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Dossetti ritrovato: la profezia sul Medio Oriente

Dossetti ritrovato: la profezia sul Medio Oriente

Tratto da: Adista Notizie n° 2 del 20/01/2018

39208 BOLOGNA-ADISTA. È davvero di grande interesse il numero che la rivista Egeria, la rivista dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Beato Gregorio X” di Arezzo, ha dedicato agli anni in Terra Santa di Giuseppe Dossetti. Sono gli atti di una Giornata di Studio promossa dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose e dalla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Il fascicolo, introdotto da Marco Giovannoni, si compone di cinque interventi: uno di carattere teologico e storico sul pensiero di Dossetti a proposito del «mistero di Israele» (Fabrizio Mandreoli); uno sull’«islam enigma post-cristiano» (Ignazio De Francesco); un intervento storico di taglio geopolitico (Enrico Galavotti), uno incentrato sulla prospettiva biblica (Giuseppe Ferretti e Nicola Apano); e un approfondimento sulla «scoperta delle Chiese orientali» (Tommaso Bernacchia). Gli articoli di Marco Roncalli su Avvenire e di Paolo Rodari su Repubblica hanno offerto un ampia disamina del volume. Vale la pena ripercorrerlo per sommi capi.

Come si è detto, gli studi si concentrano sugli anni che Dossetti trascorse in Medio Oriente a partire dal 1972, quando insieme ai fratelli della Piccola Famiglia dell’Annunziata si trasferì Gerico, città palestinese sotto l’occupazione israeliana. Poi negli anni successivi a Maìn (Giordania) e Ain Arik (Palestina). Come ha osservato Mandreoli in un articolo sul sito ArticoloUno - Movimento Democratico e Progressita: «Proprio in Medio Oriente la capacità di lettura politica, combinata con un intenso lavorio interiore e con un ascolto attento di quelle terre e di quei popoli, ne hanno fatto un osservatore non distratto dei movimenti profondi di quel settore della nostra terra». Tra i tanti temi sviscerati negli scritti presi in esame figurano infatti la presenza cristiana in Terra Santa, gli effetti del conflitto arabo-israelia-  no, catalizzatore «di ogni contrasto fra cristiani e musulmani» e il processo di radicalizzazione dell’islam. È pubblica la lettera (non firmata) inviata alla rivista Il Regno nel 1990, in cui Dossetti denunciava come iniqua la guerra del Golfo, «guerra di bugie» combattuta per il petrolio «rapinato a man bassa dagli occidentali, attraverso la complicità di alcuni principotti, che pur di avere assicurata a loro stessi […] una ricchezza da nababbi, lasciano rapinare la loro terra e il loro popolo». Il monaco affrontava poi le conseguenze del conflitto sul Medio Oriente e parlava di tumultuose «reazioni che nessuno sarà più in grado di dominare»: «l’islamismo radicale aveva bisogno di questo e ne trarrà vantaggio. Anche se Saddam Hussein fosse eliminato, l’Occidente si troverà di fronte un islamismo radicale più difficile da combattere e ideologicamente più inestirpabile, sia nei paesi musulmani che nell’Europa stessa». È stato fatto osservare come si tratti di un passaggio per certi aspetti profetico e, del resto, come scrive Roncalli, «il tema, dilatato agli effetti dei flussi migratori musulmani verso Occidente, insieme alla questione del risveglio politico dei popoli arabi e alla ripresa del loro messaggio religioso, costituirà riflessione costante nell’ultimo periodo della vita di don Giuseppe. Spesso in un intreccio fra teologia e geopolitica, come nell’inedito discorso ai seminaristi di Venegono del 1993».

Si aggiunga che in questo contesto di tensioni politiche e di confronto religioso, Dossetti leggeva anche il ruolo del cristianesimo e il suo futuro. Da una parte, il rischio delle persecuzioni nei Paesi arabi e dall’altra la critica a una Chiesa cattolica sempre più “occidentalizzata”, un tema già affrontato in un discorso inedito tenuto a Gerusalemme nel 1979, dove era stato invitato da mons. Luigi Bettazzi. In quest’intervento, curato e annotato da Paolo Barabino, Dossetti spiegava che «la nostra Chiesa d’Occidente, quindi prima di tutto la Chiesa romana nel suo insieme e tutte le Chiese che hanno con essa un rapporto più formalizzato, e poi anche tutte le altre Chiese – perché questo è vero anche per le Chiese luterane e della Riforma e in una certa misura, malgrado tutto, anche per la stessa Chiesa d’Oriente – sono in realtà ormai una Chiesa d’Occidente che si sposta sempre di più a Occidente».

Si comprendono in quest’ottica anche i successivi interventi polemici verso la politica estera statunitense e le reazioni del monaco della Piccola Famiglia dell’Annunziata alle stragi di Sabra e Chatila del 1982, documentate da Enrico Galavotti. Un «delitto senza ragione, nemmeno apparente di sicurezza militare – commentava Dossetti – un delitto a carico di vittime innocenti coperte poi dalla faccia della terra con i bulldozer». A suo giudizio, «la responsabilità del governo israeliano e del suo esercito » era «palese a tutto il mondo», con l’aggravante «dell’aver addossato l’esecuzione materiale del massacro a milizie ricordate per l’occasione come “cristiane”...». Le opinioni di Dossetti sull’oppressione israeliana sarebbero tornate alle luce in altri testi degli anni Ottanta e Novanta. Nel suo complesso, il numero di Egeria restituisce un Dossetti decisamente meno noto e per molti aspetti ancora più attuale.

Parte della copertina del numero speciale monografico "Dossetti e il Medio Oriente" (contributi di: Nicola Apano, Tommaso Bernacchia, Ignazio De Francesco, Giuseppe Ferretti, Enrico Galavotti, Marco Giovannoni, Fabrizio Mandreoli), Egeria, rivista dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose “Beato Gregorio X” di Arezzo, immagine tratta dal sito delle edizioni Nerbini 

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