
Per i 49 migranti porti ancora chiusi: la «condanna senza attenuanti» del Centro Astalli
Dopo due settimane, Malta ha aperto le sue acque territoriali per consentire ad una nave di trovare riparo dalla tempesta. Ma nessuno dei 32 migranti a bordo (tra cui minori non accompagnati e bambini piccoli) potrà ancora scendere a terra. Di fronte alle 49 persone tratte in salvo dalle due navi della ong Sea Watch, nonostante il freddo e le condizioni meteo in drastico peggioramento, la fortezza Europa resta blindata. Nel frattempo si moltiplicano gli appelli ad aprire i porti e, insieme a questi, anche le voci di condanna dell'inumana ostinazione europea a lasciare quei profughi in mare.
Tra gli altri, anche il Centro Astalli (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) ha definito ieri «inaccettabile e ingiustificabile» la situazione. «Il Centro Astalli esprime seria preoccupazione per le persone a bordo, esposte ai rigori dell’inverno e alle condizioni del mare in via di peggioramento. Non dimentichiamo che si tratta di persone provate da lunghi viaggi di cui il Mediterraneo rappresenta verosimilmente solo l’ultimo tratto in balia di trafficanti e privazioni. Sono partiti dalla Libia dove è notorio che sicurezza e dignità dei migranti siano sistematicamente violati. E si trovano ora in una situazione in cui cibo e cure mediche potrebbero non essere più sufficienti e adeguati a garantire la loro incolumità e sopravvivenza».
I governi europei «si ostinano a non voler portare in salvo poche persone in condizioni di pericolo e grave vulnerabilità», attacca il presidente del Centro Astalli, p. Camillo Ripamonti. «Un braccio di ferro disumano sulla pelle di innocenti in cerca di salvezza non può essere la via per disciplinare e gestire i flussi migratori dall’Africa verso l’Europa. Tanta indifferenza per le sorti dei migranti è da condannare senza attenuanti. Per il diritto del mare la chiusura del porti è consentita solo per gravi motivi di ordine pubblico e sicurezza, mentre il soccorso a chi si trova in mare in condizioni di difficoltà, deve essere sempre e tempestivamente garantito. Chiediamo a chi ricopre incarichi istituzionali di attivare ogni canale politico e diplomatico possibile per trovare in tempi rapidissimi una soluzione. Chiediamo inoltre un atto di umanità che garantisca la dignità e la protezione delle persone e che rimetta al centro delle agende dei governi democratici europei il bene comune, il rispetto dei diritti e la sicurezza di tutti».
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