Nessun articolo nel carrello

“Chiedeteci perdono”: 170 donne scrivono alle gerarchie della Chiesa

“Chiedeteci perdono”: 170 donne scrivono alle gerarchie della Chiesa

Tratto da: Adista Notizie n° 23 del 13/06/2020

40289 ROMA-ADISTA. «Le relazioni tra donne e uomini dentro la Chiesa sono da molto tempo malate, perché intrise di stereotipi ingessanti a proposito delle donne: visioni svilenti, che ne deformano l’immagine negandole integrità. Da tali premesse il disvalore del femminile è logica conseguenza. E non ci si risponda che la Chiesa venera Maria, la quale sarebbe superiore a tutti gli apostoli, e quindi con essa venera tutte le donne; perché è la persona incarnata che va rispettata, le donne in carne e ossa, non la loro trasfigurazione immaginaria». È questo il punto di partenza di una lettera aperta – inviata anche al presidente della Cei mons. Gualtiero Bassetti – maturata all’interno di associazioni femminili di diverse religioni e condivisa da un mondo più ampio che chiede alle gerarchie ecclesiastiche di pronunciare una richiesta di perdono per il modo in cui le don ne sono state trattate (v. testo integrale nel numero di Adista Segni Nuovi allegato).

La lettera, che avrebbe dovuto essere lanciata l’8 marzo scorso, ma che è stata soltanto ora diffusa per l’emergenza sanitaria del coronavirus, e che ha raccolto finora 170 adesioni, non è «una monade irrelata», ma «una “testata d’angolo” (Sal 118) e nello stesso tempo un granello di senapa (Mc 4,31), da cui vorremmo nascesse un interrogarsi, un confrontarsi, un relazionarsi, un divenire che non possiamo prevedere», spiegano le promotrici Paola Cavallari e Paola Morini, dell’Osservatorio interreligioso sulla violenza contro le donne, Carla Galetto e Doranna Lupi, dei gruppi donne Comunità di Base- CdB. Essa pone una questione trasversale: «La “vertenza” che sollevavamo – si legge nel cappello che accompagna la lettera – non è confinabile al mondo cattolico»: «Le rappresentazioni del femminile elaborate e dispensate dalla Chiesa cattolica, infatti, hanno effetti performativi non solo su cattolici/che, ma si estendono a latitudini ben più ampie. La fenomenologia con cui la Chiesa cattolica romana si relaziona alle donne è determinante sul piano dell’economia dei beni simbolici, un’economia trasversale e diffusa, incardinata in un impianto patriarcale e in una ideologia androcentrica. Le altre istituzioni/ comunità religiose ne sono comunque (in misura varia) tutte affette».

La lettera «è un monito, non un lamento vittimistico», spiegano le promotrici; «In quel documento è scritto che non ci sarà pace senza una profonda conversione del clero riguardo all’iniquità con cui esso ha agito nei confronti delle donne». Di qui l’evidenza che se la Chiesa non affronta questo nodo, il rischio è quello di uno «scisma da parte delle donne. Finora, in Italia, ha avuto i caratteri di un movimento silenzioso, benché in crescita. Non siamo per ora fautrici di strappi, ma della nostra sete di giustizia importa a qualcuno?».

In secondo luogo, l’«elencazione di frasi ingiuriose che ci sono state riservate (sezione minima di un “patrimonio” sconfinato) designa un passato che pesa e che non passa; la cui memoria non va cancellata né ignorata voltando pagina». Solo a partire dall’assunzione di queste affermazioni, si legge nel documento che accompagna la lettera, «i rappresentanti del potere clericale maschile possono prendere coscienza di questa triste “archeologia” che li ha plasmati. Se le frasi non sono più citate, non per questo i sintomi da esse provocate sono scomparsi – come sa qualsiasi persona che conosca i rudimenti di psicanalisi. Per depotenziarle, dovrebbero essere assunte ed elaborate. Solo ripercorrendo l’origine e il cammino del mysterium iniquitatis si potrà addivenire a una autentica prassi redenta, visibile nei suoi effetti, a comportamenti che nell’autentico sentire e agire diano prova di non temere le donne e di comprendere il valore e la potenza spirituale di quello “stare di fronte” reciproco, espresso in Genesi 2,18».

Si tratta di una questione che «riguarda le donne nel loro complesso», ha spiegato su il manifesto (31/5) Paola Cavallari; «Hanno firmato la lettera anche donne di comunità religiose non cattoliche e non cristiane, perché hanno sentito che il tema le riguardava, hanno capito che si tratta di una sfida comune, anche se nello specifico parte in seno al cattolicesimo. Infatti abbiamo scritto: Le donne che, pur non essendo credenti, ritengono tuttavia che il simbolico religioso sia stato e sia determinante nella costruzione delle relazioni inique tra i sessi sono caldamente invitate ad unirsi a noi». 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.