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Un «atto diabolico» le nuove sanzioni Usa contro la Siria. Commento dell'arcivecovo maronita di Aleppo

Un «atto diabolico» le nuove sanzioni Usa contro la Siria. Commento dell'arcivecovo maronita di Aleppo

«Adesso ad Aleppo tutti dicono: stavamo meglio sotto le bombe», ovvero meglio morire d’improvviso per una bomba, che morire lentamente di fame. Lo afferma l’arcivescovo maronita di Aleppo Joseph Tobji sostenendo che questo è il sentimento prevalente nella città siriana il giorno in cui entrano in vigore le ennesime sanzioni economiche imposte alla Siria di Assad dagli Usa con il cosiddetto “Caesar Act”, che lo scorso dicembre ha ottenuto un’approvazione bipartisan al Congresso. Disposizione che, ricorda l’agenzia Fides (17/6) nel dar notizia della conversazione con il vescovo, va a sommarsi alle sanzioni anti-siriane prorogate per un anno dall’Unione Europea, abbattendosi su una popolazione stremata da anni di guerra, mentre lo spettro della pandemia da coronavirus miete vittime anche dentro i confini della Siria. «La bomba – aggiunge mons. Tobji – arriva all’improvviso e uccide le persone intorno al luogo in cui cade. Adesso, in Siria, si sente la fame vera, e milioni di persone hanno davanti agli occhi la prospettiva di guardarsi morire lentamente di una morte annunciata, senza possibili vie di fuga».

Scrive Michele Giorgio sul quotidiano il Manifesto (17/6) che «il “Caesar Act” è legato a rivelazioni fatte da un anonimo fotografo della polizia siriana che avrebbe diffuso 55.000 foto che mostrano torture e violenze nelle carceri siriane. Damasco respinge le accuse e denuncia un complotto ai suoi danni. Il “Caesar Act” ufficialmente colpisce il presidente Bashar Assad, il suo entourage e gli apparati di potere. In realtà prende di mira la popolazione. Washington pensa che l’aggravarsi delle condizioni di vita in Siria finiranno per innescare una sollevazione contro la presidenza e il governo. Come quelle contro l’Iran colpiscono qualsiasi persona o azienda che effettui transazioni con Damasco. Trump avrà poteri più ampi per congelare i beni di chiunque abbia a che fare con la Siria, indipendentemente dalla nazionalità».

Le sanzioni già prima di entrare in vigore hanno contributo al crollo verticale della lira siriana e di quella libanese, tanto che il vescovo dipinge un quadro disperante: «Il valore della lira siriana – racconta mons. Tobji – è crollato in maniera vertiginosa: prima della guerra un dollaro equivaleva a 50 lire siriane, ora per acquistare un dollaro ne servono quasi tremila, e lo stipendio medio di un impiegato è rimasto quello di allora, pari a 50mila lire, praticamente meno di venti euro. Chiudono i negozi, chiudono le piccole imprese, ognuno prova a sopravvivere con quello che trova. Quelli che hanno i soldi depositati nelle banche del Libano non li possono neanche ritirare, per la crisi finanziaria libanese. Negli ospedali mancano medicine e attrezzature indispensabili per gli interventi chirurgici salvavita, come gli stent. Se si entra nell’intimo delle fatiche e delle sofferenze delle famiglie, si sentono storie da piangere. Le cose non possono andare peggio di così».

«Quella delle sanzioni “mirate” – commenta Tobji – è una bugia a cui non crederebbe neanche un bambino. Tutti vedono benissimo quale è l’obiettivo: aumentare le sofferenze nella popolazione per alimentare il malcontento popolare e produrre in questo modo il cambio di regime. Ma questo modo di agire è criminale. Mettere in stato di sofferenza un intero popolo in un momento come questo, dove c’è anche in giro per il mondo lo spettro della pandemia, è terroristico, inumano. E il segno che per perseguire i tuoi scopi sei disposto a tutto, anche a sacrificare milioni di persone, di poveri, di famiglie. Si tratta di un atto diabolico».

*Effetto bomba ad Aleppo. Foto di Scott Bobb, di Voice of America News, tratta da Wikimedia, immagine originale e licenza

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