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Unioni civili: l’amore secondo Francesco

Unioni civili: l’amore secondo Francesco

Tratto da: Adista Notizie n° 38 del 31/10/2020

La fede ecclesiale e la legge civile: la fine del paradigma ottocentesco

Non era difficile pensare che, prima o poi, sarebbe venuta una espressione di approvazione per la “cura civile”, per la “tutela giuridica” verso nuove forme di “unione” tra persone dello stesso sesso. La forma di questa espressione – alcune proposizioni di una intervista – non costituisce certo un atto magisteriale. Nondimeno è la prova di alcune “nuove evidenze” che meritano di essere qui brevemente richiamate:

- il rapporto tra dottrina cristiana e legge civile

La prima sorpresa è che, sia pure in un atto senza alcuna ufficialità, un papa non europeo e figlio del Concilio, possa impostare il proprio giudizio sulla legge civile non anzitutto sul piano pedagogico. Le vite dei soggetti, nella loro immediatezza, meritano rispetto e tutela. Questo, a partire dalla rivoluzione francese, ma soprattutto dalla breccia di Porta Pia, è stato molto difficile per il cattolicesimo e per i papi. La libertà con cui Francesco si muove su questo piano configura una nuova relazione strutturale tra ambito ecclesiale e ambito civile. Questo è il frutto di Amoris laetitia e di Fratelli tutti.

- la non impermeabilità della dottrina alla storia dei soggetti

D’altra parte, sarebbe errato ritenere che la “dottrina sul matrimonio e sulla sessualità” possa restare integra e intatta, fuori dal corso della storia dei soggetti e delle coscienze. La libertà di coscienza, la eguaglianza tra gli uomini e tra i sessi, la fratellanza come valore universale permettono alla Chiesa di elaborare una nuova antropologia e anche grandi novità nel pensare la sessualità e la relazione d’amore. Le famiglie di fatto, i fatti di famiglia, sono sempre state una bella sfida per la teologia, fin da Adamo ed Eva. La dottrina cresce con coloro che vivono la fede.

- la rimodulazione del rapporto tra generazione e unione

Lo stesso sacramento del matrimonio, pensato a lungo come “strumento del generare” o “metodo per sistemarsi”, non ha mai perso, anzitutto nella analogia “imperfetta” con la relazione tra Cristo e la Chiesa, la dimensione dell’amore come suo centro. Ora, lì dove si vive “per amore”, anche quando non vi sia alcuna possibilità di generare, quel progetto di vita merita attenzione e tutela. La nuova rilevanza dell’amore nel matrimonio rielabora la classica dottrina matrimoniale, che non dava all’amore una grande peso, e la traduce in altri termini.

- la “esclusiva” del matrimonio sull’esercizio della sessualità

D’altra parte il massimalismo morale che ha voluto, anche negli ultimi tempi, rinchiudere tutta la sessualità esercitata nell’ambito del matrimonio ha dovuto chiudere gli occhi su fenomeni antichi quanto l’uomo. Aprire gli occhi sul reale, senza idealizzarlo, è forse il più grande servizio alla tradizione. La trasformazione della intimità, che gli ultimi due secoli hanno conosciuto in Europa e in larga parte del mondo, è un “segno dei tempi”, dal quale la Chiesa ha anche qualcosa da imparare e non solo molto da insegnare.

- un paradigma nuovo, con tracce degli antichi

Una Chiesa che esce dal “paradigma ottocentesco” nel rapportarsi a se stessa e al mondo – da un paradigma fissato sul potere assoluto del papa e sulla scomunica verso le perversioni moderne – non deve solo andare avanti. Può anche riconsiderare ciò che è “pre-moderno”. Ad es. alla “legge civile”, secondo S. Tommaso, non si può chiedere “troppo”. Se si pretende che essa “censuri tutti i vizi”, si finisce per generare vizi maggiori. Il mondo di Tommaso non pretendeva che la legge ecclesiale si rispecchiasse sul piano civile: sapeva tollerare e addirittura apprezzare la differenza. In paragone a ciò molti cattolici di oggi appaiono rozzi e inadeguati. Papa Francesco ha imparato dalla tradizione la finezza e la lungimiranza. Così suonano in lui nuovissime parole antichissime.  

Andrea Grillo è docente di Teologia dei Sacramenti e Filosofia della Religione al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e insegna Liturgia presso l’Abbazia di Santa Giustina, a Padova; è saggista e blogger,  (www.cittadellaeditrice.com/munera/come-se-non)   

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