
Nunzio apostolico in Siria: se si diffondesse la pandemia sarebbe una catastrofe
«Tra la popolazione siriana c’è una nuova paura. Le statistiche ufficiali hanno riferito, alla fine del mese di marzo, di una decina di persone contagiate dal coronavirus, e già si segnalano le prime vittime. Ma c’è da chiedersi se questo non costituisca la punta di un iceberg. Se la pandemia dovesse propagarsi, sarebbe una catastrofe inimmaginabile, considerando il fatto che più della metà degli ospedali non sono operativi a causa dei danni subiti dalla guerra, manca il personale medico e sanitario e centinaia di migliaia di persone sfollate vivono in campi profughi sovraffollati e non sufficientemente attrezzati dal punto di vista igienico-sanitario». È il card. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, a lanciare l’allarme fotografando la situazione siriana in un’intervista rilasciata a Vatican News https://www.vaticannews.va/it.html il 4 aprile
Le direttive emanate dalle autorità in queste ultime settimane per contenere il contagio sono drastiche, specifica, e i cristiani vi si attengono. «Di conseguenza, tutte le chiese sono chiuse». Proseguono però «i programmi assistenziali-caritativi, anche se con molta difficoltà. Alcune di queste iniziative umanitarie, sostenute dalla generosità di tanti cristiani sparsi nel mondo, hanno dovuto, purtroppo, essere sospese già qualche mese fa a causa della crisi libanese e delle difficoltà bancarie in quel Paese. Tali difficoltà si sono ulteriormente aggravate qualche settimana fa a causa della chiusura delle frontiere. Tra i numerosi programmi umanitari è da ricordare l’assistenza medica gratuita offerta indistintamente a tutti i malati poveri dai tre ospedali cattolici, attraverso una particolare iniziativa denominata “Ospedali Aperti”. Altrettanto fa l’ospedale greco-ortodosso e qualche piccolo dispensario».
Ma negli ultimi anni, lamenta il cardinale, si era notato «un calo di aiuti da parte di privati e della comunità internazionale» e anche «i media non sono più tanto interessati alla tragedia che sta vivendo la popolazione siriana». Constatazione che papa Francesco, ricorda Zenari, fece il 9 gennaio scorso, « in occasione dello scambio di auguri del nuovo anno con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, parlando della Siria, osservava come una coltre di silenzio rischia ora di coprire le sofferenze sopportate dalla popolazione siriana durante i lunghi anni di guerra».
Ricordando i pressanti appelli per una cessate il fuoco globale e immediato lanciati dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e dal papa «per combattere tutti assieme e vincere il comune nemico COVID-19, ha informato che l’Inviato Speciale dell’ONU per la Siria, Geir Pedersen, ha rivolto il medesimo. «Giustamente – osserva il cardinale - il Segretario Generale dell’ONU ha anche incoraggiato la levata delle sanzioni imposte ad alcune Nazioni affinché siano assicurati cibo e medicinali per combattere il COVID-19. Questa terribile pandemia, che causa tanta paura tra la gente e preoccupazione tra i responsabili delle Nazioni, dovrebbe costituire un’occasione per far tacere una buona volta le armi in Siria ed avviare un’equa soluzione politica. Sarebbe imperdonabile se fosse un’ulteriore occasione mancata».
*Foto di 3157171 tratta da Pixabay, immagine originale e licenza
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