
Montenegro: bagarre in Parlamento contro la legge che colpisce i beni dell'ortodossia serba
PODGORICA-ADISTA. Lanci di petardi e di bottiglie di plastica, danneggiamenti di scranni e di microfoni, il tutto accompagnato da grida, insulti e persino minacce di ricorrere alle armi. Autori della pesante bagarre avvenuta la mattina del 27 dicembre nell’aula del Parlamento del Montenegro sono stati 18 deputati dell’opposizione proserba, nel tentativo di impedire la votazione del progetto di legge sulle proprietà della Chiesa ortodossa. La violenza è scoppiata dopo che sono stati respinti tutti e 200 i loro emendamenti
La nuova legge sulla libertà religiosa, approvata da una maggioranza di 45 deputati su un totale di 81, esige che le comunità religiose presentino i documenti comprovanti la loro proprietà prima del 1918. In assenza di questi, i beni saranno registrati come "bene pubblico" e "patrimonio culturale di tutti i cittadini". La data del 1918 segna l'annessione del Montenegro da parte della Serbia e la sua incorporazione nel Regno di serbi, croati e sloveni, che nel 1929 fu ribattezzato Jugoslavia.
I beni che la Chiesa ortodossa rivendica come suoi sono davvero tanti: 66 monasteri, per lo più medievali, dozzine di chiese e grandi proprietà immobiliari. Nel piccolo paese dei Balcani, il 72% dei suoi 620.000 abitanti sono ortodossi e la maggior parte sono fedeli alla Chiesa ortodossa serba, mentre la Chiesa ortodossa montenegrina è una minoranza.
Le proteste al Parlamento sono state accompagnate da quelle di piazza: centinaia di manifestanti hanno cercato di raggiungere la sede istituzionale dove si stava svolgendo il dibattito, ma è stato loro impedito da un ampio dispiegamento di polizia e dalla chiusura di diverse strade. Proteste in atto già del 23 dicembre, quando centinaia di sacerdoti, monaci e monache hanno manifestato la loro contrarietà alla nuova legge per le strade della capitale, Podgorica, e della città di Niksic. Il capo dell'arcivescovado della Chiesa ortodossa serba, Amfilohije, aveva chiesto al governo di rimandare il dibattito fino a dopo il Natale ortodosso, il 7 gennaio, insistendo sul fatto che non erano state fatte consultazioni sul disegno di legge. Amfilohije aveva esposto la sua richiesta in un incontro con il primo ministro Dusko Markovic, ottenendo però, secondo l’ecclesiastico, solo un chiaro rifiuto.
*Ponte di pietra a Podgorica. Foto tratta da Pixabay, immagine originale e licenza
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