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Il movimento dei focolari negli Usa: due libri, due visioni opposte

Il movimento dei focolari negli Usa: due libri, due visioni opposte

Sul Movimento dei Focolari sono usciti di recente due libri ambientati entrambi negli USA ma nettamente agli antipodi come contenuti e significato: “Ti ho chiamato per nome” di Serenella Sharry Silvi (Città Nuova edizioni, 2021, pp. 192, euro 17) e “Io ci credevo. La mia gioventù nel labirinto di una specie di gruppo di culto” (Xlibris, Usa 2021, pp. 54, euro 15.55) di Gabriella Rahoy.

Nel primo la protagonista è tutt’ora membro attivo del Movimento dopo aver ricoperto per molti anni incarichi di prestigio a New York, Chicago e varie città americane in cui il Movimento è presente, inclusa la direzione del periodico “Living City” , fino al rientro a Roma nel 2002. Dalle sue pagine emerge una memoria molto ricca e dettagliata nei particolari e nelle sensazioni, ricordando con estrema precisione luoghi, date, nomi delle numerose persone incontrate e sempre compare il rapporto con Chiara Lubich: nelle sue varie visite negli USA nelle quali Serenella l’ha seguita ovunque, le frequenti telefonate con lei per chiedere consiglio e supporto, la sua benedizione ed ultima parola su ogni scelta fatta nei vari Focolari che Serenella ha diretto, senza la quale non si sarebbe mai mossa foglia.

L’autrice riporta fino all’ultima pagina il nome di Chiara e il libro si conclude con l’ultima visita alla fondatrice in punto di morte; altro argomento ricorrente è l’identificazione di Chiara con Gesù, quindi una sorta di idolatria al massimo possibile.

La fondatrice è vista con occhi di santità e viene descritta come timida e modesta, che accoglie sempre le numerose folle che vengono a farle visita appena sanno del suo arrivo ma è sottolineata anche la sua fragilità di salute, i suoi frequenti stati di stanchezza e la necessità di assoluto riposo, soprattutto dopo i lunghi viaggi da Roma, dove abitava, agli USA. La precarietà della salute di Chiara emerge con grande vigore alla fine del libro, descrivendo la malattia che la porterà al ricovero nella sua casa in Svizzera, vicino al Focolare di Montet,  fino al repentino peggioramento e al trasferimento in ospedale. I suoi ultimi giorni saranno in casa, attorniata dalle focolarine che l’hanno seguito fino alla fine assieme alla fida segretaria Eli Folonari che ha condiviso tutta la sua vita con lei, e Serenella ricorda l’ultimo incontro con Chiara gravissima, sotto ossigeno ma ancora cosciente e alla quale Serenella comunicherà la volontà di portare avanti il suo messaggio d’Amore a nome di tutti i focolari americani diventati ormai la sua seconda vita.

L’autrice ci vede come una seconda madre e fa frequenti parallelismi fra la sua vera famiglia e quella del Focolare, quindi affidando completamente la propria volontà a qualcosa di superiore che ripete sempre essere Dio e Gesù venuto per portare l’Amore nel mondo, quindi chiunque decida di seguirlo deve dedicare la sua vita unicamente a questo e all’Unità.

 

Diametralmente opposto è invece il racconto di Gabriella Rahoy, e curiosamente i luoghi sono gli stessi ma con itinerari capovolti: infatti Serenella da Roma, sua città di origine, si è trasferita negli USA per 40 anni per poi ritornare in Italia, mentre Gabriella, anche lei romana, è stata prima a Fontem, in Camerun, poi in Focolare a Lisbona ed infine a Chicago e New York, dove senz’altro ha conosciuto Serenella, ed è rimasta a vivere lì dopo essersi sposata.

Gabriella non cita espressamente il nome del Movimento e di Chiara ma chi la conosce sa che si riferisce a loro e sottolinea molto spesso i condizionamenti psicologici subiti durante la sua permanenza nei vari Focolari, l’autorità esercita in modo supremo e senza possibilità di controreplica da parte della superiora incaricata alla Direzione dei vari Centri presso i quali Gabriella è stata e l’isolamento da parte dei membri verso coloro che, come lei, decidono ad un certo momento di abbandonare il Movimento.

Vengono citati episodi strani già dai primi tempi della sua frequentazione, ad esempio in occasione di un viaggio da Roma a L’Aquila dove si sarebbe dovuta recare per esporre la propria testimonianza e che dovette fare nottetempo da sola in treno, senza che nessuno degli altri membri si preoccupasse di accompagnarla. Il discorso di Amore ed Unità stride quindi nettamente con i fatti che Gabriella ha vissuto e che riporta nel libro.

E’ descritta anche la sua frequente sensazione di disagio fino ad avvertire concinuamente la presenza di sangue in bocca durante la cena, dovuto alla tensione che viveva quotidianamente nel sentire a tavola gli aspri rimproveri che venivano fatti ad altri membri del suo focolare da parte dei superiori; mentre Serenella cita diverse volte la malattia di alcuni membri americani, alcuni dei quali poi ricoverati in ospedale, forse come conseguenza dello stato di stress e difficoltà in cui vivevano dentro il movimento. Se qualcuno moriva diventava un’anima eletta, un angelo che proteggeva dal cielo coloro che sono rimasti.

Significativo l’episodio di una psicologa che stava per entrare nel movimento. Non lo fece, perché si rese presto conto che, come lei stessa riferì all’autrice, «questo movimento è veramente bello, ma è bello lo come sono i fiori di plastica».

Gabriella parla spesso anche dell’aspetto economico del Movimento e del ruolo di Chiara come assoluta protagonista, alla ricerca della ribalta ad ogni costo: ad esempio i migliori vestiti di ciascuno erano trattenuti dalla superiora e mai donati ai poveri, come avrebbe dovuto essere; lo stesso per le donazione di denaro e gioielli. Ricchezze che entravano nel Focolare e che senz’altro sono servite per realizzare case nuove per i leader del Movimento nelle quali si tenevano riunioni e incontri e che Gabriella ricorda come luoghi molto lussuosi.

Ecco quindi che il vivere il Vangelo alla lettera come si diceva all’inizio era completamente svanito e viene citato l’episodio in cui Chiara chiede a tutti i Focolari del mondo di fare il conteggio del numero dei membri aderenti, arrivando a 50.000 persone. Chiara però disse che il numero non era accettabile e chiese il riconteggio includendo gli ex membri e chi aveva chiesto di non essere più contattato, e si arrivò ai 2 milioni che oggi il Movimento dice di avere, quindi un numero completamente falso.

Gabriella capisce che il Movimento è bastato su bugie e finzioni e ne ha la conferma da una sua amica psicologa che lo definisce “un Movimento di plastica” , inoltre evidenzia il ruolo di Chiara che agli occhi dei membri ha preso il posto di Gesù ma con esiti contrari a quelli raccontati da Serenella.

La superiora le faceva poi frequenti accenni alla politica sottostante al Movimento dicendole che bisognava imparare “la lingua del partito”. Fino al momento in cui Gabriella esce definitivamente dal gruppo comprendendo appieno la manipolazione e il tentativo di annullamento della personalità operato al suo interno.

Due versioni opposte di due persone che hanno vissuto contemporaneamente negli stessi luoghi e che sarebbe interessante mettere a confronto diretto faccia a faccia.

 

 

 

 

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