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Cadono le stelle

Cadono le stelle

Tratto da: Adista Notizie n° 7 del 23/02/2019

Improvvisamente l’Abruzzo è diventato l’ombelico d’Italia. A detta di molti, i risultati delle ultime elezioni regionali sono diventati il paradigma di quello che potrebbe succedere in Italia. E visto che non ci è dato prevedere il futuro, nei prossimi mesi converrà tenere d’occhio l’inarrestabilità della Lega e dell’estrema Destra, la crisi del Movimento 5 Stelle, il travaglio di Forza Italia e di Berlusconi, la confusione nel Centrosinistra.

Secondo tutti i sondaggi, la Lega aumenterà il proprio consenso elettorale come è avvenuto in Abruzzo. Per Salvini, concretamente feroce e apparentemente concreto, professionista delle provocazioni e dell’illusionismo, risulta semplice proporsi come colui che parla chiaro all’interno della maggioranza di governo: fa credere a tutti di essere un decisionista. Approfittando della crisi del 5 Stelle, Salvini ha buon gioco a spacciare la “purezza” della propria azione di governo, in campi dove in realtà la concretezza non è richiesta perché basta la durezza delle parole.

I leghisti sanno apparire concreti nel realizzare promesse a costo zero, i pentastellati invece balbettano, avendo scelto la parte più scomoda del contratto di governo. I 5 Stelle nascono dal popolo, non solo lo rappresentano ma ci tengono a dimostrare di farne parte. Nascono per scardinare le regole della politica dalla quale non si sentono più rappresentati. Ma ora che dalla base hanno conquistato il vertice, il governo, fanno fatica a realizzare le troppe promesse fatte in campagna elettorale e vengono sempre più percepiti come poco competenti. I vertici appaiono nel caos, la base è sempre più smarrita.

I grillini vivono una evidente contraddizione: da sacerdoti dell’antipolitica, sono dovuti diventare politici a tutti gli effetti, da spacciatori di “purezza”, sono ora costretti a sporcarsi con la politica dei compromessi e delle mediazioni. Hanno chiesto di rappresentare il popolo perché unici portatori delle istanze dei cittadini, per questo hanno avuto una grande affermazione alle elezioni politiche; una volta giunti nella “stanza dei bottoni”, devono rispondere a chi li ha votati e, almeno, tentare di risolvere i problemi; per rispondere e risolvere i problemi, anche chi era per l’antipolitica deve diventare politico, deve cioè mediare e fare compromessi. Non si può pretendere, mentre si governa il Paese, di mantenere il ruolo avuto nel conquistarsi la responsabilità politica: è questa la contraddizione, il corto circuito dei 5 Stelle. E poi non bastano i social per apparire radicati nei territori, occorre esserci con competenza e attenzione ai problemi dei cittadini. La Lega al contrario si occupa soprattutto dei territori, molti dei quali amministra fattivamente mostrando di avere persone competenti che si danno da fare. In modi e su fronti diversi 5 Stelle e Lega hanno innescato una grande attesa tra i cittadini, una grande aspettativa, e hanno alimentato tante speranze. Ma ora che cominciano ad abbassare l’asticella della realizzazione delle promesse elettorali, è importante ricordare loro che deludere gli elettori sarebbe imperdonabile e pericoloso.

Come Forza Italia e il suo “proprietario” Berlusconi, anche il Partito Democratico è in crisi, e il discreto risultato ottenuto in Abruzzo è legato a scelte locali, difficilmente riproducibili in campo nazionale. Il PD deve sbrigarsi a ripartire, il che significa saper navigare tra le "piazze virtuali" senza abbandonare quelle reali; significa uscire dalla depressione di essere pochi e tentare di coinvolgere altri accorgendosi dei loro bisogni, discutendo con loro e proponendo e pretendendo insieme soluzioni. Significa – parafrasando il papa – costruire un movimento, un partito "in uscita" e non ripiegato su se stesso, che si piange addosso, e dà segni di vita solo quando si tratta di spartirsi poltrone e strapuntini. Occorre riaprire immediatamente sezioni, circoli, luoghi di aggregazione nei territori, soprattutto nelle periferie. Sembra l'ovvietà, ma bisogna far nascere nuove classi dirigenti dai territori, che siano preoccupate di rispondere ai bisogni delle persone più che alla carriera.   

Vitaliano Della Sala parroco a Mercogliano (AV) e vicedirettore della Caritas diocesana di Avellino  

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