
Allontanato dal catechismo perché disabile? Il caso in una parrocchia di Bari
Tratto da: Adista Notizie n° 37 del 28/10/2017
ROMA-ADISTA. Un bambino disabile viene allontanato dal catechismo e dalla messa domenicale perché è affetto da un lieve difetto cognitivo e da un deficit comportamentale, fa confusione, e quindi disturba gli altri bambini. Succede a Bari, nella parrocchia di Santa Croce. Ma il parroco, don Vito Marziliano, si difende: si è trattato di un equivoco.
La cronaca, che traiamo volutamente da Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale, racconta la vicenda in cui si confrontano, o scontrano, due versioni contrastanti. «Il racconto della donna è circostanziato», si legge su Avvenire (14/10). «Per due volte, la seconda in compagnia di un’amica, avrebbe chiesto al parroco di iscrivere il figlio di 10 anni, disabile, al catechismo e di poter seguire la Messa. Ricevendo altrettanti rifiuti perché “la presenza del piccolo non avrebbe permesso agli altri bambini di seguire la celebrazione in quanto il parroco non ha esperienza con questi soggetti”. La donna non molla: “Ho sempre assicurato che il bambino avrebbe avuto sempre l’assistenza di un’educatrice”. Poi il sacerdote le avrebbe chiesto se l’educatrice sarebbe riuscita a far capire al figlio il messaggio cristiano e se tra le necessità del bambino ci fossero quelle di alzare la voce o di alzarsi spesso. “Perché in questo caso sarebbe stato difficile farlo partecipare anche alla Messa”. Il racconto della donna continua: “Don Vito mi ha detto che dopo tanti anni è finalmente riuscito a costruire un numeroso gruppo di bambini: la presenza di mio figlio durante la funzione domenicale li avrebbe disturbati”. La notizia fa il giro della comunità. La mamma incalza: “A chi ha chiesto spiegazioni su questo atteggiamento, è stato risposto che la parrocchia non è una scuola di calcetto. Io voglio solo che su certi temi sia fatta informazione”».
La replica della parrocchia arriva per iscritto: «È noto il rinnovato impegno che la nostra comunità parrocchiale profonde nell'attenzione e nella cura per la preparazione dei bambini ai sacramenti, con la partecipazione e la collaborazione delle famiglie», scrive il parroco. «Nel caso concreto si è data piena adesione alla richiesta di preparazione del piccolo, pur essendo appartenente ad altra parrocchia, e nessuno ha voluto respingerlo o negargli i Sacramenti: appreso della particolare disabilità di cui questi è portatore, ci si è limitati (doverosamente, anche e soprattutto nell'interesse del minore) a richiedere una particolare collaborazione alla famiglia, chiedendo anche di fornire delle linee guida comportamentali da tenere in caso di manifestazioni acute (linee che soltanto la famiglia può fornire): lo spirito di tale richiesta è stato probabilmente equivocato».
Equivoco o meno, certo è che qualcosa è accaduto e che la mamma del bambino disabile in un modo o nell’altro non si è sentita pienamente accolta dal parroco.
Sulla vicenda ha scritto una appassionata e immaginifica lettera aperta Saverio Tommasi, videomaker, giornalista e scrittore fiorentino. «Se Dio c'è, caro don Vito, io non penso che ti fulminerà. Anzi, quando morirai ti porterà in Paradiso perché Lui è Dio e perdona tutti», scrive Tommasi. «Se Dio c'è, caro don Vito, ti farà sedere su una nuvola un po' distante dagli altri, che siano lontani sì, ma abbastanza vicini perché tu possa pensare "perché io me ne devo stare qui da solo su una nuvola". Se Dio c'è, caro don Vito, la nuvola su cui ti avrà fatto sedere sarà gonfia di pioggia, così che tu stando seduto ti bagni il culo e ti venga un raffreddore forte forte forte che tanto sei già morto, cosa vuoi che possa succederti peggio di così. Se Dio c'è, caro don Vito, con l'umido che prenderai ti farai degli starnuti così grandi che ogni volta che farai "etciù", circa tre volte al minuto, ti usciranno duecentocinquanta grammi di moccio dal naso e tu non avrai nessun fazzoletto in tasca, e allora lo chiederai a Dio, che ne avrà una dozzina perché lui è Dio e ha tutto, che ti guarderà e ti dirà: "Bisogna vedere, caro don Vito, ci ho messo tanto a creare un gruppo affiatato qui in Paradiso, tutti senza raffreddore, non vorrei che dandoti questo fazzoletto tu portassi il raffreddore agli altri, poi la situazione diventerebbe ingestibile, non è per cattiveria" che è più o meno quello che tu hai risposto alla mamma di Giacomino quando lei voleva iscriverlo a catechismo»
Un giorno, prosegue la lettera in forma di storia, in Paradiso arriverà anche Giacomino (il nome di fantasia scelto da Tommasi per il bambino disabile, ndr) e si avvicinerà a don Vito: «“Ehi, don, fa umido da queste parti. A star qui il raffreddore non ti passerà mai, vieni di là con noi". E tu don Vito ti vergognerai così tanto che vorrai scavarti una buca su una nuvola per seppellirti da risorto», «seguirai Giacomino», «passerai davanti a Dio, che ti darà uno scappellotto fra capo e collo assestato al millimetro, perché Dio quando fa le cose le fa precise», «tu lo guarderai e gli dirai: "Ma come, proprio Lei, signor Dio". E Lui, sorridendo: "Non sai da quant'era che aspettavo questo momento". Poi Giacomino ti porterà insieme agli altri, te li presenterà, ometterà la storia indegna che gli hai fatto vivere sulla Terra, e diventerete amici».
* Foto di Roberto Trombetta, tratta dal sito Flickr, immagine originale e licenza
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