
PRIMO PIANO: Quando disobbedire è una virtù
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 19 del 25/05/2019
Il carattere poco inclusivo della nostra società è rappresentato dal simbolo dello “Scartato”, come spesso ci ricorda anche papa Francesco; e nel caso degli “zingari”, il simbolo coincide con la realtà. Se c’è un gruppo etnico trattato peggio di ogni altro, perfino peggio degli ebrei, ogni volta che occorre trovare un capro espiatorio o inventarsi un nemico su cui scaricare gli insuccessi politici e sociali, è quello dei rom, dei sinti o, come piace chiamarli a destra, quello dei nomadi o degli zingari; e poco importa se molti sono cittadini italiani.
L’esclusione ha tracciato lungo la storia una scia rossa di sangue e di dolore e oggi, intorno all’esclusione si gioca moltissimo della sopravvivenza dignitosa di tantissimi esseri umani. In nome del primato dell’economia abbiamo costruito un tipo di società che per sopravvivere ha bisogno di escludere, di respingere ai margini.
L’ultimo accanimento contro una famiglia rom, diretto dal gruppo neo-fascista CasaPound, con l’avallo e il silenzio complice del ministro della paura e del terrore Matteo Salvini, si è vergognosamente consumato a Casal Bruciato, quartiere periferico della capitale d’Italia e della cristianità. È dovuta intervenire la polizia per allontanare la ressa di attivisti di destra che si opponevano al passaggio della mamma bosniaca di circa 40 anni, con in braccio una bambina terrorizzata. La donna all'ingresso nel palazzo è stata sommersa di insulti irripetibili. Dopo una lunga notte trascorsa dentro l'appartamento spoglio e senza l'allaccio della corrente, Senada e Imed, la coppia rom di origini bosniache legittima assegnataria dell'appartamento in via Satta, sono stati fatti oggetto di ulteriori minacce dai fascisti in presidio permanente nel cortile della casa popolare.
Intanto la famiglia rom ha incontrato papa Francesco che, rivolgendosi agli oltre 500 rom e sinti invitati nella Sala Regia del palazzo Apostolico, dove solitamente vengono ricevuti gli ospiti importanti e il corpo diplomatico, ha detto: «Prego per voi, vi sono vicino, e quando leggo sul giornale una cosa brutta, vi dico la verità, soffro».
L’accoglienza dello straniero, del profugo, del migrante, del rom, del diverso-da-noi, rappresenta un test per la nostra società. In Occidente, invece, la logica dell’inclusività, che è l’avvenire della nostra società, sta lasciando spazio a filo spinato e muri, reali o invisibili. Con il pretesto di proteggerci da una invasione inventata, stiamo costruendo una società che invece di battersi contro le cause della povertà, si batte contro i poveri; una società non solo in crisi di senso, ma in crisi di progettualità.
Episodi come quello di Casal Bruciato, purtroppo, sono il frutto di anni di propaganda portata avanti da alcuni movimenti politici che hanno trovato terreno fertile proprio nelle periferie, dove senza formazione e informazione il sentimento di malcontento e di paura nei confronti dei “diversi”, invece di regredire, è aumentato. Se a questo aggiungiamo le speculazioni politiche e elettorali, il risultato sono le proteste degli abitanti delle periferie non contro i potenti di turno, ma contro i più poveri di loro. Ma se gli abitanti di questi quartieri trascurati possono essere in qualche modo giustificati, l'atteggiamento dei politici che soffiano sul fuoco della paura è assolutamente da condannare. Politici come Salvini, Meloni e Orban, con il Vangelo e la corona del Rosario impugnati come un’arma, nei loro comizi pontificano sulle radici cristiane dell'Europa. Ma fanno finta di dimenticare che il Vangelo insegna esattamente il contrario di quello che loro predicano: come la parabola evangelica del granello di senape che diventa un albero frondoso, «e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra», metafora di una società inclusiva, che non emargina, non usa la pesante scure del pregiudizio contro nessuno, una società degli esclusi e non dell’esclusione, capace di accogliere, di portare tutti in seno.
C’è da chiedersi con onestà se, dopo la sanguinosa e disumana esperienza del nazifascismo del secolo scorso, la nostra società europea si sia realmente liberata dalla necessità di emarginare, di escludere, di scartare i propri membri. Basta guardare la Storia che procede anche senza di noi: trincerarsi dietro la difesa della propria razza, gonfiare il pregiudizio razzista, illudersi che sia un bene che i cosiddetti extracomunitari restino nei Paesi di origine e i rom tornino non si sa dove, non è solo, come molto spesso accade, pura mancanza di umanità, ma nasconde la volontà di chiudersi al futuro, di rifiutarsi alla nascita del nuovo che è possibile soltanto se ognuno non rimane rinchiuso in sé stesso, se dall’accoglienza nasce la mescolanza, il meticciato, l’integrazione. Sarebbe molto più saggio e lungimirante vivere questo momento come una grande opportunità storica, prendendo parte attiva alla nascita di un nuovo mondo, meticcio, multietnico e colorato, tollerante e ricco nella diversità.
Bisogna imparare a disobbedire a chi vuole farci diventare disumani e ricominciare a protestare con forza, come semplicemente fa chi mette uno striscione al balcone di casa o come ha fatto il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di papa Francesco: si è calato in un tombino di un palazzo occupato a Roma, per togliere i sigilli e riattivare l’energia elettrica tolta a 500 persone, tra cui tanti bambini.
Dovremmo riscoprire e ritornare alle radici veramente cristiane e laiche dell’Europa e su queste impiantare leggi capaci di accogliere senza umiliare. È giunta l’ora di rivendicare il nostro diritto ad essere antirazzisti, uscendo allo scoperto con la stella di Davide cucita sulla giacca pur senza essere ebrei, e con il triangolo marrone senza essere rom, dichiarandoci idealmente ebrei e palestinesi, rom e sinti, nomadi e zingari. Non dobbiamo temere di affrontare con intelligenza e buon senso i problemi legati alle periferie, di fronte ai quali persone stupide, ignoranti e senza scrupoli – malgrado siano diventati ministri della nostra Repubblica antifascista nata dalla Resistenza – vorrebbero farci arrendere.
Vitaliano Della Sala è parroco a Mercogliano (AV) e vicedirettore della Caritas diocesana di Avellino
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