8 per mille alla Chiesa cattolica: pessimismo in casa Cei
Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 01/04/2017
38903 ROMA-ADISTA. In calo l’otto per mille alla Chiesa cattolica? Per ora dati ufficiali non ce ne sono – verranno comunicati all’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana di fine maggio –, però dalle parti di Circonvallazione Aurelia, sede della Cei, qualche preoccupazione serpeggia.
«Negli ultimi dieci anni mai la Chiesa ha toccato livelli di così bassa credibilità e proprio per la cattiva gestione del denaro», ma è «sulla trasparenza» che «ci giochiamo la credibilità», spiega don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, intervistato dal Quotidiano Nazionale (20/3). E sulla poca trasparenza della Chiesa italiana, una recente inchiesta di Adista ha dimostrato come la quasi totalità delle diocesi italiane non rendano pubblici nemmeno i propri bilanci (v. Adista Notizie nn. 6 e 7/17).
«Sono state fatte negli ultimi anni indagini su qual era la disponibilità degli italiani a donare l’otto per mille all’istituzione ecclesiastica – prosegue il portavoce della Cei –. Ebbene, gli ultimi rilevamenti effettuati durante gli stessi mesi che nello scorso anno hanno visto le cronache puntellate di notizie e casi riguardanti scandali finanziari in cui erano coinvolti membri del clero, hanno segnalato una caduta della propensione a firmare per noi. Il punto più basso da dieci anni a questa parte».
In effetti i dati degli ultimi anni lo dimostrano. Continua a diminuire, infatti, la percentuale dei contribuenti che firma la casella dell’8 per mille per destinarlo alla Chiesa cattolica: nel 2007 (dichiarazioni dei redditi del 2004) era dell’89,81% – confermata l’anno successivo con una percentuale sostanzialmente identica: 89,82% –, nel 2016 (dichiarazioni dei redditi del 2013) è scesa all’80,91%. Una flessione leggera ma costante, che in 10 anni ha registrato un calo di quasi il 9%, segno di una minima ma progressiva disaffezione dei cittadini nei confronti della Chiesa cattolica. A cui tuttavia non ha corrisposto una diminuzione degli incassi, a causa dell’aumento del gettito Irpef, tanto che la quota dell’otto per mille destinata alla Chiesa cattolica non solo non diminuisce, ma anzi aumenta. Da 12 anni a questa parte, la cifra complessiva incassata si aggira sempre attorno al miliardo di euro l’anno: si va dai 910 milioni del 2002 (l’anno precedente, nonostante si fosse trattato del maggior introito dalla nascita del sistema dell’otto per mille, la cifra fu nettamente più bassa: 763 milioni) ai 1.148 del 2012; e dal 2010 (1.067 milioni), l’incasso è stabilmente superiore al miliardo annuo, tranne che nel 2015, quando scese a 995 milioni, subito recuperata nel 2016: 1.018.842.766,06 euro. Il Quotidiano nazionale ipotizza per quest’anno un calo di 150 milioni di euro, ma non rivela la fonte di questa previsione.
E la disaffezione risulta ancora più evidente se si analizza l’andamento delle offerte deducibili (totalmente volontarie, ma che possono essere dedotte dalle tasse fino a 1.032,91 euro ogni anno) per il sostentamento del clero, in calo continuo dal 1994 (23.736.000 euro) ad oggi (9.687.000 euro nel 2015, ultimo dato comunicato dalla Cei): in 20 anni le donazioni si sono ridotte del 60%.
«Le esigenze di trasparenza e di legalità – prosegue don Maffeis – sono un banco di prova. Il problema non è strettamente economico, è di Chiesa. Non è di firma in sé, è di appartenenza della gente, di fiducia. E noi ce la giochiamo doppiamente. Da noi ci si aspetta che siamo onesti e trasparenti due volte: come persone e come pastori».
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