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 Fermare le trivelle petrolifere! Le Regioni dicono sì alla proposta di referendum

Fermare le trivelle petrolifere! Le Regioni dicono sì alla proposta di referendum

Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 26/09/2015

38254 ROMA-ADISTA. Un referendum in difesa dei mari italiani: è questa la proposta presentata il 2 settembre scorso dal Coordinamento nazionale No Triv (contro le trivellazioni petrolifere a ridosso delle coste) a tutti i Consigli regionali. Sottoscritta da 130 associazioni e 70 personalità del mondo accademico, culturale, sociale, politico, artistico, la proposta è stata discussa l'11 settembre dalla Conferenza delle Regioni, che, si legge in un comunicato del Coordinamento, «ha deciso all'unanimità di accogliere la proposta No Triv sull'abrogazione di alcune norme del Decreto Sviluppo, così come dello Sblocca Italia, relative alle estrazioni petrolifere». I quesiti referendari dovranno essere deliberati dai Consigli Regionali e depositati in Cassazione entro il 30 settembre, perché se entro questa data la proposta di referendum fosse deliberata e depositata da almeno cinque Regioni, si consentirebbe ai cittadini italiani di andare a votare già nella primavera del 2016 senza dover raccogliere le 500mila firme dei cittadini. E in caso di vittoria, l'abrogazione di alcuni commi dell'art. 35 del “Decreto Sviluppo” bloccherebbe qualsiasi attività di ricerca ed estrazione del greggio nei mari italiani. I suddetti commi, infatti, riavviano i procedimenti relativi a progetti estrattivi (interrotti nel 2010) – cosa che può avvenire nel giro di poco tempo per via dell’accelerazione impressa dallo “Sblocca Italia” – derogando dallo stesso art. 35 che introduce il divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi entro il limite delle 12 miglia dalla costa e dal perimetro esterno alle aree marine e costiere protette. 

Sono 25 i procedimenti ricadenti tutti entro le 12 miglia marine, ma, secondo il Coordinamento No Triv, si può prevedere che, terminata la fase di prospezione degli idrocarburi da parte della società di ricerca Spectrum Geo, impegnata in varie trivellazioni, il Ministero per lo Sviluppo Economico rilascerà ulteriori concessioni di coltivazione, alcune forse anche entro le 5 miglia marine. «Ragion per cui i progetti petroliferi ricadenti entro le 12 miglia marine saranno in numero superiore a 25».

«Particolarmente colpite dalle attività di ricerca che la società Spectrum svolgerà entro le 5 e le 12 miglia marine risultano essere: il Molise (le Isole Tremiti e Termoli), l’Abruzzo (Vasto, San Vito Chietino, Ortona, Francavilla al Mare), le Marche (Pedaso, Cupra Marittima, Senigallia, Fano) e la Puglia (in special modo Otranto)».

Ad aumentare il pessimismo, c'è il precedente del progetto “di coltivazione” Ombrina Mare: è del 7 agosto 2015 «la pubblicazione del decreto di compatibilità ambientale del progetto di coltivazione Ombrina Mare per il quale il soggetto proponente ha richiesto al Ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) la conversione del titolo di ricerca già vigente in “titolo concessorio unico”, concepito dallo “Sblocca Italia” per con­sen­tire, ad un tempo, la ricerca e l’estrazione. E così sarà anche per tutti i progetti che, interferenti con il limite delle 12 miglia marine, a breve seguiranno a Ombrina Mare in misura doppia a quella in un primo tempo prevista».

In tutto ciò, le Regioni non sono state con le mani in mano, ma con risultati nulli: il 24 e il 29 luglio, i delegati regionali si sono incontrati con la sottosegretaria per lo Sviluppo economico Simona Vicari. Un comunicato del Mise informava che «i rappresentanti delle Regioni hanno manifestato la loro contrarietà all’avvio delle attività di prospezione e ricerca offshore nello Ionio e nell’Adriatico in quanto contraddittorie rispetto alle politiche avviate dalle stesse Regioni, chiedendo al Governo una moratoria di questi programmi». Vicari si era impegnata a farsi portavoce della loro istanza, ma solo pochi giorni dopo, il 7 agosto, il suo Ministero ha dato il via libera per Ombrina Mare, e Vicari ha dichiarato: «Bene ha fatto Renzi a ricordare che non esiste alcuna autorizzazione da parte dello “Sblocca Italia” alle trivelle. Confondere scientemente le attività di ricerca con le attività estrattive significa prestare il fianco alla demagogia: mi auguro che le parole del Presidente del Consiglio mettano fine alle strumentalizzazioni politiche che hanno caratterizzato il dibattito in questi giorni».

«Le affermazioni del presidente del Consiglio e del sottosegretario Vicari – è il commento del No Triv – sono indicative di un chiaro e netto orientamento dell’Esecutivo che certamente non sarà sfuggito ai massimi rappresentanti delle Regioni», sollecitate dunque a mettere in piedi l'iniziativa referendaria.

Chiesa No Triv

La proposta del Coordinamento No Triv avrà molto probabilmente la benedizione dei vescovi dell'Abruzzo e del Molise, anche se in questi giorni non c'è stata una loro pubblica presa di posizione. Già nell'ottobre 2014 avevano infatti espresso «preoccupazione» e «sconcerto» per le scelte politiche del governo circa «la trasformazione dei nostri territori, dell'Abruzzo ma anche di vaste aree del Molise, in distretto minerario per gli idrocarburi; il riconoscimento, come emerge dal testo del decreto “Sblocca Italia”, del carattere strategico praticamente di ogni infrastruttura legata agli idrocarburi; la sottrazione alle Regioni di tutte le procedure di valutazione di impatto ambientale, per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione in terraferma, avocate allo Stato» (v. Adista Notizie n. 38/14).

Particolarmente attiva la diocesi di Lanciano-Ortona, che il 23 maggio scorso ha organizzato una manifestazione nazionale, alla quale chiamava – «raccogliendo l’accorato appello di tante persone, donne e uomini che hanno a cuore la salvaguardia del Creato» (v. Adista Notizie n. 19/15) – il responsabile diocesano della Pastorale sociale, don Carmine Miccoli. Ripetuti gli interventi di don Miccoli sulla questione, anche lo scorso agosto, quando scriveva di aver «appreso con dolore e indignazione della recente firma al decreto che autorizza “Ombrina Mare”», tornando ad «auspicare che la politica tutta, a partire dal Parlamento e dal Governo, realizzi la svolta necessaria per rimettere la difesa della vita umana e dell’ambiente naturale al centro del proprio agire». Sempre a Lanciano, il 7 settembre la storica sfilata del “Dono” è stata aperta da un carro interamente dedicato alla lotta contro la deriva petrolifera. 

* Foto tratta dal profilo Facebook di NO Ombrina, immagine originale.

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