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E così, Betlemme resta oscurata anche a Natale

E così, Betlemme resta oscurata anche a Natale

«Non c'è Natale senza Betlemme», scrive Flavio Lotti in una nota di ieri. Eppure, continua il coordinatore della Tavola della Pace, «la televisione e i grandi mezzi di comunicazione hanno smesso di illuminare il luogo della nascita di “Gesù bambino”». Al di là di qualche servizio su riti e cerimonie legate alle festività natalizie, «la città di Betlemme resta oscurata anche nel giorno in cui diventa la capitale del mondo».

Afferma Lotti che «Betlemme è una città in perenne lockdown». E questa volta la pandemia c’entra poco, perché Betlemme è attraversata e circondata da muri invalicabili, e da oltre 10 anni i palestinesi, spiega ancora Lotti, sperimentano la limitazione alla libertà di movimento che noi abbiamo perso a causa del coronavirus. In una situazione peggiore della loro ci sono solo gli abitanti di Gaza.

«Si racconta che al tempo di Gesù c'era Erode. Oggi si preferisce non raccontare niente perché la realtà contemporanea di Betlemme è dolorosa e ci guasta la festa», denuncia ancora il coordinatore. «Di Betlemme è meglio non parlare. Ci ricorda troppe ingiustizie, violenze e sofferenze, una terra assegnata a due popoli ma abbandonata alla legge del più forte, illegalità infinite e crudeltà impunite, parole di pace e fatti di guerra, promesse tradite e impegni dimenticati. Betlemme è una ferita aperta nella coscienza di tutte le donne e gli uomini che si sono sinceramente spesi per favorire l'affermazione della pace in Terra Santa, mettere fine all'occupazione militare israeliana e costruire uno Stato Palestinese, pacifico e democratico, accanto a quello di Israele».

Simbolo della natività per eccellenza, Betlemme diventa in questo Natale simbolo di tutte le città «abbandonate alle proprie tragedie», aggiunge Lotti, come Damasco, Bagdad, Kabul, San'a', Mogadiscio, Tripoli, ecc.

«Ecco perché, mentre rivolgiamo il nostro pensiero al Natale e a Betlemme, non ci stanchiamo di ripetere che è tempo di prenderci cura della nostra umanità».

* Nella foto cover, "La cicatrice di Betlemme", il presepe di Banksy realizzato nell'hotel Walled Off di Betlemme, voluto dall'artista stesso in Cisgiordania, di fronte al muro di separazione eretto da Israele

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