
Il Brasile non è un Paese per Lgbt: l’omofobia uccide
È stato ritrovato a Rio de Janeiro il corpo della studentessa Matheusa Passareli, attivista ventunenne del movimento Lgbti brasiliano, che si autoidentificava “come maschio e come femmina”, di cui non si avevano notizie dalla sera del 29 aprile. La polizia sospetta quali responsabili i narcotrafficanti della zona, il barrio Encantado, e che la causa del crimine sia l’omofobia. «Come sappiamo, le persone con identità Lgbti sono una popolazione esposta alla violenza. La scomparsa di Matheusa ci provoca grande preoccupazione», ha dichiarato il Rettorato di Politiche Studentesche dell’Università Federale di Rio, dove studia il fratello della vittima, Gabriel Passarelli.
Gli assassinii contro Lgbti in Brasile sono cresciuti del 30% nel 2017 rispetto all’anno precedente, secondo dati forniti dalla ong Grupo Gay di Bahia. Il numero di omicidi contro lesbiche, gay, transgender e bisessuali sono stati 343 nel 2016 e 445 nel 2017. Erano stati 130 nel 2000, e dunque «crescono in maniera allarmante», facendo del Brasile, sottolinea la ong, il Paese dove questo tipo di crimine è più diffuso.
*Foto di Elza Fiuza/ABr tratta da Wikipedia Commons immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!