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La Turchia minaccia, l’Ue si barrica. Braccio di ferro sulla pelle dei migranti

La Turchia minaccia, l’Ue si barrica. Braccio di ferro sulla pelle dei migranti

Restano sotto pressione i confini greco-turco e bulgaro-turco, dopo la decisione di Ankara di aprire i propri confini e non fermare i profughi siriani diretti verso l’Europa. 120mila, secondo le autorità turche, un decimo secondo l’Onu e quelle greche, impegnate in contenimento e respingimenti. Ma la ritorsione di Erdogan contro l’Unione Europea, per il mancato sostegno economico e militare in Siria in chiave anti-Assad e anti-Putin, potrebbe però coinvolgere anche gli oltre 3 milioni e mezzo di siriani già presenti sul suolo turco, molti dei quali – raccontano fonti locali – vengono accompagnati da "bus senza insegne" verso i confini con la Grecia, proprio per esercitare (fisicamente e politicamente) pressione sull’Unione, terrorizzata dal rischio di una nuova rotta balcanica, come quella “chiusa” nel 2016 dai “muri” europei e soprattutto in seguito al controverso accordo da 6 miliardi di euro stipulato dall’Unione Europea e dalla Turchia.

«La vita di migliaia di siriani in fuga da guerra e persecuzioni, continua ad essere usata come merce di scambio di un assurdo gioco delle parti, in cui Unione Europea e Grecia per primi, senza nessuna giustificazione, non vogliono assumersi le proprie responsabilità». Così denuncia Oxfam in un comunicato odierno sulla situazione al confine greco-turco. La crisi siriana ha prodotto centinaia di migliaia di morti e oltre 5 milioni di sfollati, afferma Paolo Pezzati (policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia): «Non esiste alcune giustificazione per la decisione di lasciare migliaia di uomini, donne e bambini in fuga da un conflitto atroce». «La Ue invece di sostenere la politica di respingimento attuata dalla Grecia, dovrebbe ricordarsi dei propri obblighi di difesa dei diritti umani fondamentali, garantendo la sicurezza e la protezione di chi ha perso tutto».

Parole dure anche contro l’accordo Ue-Turchia del 2016, considerato da Pezzati «vergognoso e inaccettabile», perché ha «trattato centinaia di migliaia di disperati come pedine in un cinico calcolo politico». Ieri come oggi, i diritti dei siriani in fuga finiscono sempre in secondo piano, «in palese violazione del diritto internazionale e comunitario». Oxfam chiede uno scatto di responsabilità alla Grecia per l’accoglienza, all’Unione per una redistribuzione dei migranti siriani, ai partner europei per una proficua collaborazione. «Oxfam lancia un appello urgente affinché tutti gli Stati europei rispettino la lettera e lo spirito della Convenzione sui rifugiati», si legge ancora nel comunicato.

Così conclude e ammonisce Paolo Pezzati: «Fino a quando l’Unione continuerà ad anteporre interessi di parte al rispetto dei diritti e alla dignità degli esseri umani, non potrà svolgere con efficacia un ruolo di leader come attore umanitario nel contesto internazionale. Lo spirito alla base dell’idea di Europa unita – già messo in discussione dalla gestione delle politiche migratorie in questi ultimi 5 anni – sta morendo al confine tra Grecia e Turchia. La mera difesa dei confini sta ancora una volta vincendo su ogni spirito di umanità, mentre bambini innocenti continuano a morire in mare, come successo ieri, nell’ennesima tragedia che continua a non smuovere le coscienze dei leader europei».

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