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PRIMO PIANO. Breve riflessione economica keynesiana

PRIMO PIANO. Breve riflessione economica keynesiana

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 13 del 04/04/2020

In questi giorni di isteria collettiva dovuta all’irrompere nel nostro Paese dell’epidemia da Coronavirus Covid-19 è utile fare alcune riflessioni, anche di tipo economico e sociale.

Innanzi tutto stiamo toccando con mano l’importanza fondamentale, e non serviva certo una pandemia globale per farcelo comprendere così chiaramente, del Servizio Sanitario pubblico, gratuito e per tutti.

Secondo uno studio della fondazione Gimbe, che si occupa tra le altre cose anche di diffondere informazioni in ambito sanitario, il Servizio Sanitario Nazionale Italiano ha subito nell’ultimo decennio pesanti tagli per un ammontare di 37 miliardi di euro a vantaggio naturalmente del settore privato.

Sempre in questi ultimi dieci anni abbiamo assistito in ogni regione di questo Paese, quindi sia in quelle governate dal centro destra che in quelle amministrate dal centro sinistra, a una continua e colpevole riduzione dei posti letto, spesso un vero e proprio dimezzamento, con relativa premiazione di manager e direttori sanitari di ospedali e aziende sanitarie locali che tagliavano costi eliminando servizi alla salute fondamentali per una popolazione che, non dimentichiamolo, è tra le più anziane in Europa e che quindi non poteva assolutamente permettersi tale diminuzione dei posti letto. A tale proposito basti osservare quel che sta accadendo in Lombardia, la regione più colpita da questa epidemia, ove fino a poche settimane fa si esaltava il servizio sanitario “modello Lombardia” e che ora, dopo essersi colpevolmente sbilanciato verso il settore privato, con relativo corollario di malaffare, potere e denaro, è entrato in crisi con l’irrompere del virus Covid-19. Un modello che era quello dell’ex presidente della regione Formigoni, quello che indossava bizzarre giacche con colori sgargianti e che è stato condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi (di cui solo 5 mesi scontati in carcere e ora in detenzione domiciliare, ndr) per associazione a delinquere e corruzione per essersi appropriato di 6,6 milioni di euro in cambio di almeno 200 milioni dirottati dalle casse della sanità regionale verso le cliniche e gli istituti di cura privati come il San Raffaele e la Maugeri. Effetto di questo sistema perverso è stato il continuo depauperamento dei posti letto pubblici fino a oltre la metà e questo è uno dei motivi di estrema debolezza della sanità lombarda di fronte all’eccezionale emergenza virus.

Adesso in piena emergenza sanitaria, dovuta al diffondersi dell’epidemia da Coronavirus Covid19 e al conseguente fortissimo stress che sta subendo l’intero nostro prezioso Servizio Sanitario Pubblico, che, non dimentichiamolo, si basa sull’art. 32 della Costituzione che recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…», mi chiedo come sia possibile che nessuno comprenda e denunci lo stretto legame con la modifica, a mio parere criminale, dell’art. 81 della Costituzione, che introdusse il principio del pareggio di bilancio nel 2012, Governo Monti, con una votazione a favore di oltre i due terzi del Parlamento, quindi senza esigenza alcuna di approvazione tramite referendum popolare.

In momenti come questi si comprende che lo Stato può, anzi deve, avere, in determinate circostanze non solo di grave emergenza sanitaria, il bilancio in perdita, perché non è un’azienda o una famiglia, non è solo un ente di produzione, ma anche e soprattutto un ente di erogazione di servizi, come la tutela della salute di tutti.

Ed è inconcepibile anche solo dover ascoltare ipotesi che finora erano legate esclusivamente alla sanità di guerra, cioè una sanità selettiva, che in condizione di necessità e urgenza dettate dall’emergenza potrebbe giungere alla terribile conclusione di effettuare delle scelte tra i singoli pazienti, arrivando a non curare i più anziani o coloro che hanno meno possibilità di farcela.

Un’altra colpevole incongruenza tutta italiana è il numero chiuso nelle facoltà di Medicina e ora ci si accorge con grave ritardo della mancanza di medici pronti ad affrontare questa pesantissima situazione epidemica, dopo che per anni non si è provveduto a sostituire il personale che andava in pensione sempre nell’ottica perversa di economicità delle strutture sanitarie. Un numero chiuso che ha dirottato tanti nostri studenti che non sono riusciti a superare il test d’ingresso verso università private o addirittura all’estero, Romania e Albania in testa.

Allora alla luce di tutto ciò mi chiedo dov’è la sinistra? Ma intendo quella vera, quella che dovrebbe avere come valori fondanti la solidarietà, l’uguaglianza e la vicinanza agli ultimi, i più deboli, non quella che a parole dice di esserlo, ma poi inesorabilmente segue i dettami economici di stampo neoliberista e vota sempre insieme con la destra. 

Pierstefano Durantini è giornalista, aderente al movimento Noi Siamo Chiesa

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