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"Un Patto nazionale e risorgeremo" La proposta del patriarca Sako per la rinascita dell'Iraq

BAGHDAD-ADISTA. Alla rinascita dell'Iraq vuole contribuire concretamente la Chiesa cattolica caldea. A tal fine, il patriarca e presidente della Conferenza episcopale irachena Louis Raphael Sako ha proposto, in un messaggio al presidente della Repubblica Barham Salih, al primo ministro e al presidente del Parlamento, un “Patto nazionale” quale terreno comune di lavoro fra le popolazioni sciite, sunnite, cristiane e musulmane del Paese, fondato sul principio di cittadinanza, sul diritto, sulla sicurezza, sull'economia. Il testo della lettera, una pagina scarsa, è stato diffuso da Asia News il 4 marzo.

«Poiché sono assai entusiasta della rinascita dell’Iraq in quanto “culla della civiltà”», afferma il patriarca, «faccio appello alle tre presidenze perché possano essere fautori di un incontro sullo stile di una “tavola rotonda”, in cui le alleanze politiche e parlamentari si possano riunire per un dialogo civile e responsabile. Un faccia a faccia che dovrà portare alla riconciliazione [nazionale], al perdono e alla comprensione, segnando una distanza netta dalle tensioni regionali e internazionali, dalle differenze e dalla frantumazione».

Si raccomanda, il patriarca, che non ci siano ingerenze esterne in questo processo. «Certo – scrive – la soluzione dovrebbe essere interna; ciò significa che gli irakeni dovrebbero risolvere da soli i loro problemi. Ed è possibile farlo, basandosi sulla buona volontà e facendo affidamento a un “Patto nazionale” fondato sulla sovranità, sulla sicurezza, sull'economia, sull’interesse della nazione e sulla sua unità».

Un documento di questa natura, è la convinzione di Sako, «servirà da “impegno” per tutte le parti in causa, permettendo loro di costruire, in modo sano, uno Stato che si fonda sulla cittadinanza, sul diritto e sulle istituzioni», una nazione, precisa, «che metta da parte il concetto delle quote (che alimentano il settarismo) e le dispute sul potere il denaro». E a una condizione «altrettanto importante»: l'eliminazione dell’«estremismo» perché «indebolisce lo Stato», «ferma il progresso», «viola la dignità dei cittadini», «ritarda la disponibilità dei servizi».

Sako ha fiducia che gli «irakeni di tutte le etnie e religioni» potranno «“derivare” da questo documento rispetto reciproco, coesistenza pacifica e solidarietà. In ultima analisi, essi rimarranno fermi e risoluti, pronti ad affrontare tutte le difficoltà che si potranno frapporre e che potrebbero essere causa di allontanamento fra loro».

È chiaro, secondo il patriaca caldeo, che «l’unità nazionale non vuol affatto dire cancellazione delle differenze, dei diversi punti di vista che sono naturali», essa «aiuterà le persone ad accettarsi e a vivere in armonia ciascuno con gli altri. In questo modo, saremo in grado di tenere il passo con il resto del mondo civilizzato».

*Foto tratta da Wikimedia Commons immagine originale e licenza

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