
Pandemia: scuola e sanità difendono più di un cacciabombardiere. L'appello della società civile
La domanda è sempre la stessa: che cosa ci “difende” di più oggi? «Un nuovo cacciabombardiere o 500 posti di terapia intensiva in più e 5mila infermieri e dottori che potrebbero essere assunti per tre anni con gli stessi soldi?». La risposta pare scontata, e la strada segnata. E così, la Campagna Sbilanciamoci! e la Rete Italiana Pace e Disarmo hanno chiesto «una moratoria su tutte le spese di investimento in armamenti» per tutto il 2021, invitando il governo a spostare i circa 6 miliardi così risparmiati verso scuola e sanità, «in un momento di emergenza ed estrema necessità come quello che stiamo vivendo».
Nella Legge di Bilancio in discussione sono previste spese per circa 6 miliardi di euro «per acquisire nuovi sistemi d’armamento: cacciabombardieri, fregate e cacciatorpedinieri, carri armati e blindo, missili e sommergibili. Una cifra complessiva che è in forte aumento rispetto agli ultimi anni, e che deriva dalla somma di fondi diretti del ministero della Difesa e di quelli messi a disposizione dal ministero per lo Sviluppo Economico».
Una scelta inaccettabile e incomprensibile, in questo tempo di pandemia nel quale «siamo impegnati a trovare risorse per la Sanità e l’Istruzione pubblica», afferma il portavoce di Sbilanciamoci!, Giulio Marcon. Gli ospedali «non hanno abbastanza posti di terapia intensiva o medici ed infermieri a sufficienza», ricorda Marcon. Inoltre, «più di 10.000 scuole hanno strutture che cadono a pezzi e non rispettano le normative di sicurezza».
Nell’appello, le due reti pacifiste «sottolineano ancora una volta, come già fatto durante la prima fase della pandemia, che negli ultimi anni le spese militari sono andate aumentando mentre la Sanità pubblica è stata definanziata e le risorse per l’Istruzione pubblica sono ad un livello più basso della media europea. Purtroppo questa tendenza sembra essere confermata anche per il 2021, se il Parlamento non deciderà di modificare la proposta di budget avanzata dal Governo. Nel 2021 il solo bilancio del ministero della Difesa prevederebbe infatti al momento un aumento di 1,6 miliardi (quasi tutti per spese investimento) arrivando ad un totale di 24,5 miliardi di euro. Se non è poi facile valutare con precisione la spesa complessiva di natura prettamente militare (ai fondi della Difesa vanno aggiunti quelli di altri dicasteri mentre vanno sottratte le funzioni non militari) è invece più semplice delineare il quadro delle risorse destinate all’acquisto di nuove armi: analizzando i capitoli specificamente legati all’investimento troviamo poco oltre i 4 miliardi di euro allocati sul Bilancio del ministero della Difesa e circa 2,8 miliardi in quello del ministero per lo Sviluppo Economico, a cui vanno aggiunti i 185 milioni per interessi sui mutui accesi dallo Stato per conferire in anticipo alle aziende le cifre stanziate per specifici progetti d’arma pluriennale. Ciò porterebbe dunque ad un totale di ben 6,9 miliardi che probabilmente è una sovrastima (nei Documenti Pluriennali di programmazione il ministero della Difesa esplicita la cifra di 5,9 miliardi) ma che ci consente di confermare la nostra valutazione di 6 miliardi spesi nel 2021 per nuove armi». Le reti denunciano la grande quantità di denaro pubblico destinato a nuovi sistemi d’arma ma anche il «quadro di opacità e mancanza di trasparenza» nel quale vengono prese queste decisioni di spesa: la Legge di Bilancio attualmente in dibattito, infatti, non fornisce «informazioni di dettaglio sui sistemi d’arma acquisiti, esplicitate dalla Difesa solo a mesi di distanza. Si chiede dunque ai Parlamentari di votare al buio».
Tutte ragioni che spingono le organizzazioni della società civile, specialmente in questa fase storica, a chiedere «una moratoria per il 2021 su tutte le spese di investimento in armamenti»: «È questa la scelta di cura di cui oggi ha bisogno realmente l’Italia, e di cui hanno bisogno soprattutto i cittadini che stanno drammaticamente soffrendo questa crisi».
Quali sono le priorità del nostro Paese oggi?, si chiede Sergio Bassoli della Rete Italiana Pace e Disarmo: «Mai come in questo momento tutti siamo chiamati a fare sacrifici ed agire in modo responsabile e solidale per contrastare il contagio ed uscire al più presto dalla pandemia con meno danni umani, sociali ed economici possibili e consapevoli che il debito pubblico peserà come un macigno negli anni a venire. La moratoria di un anno per sospendere l’acquisto di nuovi sistemi di arma è un atto dovuto all’Italia, a chi lotta quotidianamente per salvare le vite, a chi ha perso il reddito e forse domani il lavoro, a chi è costretto a chiudere la propria attività. Ogni euro speso deve rispondere alla coscienza del Paese. Chiediamo al Governo e al Parlamento di essere anche loro pienamente responsabili e sospendere queste spese oggi insostenibili».
Info: www.sbilanciamoci.info - info@sbilanciamoci.org - 06/8841880 - 06/8841859
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!