per la loro informalità e schiettezza. E ci sono anche dei riferimenti in tralice che chi vuole, in Curia e nelle file episcopali più conservatrici degli Usa, può intendere: come la “benedizione” impartita, nel corso dello stesso collegamento, alle suore Usa (al centro, come è noto, di una visita apostolica della Congregazione per la Dottrina della Fede durata anni), per le quali il papa ha espresso «apprezzamento» per il «grandioso» lavoro portato avanti dalle religiose nelle comunità statunitensi.

I temi all’ordine del giorno sono dunque molto variegati e, a livello più ufficiale, c’è molta attesa soprattutto per quanto riguarda un possibile riferimento ai temi ambientali (la destra americana, cattolica e politica, non intende riconoscere la responsabilità umana del cambiamento del clima), ma anche per le parole che pronuncerà a Philadelphia a un incontro che, precedendo di poche settimane il Sinodo sulla Famiglia, inevitabilmente gli darà il “la”.

Di questo abbiamo parlato con Robert Mickens, giornalista vaticanista, responsabile del sito di informazione religiosa e politica Global Pulse Magazine e columnist del settimanale Usa National Catholic Reporter. Ecco quello che ci ha detto.

Si sta avvicinando il viaggio transatlantico di papa Francesco: prima a Cuba, poi negli Stati Uniti. Un appuntamento delicato, durante il quale diversi saranno i punti all’ordine del giorno che toccheranno nervi scoperti del mondo cattolico statunitense. Quali saranno i temi politicamente ed ecclesialmente più scottanti che verranno affrontati nel corso della visita? 

Per quanto riguarda i temi più politici o civili, credo che il papa parlerà con forza sulle cose che ha dimostrato, nell’enciclica Laudato Si’, di avere più a cuore, ossia il creato. Il creato inteso non solo nel senso dell’ambiente e del cambiamento climatico. Quello, sì, certo. Ma anche nel senso della vita umana, dal suo inizio alla fine: dall’apertura alla nascita di figli, al nostro dovere di tutelare la crescita, l’educazione e la salute dei piccoli; dal dovere di dare speranza ai giovani, all’imperativo di garantire una vita dignitosa agli anziani. E questo fa parte del suo monito secondo cui l’umanità di oggi deve trasformare una cultura dello scarto in una società di solidarietà. In questo senso, dunque, anche cambiare il sistema economico e finanziario “che uccide”, come ha detto, e che crea forti disuguaglianze fra pochi ricchissimi (persone e nazioni) e un numero sempre crescente di poveri. Il tema dell’immigrazione, soprattutto dall’America Latina verso gli Stati uniti, sarà sicuramente un tema molto presente nei suoi discorsi. 

Per quanto riguarda la Chiesa, credo che il papa riprenderà diversi temi che si trovano nella sua esortazione apostolica, Evangelii gaudium: in particolare, il bisogno di uscire dal santuario e fare servizio evangelico nelle periferie della società. E certo, poi, il tema della misericordia verso gli altri.

Il papa avrà l’opportunità di essere più specifico sui diversi temi secondo il programma variegato del viaggio, che prevede tappe al Congresso americano, all’Onu, la canonizzazione di Junipero Serra, tra gli altri appuntamenti.

Il mondo cattolico statunitense è piuttosto polarizzato, e l’accoglienza al magistero di Francesco ha suscitato finora reazioni diverse. Come vedono il papa i cattolici Usa? Quali sono i temi sui quali lo seguono maggiormente o sono più informati? 

Papa Francesco gode una grande popolarità nel popolo statunitense. Molto lo vedono come assai più aperto e moderno dei suoi predecessori e dei vescovi americani, molti dei quali (almeno quelli più visibili e rumorosi) sono visti come conservatori e promotori di uno scontro frontale culturale e religioso.  I cattolici più tradizionali — e tra questi includo la maggior parte del clero sotto l’età di 45-50 anni — si trovano in disagio nei confronti di questo papa per il suo stile troppo informale e per la percezione e il timore che lui non sia abbastanza dottrinale.

I repubblicani e i rappresentanti delle lobby petrolifere negano la responsabilità umana nel cambiamento climatico e rifiutano l’idea del riscaldamento globale: al Congresso il papa avrà il coraggio di parlare apertamente su questo tema?

Io credo di sì. Però, se papa Francesco deciderà di non parlare di questo ed altri temi, come “l’economia che uccide”, ecc., temi che sono diventati emblematici del suo pontificato profetico, si sarebbe legittimamente portati a chiedersi se lui è veramente profetico o se le sue affermazioni sono tese solo a guadagnare il consenso del gruppo che ha di fronte a sé.

Al momento i candidati cattolici alle elezioni presidenziali del 2016 si trovano in gran parte nell’ambito dello schieramento repubblicano, con 6 su 16 candidati alle primarie . Il viaggio del papa influenzerà in qualche modo l'andamento della campagna elettorale?

Certo ci sarà qualche candidato che cercherà di appropriarsi della visita e delle parole del papa per il proprio vantaggio elettorale. Infatti, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Joseph Kurtz di Louisville, ha già denunciato in anticipo qualsiasi tentativo da parte di gruppi o di singoli individui di strumentalizzare la visita papale per motivi ideologici. Questo succede sempre.

Il papa parteciperà, tra l’altro, alla giornata conclusiva dell'Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Philadelphia. In che misura questo evento detterà l'agenda del prossimo Sinodo?

Sarà, in un certo senso, l’apertura semi-ufficiale dell’assemblea del Sinodo. In questo modo, papa Francesco avrà la possibilità di parlare due o tre volte ad un grande pubblico sotto i riflettori dei mass media del tutto il mondo sui temi che saranno centrali al Sinodo. In più, lui incontrerà tutti i vescovi, provenienti da vari Paesi, che saranno a Philadelphia per l’Incontro della Famiglia.  Molti di essi parteciperanno anche alla prossima assemblea del Sinodo. E il discorso del papa in questa occasione sarà, sempre semi-ufficialmente, il suo primo discorso sinodale.

L'arcivescovo di Philadelphia, mons. Chaput, ha voluto estromettere gli eventi organizzati a margine dell'Incontro dalle organizzazioni di cattolici Lgbt. Il papa parlerà solo delle /alle famiglie tradizionali?

Il papa non ama la frase “famiglie in situazioni irregolari”, eppure lui non teme di essere schietto e molto onesto nell’ammettere che non tutti vivono secondo gli ideali della Chiesa in materia di matrimonio: ad esempio madri single, divorziati-risposati. Credo che non tacerà su questi temi a Philadelphia.

Però Papa Francesco ha sempre ribadito che il matrimonio è fra un uomo e una donna. Tuttavia, ci sono indicazioni che lui, così come un piccolo ma crescente numero di vescovi, possa essere aperto alle unioni civili o altri istituti giuridici che salvaguardino una comunità stabile di vita ed amicizia fra due persone dello stesso sesso. Se parlerà di questo tema, mostrandosi anche un po’ accomodante rispetto a certe possibilità, creerà problemi a molti cattolici tradizionali,  incluso l’arcivescovo di Philadelphia!

Mesi fa, l’annuncio della canonizzazione del religioso Junipero Serra, ha suscitato accese polemiche perché si tratta di una figura controversa, in quanto modello di un certo colonialismo religioso. Come è stata recepita negli Stati Uniti? C'è un attaccamento a questa figura da parte dei cattolici?

Non c’è un vastissimo culto nei confronti di Junipero Serra. Tutti conoscono ormai le polemiche e le giustificazioni. Serra non era ispanico, come si dice spesso, almeno nel senso in cui la gente degli Stati uniti concepisce il termine. Non era un Latino Americano. Era spagnolo, europeo. Ed è andato nel “nuovo mondo” nella scia dei conquistadores. Non capisco il senso di proclamare santo un europeo per la prima canonizzazione nella storia sul suolo americano. Ci sono tanti beati originari dell'emisfero americano, ed almeno due proprio negli Stati Uniti, che potevano più facilmente essere canonizzati al posto di Serra. Ma il papa ha voluto lui. Sicuramente ci dirà perché il 23 settembre. 

* Foto di Alfredo Borba, tratta dal sito Wikimedia Commons, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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