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Una vita nel solco del Vangelo, del Concilio, della giustizia. 100 anni fa nasceva p. Turoldo

Una vita nel solco del Vangelo, del Concilio, della giustizia. 100 anni fa nasceva p. Turoldo

Tratto da: Adista Notizie n° 40 del 19/11/2016

38748 ROMA-ADISTA. «Poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini»: la definizione che di p. David Maria Turoldo diede l’arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, celebrandone le esequie l’8 febbraio 1992, restituiva in pochi tratti un’esistenza cristiana tra le più intense del Novecento italiano, fotografando una personalità che diede corpo e voce alle aspirazioni di rinascita religiosa, civile, sociale della sua generazione, guadagnando calorosi consensi presso la Chiesa conciliare e progressista, ma suscitando non meno forti dissensi.

L’obiettivo, come accade con tutte le figure che hanno attraversato, e diviso, la Chiesa del Novecento, è oggi – a 100 anni esatti dalla nascita (avvenuta a Coderno, 22 novembre 1916) – di restituire alla storia una figura più volte rievocata in toni apologetici o aneddotici, o approfondita finora soprattutto nel suo versante poetico-letterario. La vita di Turoldo è peraltro articolata e ricca di esperienze, incontri, avvenimenti significativi: a partire dalla povertà e dal calore dell’infanzia friulana del piccolo Giuseppe, nome di battesimo di padre David; passando per il fecondo percorso di studi nei conventi dell’ordine servita; poi, la coraggiosa partecipazione alla Resistenza al fascismo nella Milano degli anni Quaranta; quindi gli slanci di rinnovamento culturale e civile del fervido dopoguerra, in cui Turoldo sostenne la Nomadelfia di don Zeno Saltini; e ancora: l’inserimento nella “mitica” Firenze degli anni Cinquanta, vitalizzata dalle presenze di Giorgio La Pira ed Ernesto Balducci; i due dolorosi “esili”, in Austria nel 1953 e in Inghilterra nel 1958, con i quali si cercò di mettere a tacere la sua voce appassionata e critica; la realizzazione del suo unico significativo film “Gli ultimi” nei primi anni Sessanta; il definitivo approdo a Sotto il Monte nel 1964, per calcare la terra che aveva dato i natali a Giovanni XXIII

Da lì, negli anni del Concilio Vaticano II, Turoldo si fece divulgatore del rinnovamento liturgico ed ecumenico e del riaperto dialogo Chiesa-mondo; fu interprete instancabile della fede in chiave di liberazione anche storica, appoggiando negli anni Settanta e Ottanta i movimenti di impegno per la giustizia e valorizzando le voci più significative dell’America Latina, come il vescovo martire Oscar Romero e la guatemalteca Rigoberta Menchù, poi premio Nobel per la pace. 

Nel procedere degli anni Ottanta, con l’evolvere degli scenari internazionali, fu il tema della pace a imporsi, declinato nei termini di nuovo equilibrio tra le nazioni ma anche di nuova armonica relazione tra gli esseri umani e la natura, relazione che Turoldo tra i primi auspicò e predicò non depredatoria, non finalizzata alla spoliazione o manomissione resa possibile dalla tecnica.

Impressionante risulta la quantità degli incroci e delle collaborazioni con personaggi significativi del Novecento. Per limitarci ai nomi più noti: i suoi vescovi Ildefonso Schuster, che lo invitò a predicare in duomo a Milano – Turoldo lo avrebbe fatto per dieci anni, affascinando o scandalizzando migliaia di milanesi accorsi ad ascoltare la sua fiammeggiante parola; Giovanni Battista Montini, a cui lo legò un affetto mai venuto meno neppure negli anni del suo papato; Carlo Maria Martini, che lo invitò di nuovo a predicare in duomo a Milano nel 1984, riabilitandolo come “profeta” da ascoltare in tempi di forte emarginazione. Ancora, in ambito religioso padre David incontrò e frequentò figure come don Primo Mazzolari, Giuseppe Lazzati, Giuseppe Dossetti, don Lorenzo Milani, Enzo Bianchi, mons. Gianfranco Ravasi; in ambito letterario Carlo Bo, Alda Merini, Andrea Zanzotto, Biagio Marin, Pier Paolo Pasolini.

Dotato di una fervida vena poetica, completata negli anni con una inesausta attività di traduttore dei Salmi e creatore di inni per la liturgia, Turoldo scrisse liriche che alternavano la confessione di un’anima religiosa che si interroga sul silenzio di Dio e il tono profetico-parenetico della denuncia e della lotta contro l’ingiustizia. Non sempre apprezzato dai letterari “addetti ai lavori”, conquistò platee di lettori che riconobbero nei suoi versi le loro stesse domande e aspirazioni. Spesso convegni e manifestazioni degli anni Settanta – Ottanta erano arricchiti dalla trascinante recitazione delle sue salmodie militanti, mentre gli ultimi furono piuttosto segnati da una poesia che esprimeva la sua personale “teomachia”, novello Giacobbe in lotta con Dio per strapparlo al suo mistero.

Recentemente, una ricostruzione dettagliata e rigorosa della parabola umana, spirituale, politica e civile di Turoldo viene da un prezioso studio della storica Mariangela Maraviglia, David Maria Turoldo. La vita, la testimonianza (Morcelliana, Brescia 2016, pp. 447, euro 30; il libro senza spese di spedizione aggiuntive, è acquistabile anche presso Adista:  tel. 06/6868692; fax 06/6865898; e-mail abbonamenti@adista.it; oppure acquistato online sul nostro sito internet).

Il lavoro, basato su un’accurata indagine d’archivio e sulla testimonianza di numerose persone vicine al religioso nelle diverse stagioni della vita, restituisce l’instancabile attivismo del frate friulano, ricostruendo anche episodi finora sconosciuti – per esempio la lungimirante assicurazione dei diritti di traduzione in italiano della pastorale del vescovo francese Emmanuel Suhard Essor ou déclin de l’Église (tradotta in italiano da Camillo De Piaz con il titolo Agonia della Chiesa?) o la tentata trattativa per la liberazione di Aldo Moro – ma senza tentazioni di carattere agiografico: intrecciando la vicenda di Turoldo con la storia e i protagonisti del suo tempo, permette di rivisitare ideali, tensioni, criticità che hanno attraversato il secolo scorso, restituendo la parola non solo a padre David ma anche ai moltissimi suoi protagonisti. 

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