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Eritrea: ancora repressione contro le strutture cristiane

Eritrea: ancora repressione contro le strutture cristiane

Sul numero del 26 luglio scorso Adista – rilanciando l’allarme estivo di alcune attente testate come il manifesto e Avvenire e di realtà cattoliche come Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs è una fondazione di diritto pontificio che sostiene le minoranze cattoliche minacciate in tutto il mondo) – raccontava la ritorsione del regime di Isaias Afewerki contro i cristiani in Eritrea. Ricorrendo ad un provvedimento sulla laicità dello Stato del 1995, in realtà mai applicato prima, il regime ha intensificato le confische di strutture sociali e sanitarie e di scuole gestite da religiosi, che garantiscono nel Paese assistenza e istruzione gratuita e capillare, anche per quella cospicua parte di popolazione che vive nell’indigenza o in territori isolati, non raggiunti dalle istituzioni pubbliche.

Il 3 settembre scorso le autorità hanno preso il controllo di 7 scuole secondarie gestite non solo da cattolici. Il decreto del 1995 «è sempre stato contestato dalla Chiesa cattolica», spiega il periodico comboniani Nigrizia in un articolo di Gianni Ballarini. Per i vescovi locali, si legge ancora, «l’azione pastorale non può prescindere dall’azione sociale in favore degli ultimi» e i religiosi non intendono rinchiudersi nei conventi.

Secondo il giornale l’attacco alle strutture religiose – che pagheranno i cittadini più poveri e bisognosi – si inserisce in una politica repressiva «volta ad attutire tutte le pur minime conquiste della gente ottenute dopo la “riappacificazione” con l’Etiopia». Una volta spenti i riflettori del mondo intero sul processo di pace – sostenuto con grande forza dalla Chiesa cattolica e e dalle altre comunità di fede – l’illusione è svanita, le frontiere sono state richiuse e la repressione in Eritrea si è fatta più intensa, anche contro il mondo religioso.

In una lettera pastorale in occasione della Pasqua dell’anno scorso i vescovi scrivevano: «Ormai da più di un secolo il popolo eritreo vive lontano dalla normalità di una vita che si possa definire minimamente stabile e serena e da sostenibili livelli di sviluppo nazionale. Ancora tanti fratelli e sorelle lasciano questo mondo vittime dell’esilio e di mille altre traversie. Poiché nessun serio rimedio è stato messo in atto, la massiccia fuga umana verso l’estero prosegue tuttora senza soluzioni di continuità. In quanto capi religiosi, rimaniamo sempre nella più assoluta disponibilità ad offrire il nostro contributo… per un globale piano di Pace e riconciliazione nazionale».

Secondo Nigrizia si tratta di «parole nette che non sono state affatto digerite da Afewerki e dai suoi sodali di regime. Una vendetta, la loro, che ha messo in allarme i vertici della Curia romana che, temendo una recrudescenza dell’azione politica del governo nei confronti delle persone e delle strutture cattoliche in Eritrea, hanno sollecitato, anche gli organi di informazione, a praticare la prudenza nella denuncia».

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