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2021 anno della solidarietà? Lettera aperta del card. Bassetti

2021 anno della solidarietà? Lettera aperta del card. Bassetti

Il 2020 è stato un anno «carico di lutti e sofferenze. La pandemia ha minato, nel profondo, il tessuto sociale e ha incrinato la fiducia nel futuro». Così esordisce la lettera aperta di fine anno che il card. Gualtiero Bassetti (presidente della Cei) ha affidato alle colonne del nuovo numero di Famiglia Cristiana. Il cardinale, che ha vissuto in prima persona il contagio e un doloroso passaggio in terapia intensiva, rivolge un saluto ai malati e alle loro famiglie, ricordando il loro stato di «frustrazione e di angoscia», la solitudine e l’isolamento, anche nel momento della morte.

«Tuttavia – aggiunge il presidente dei vescovi italiani – nel guardare all’anno alle spalle, rivolgo lo sguardo anche a quello che viene. Questa, infatti, è la vocazione del cristiano: egli è chiamato a tenere i piedi per terra, ma a volgere lo sguardo fisso sul Signore, che è Dio della vita». Il cristiano, ha ribadito, non decanta il passato ma «è chiamato a vivere l’ora presente ben sapendo che ogni epoca ha le sue difficoltà».

È dunque guardando avanti che il card. Bassetti suggerisce «impegni concreti», anche alla luce della recente enciclica di papa Francesco, Fratelli tutti. «Il 2021 potrebbe essere l’anno della solidarietà. Abbiamo dato prova ancora una volta della capacità di trovare unità nei grandi dolori e nelle grandi imprese. Per un cristiano questa unità si chiama solidarietà e oggi questa solidarietà significa fraternità». Come afferma Francesco, aggiunge Bassetti, «le fatiche di questa stagione si potranno superare solo insieme». «Trovo molto utile, allora, meditare sulla figura di san Giuseppe, come ci ha suggerito papa Francesco, indicendo anche un Anno speciale a lui dedicato. Il Vangelo riserva poche righe a questa figura, di lui non si registra alcuna parola: egli però ascolta, vede e agisce. È un uomo che ha saputo mettersi a disposizione del progetto di Dio per il bene degli altri. Lo si potrebbe definire il primo “cristiano in uscita”: nell’anno che inizia mi piacerebbe vedere le nostre chiese e le nostre strade riempirsi di tanti san Giuseppe del terzo millennio».

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