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Contatto Vaccini: vengo anch’io, no tu no!

Contatto Vaccini: vengo anch’io, no tu no!

Sal sito DomenicoGallo.it, magistrato della Corte di Cassazone, articolo postato in data di oggi

Il discorso sull’attuazione della campagna di vaccinazione infiamma l’opinione pubblica e fa emergere

speranze e timori di insuccessi se la campagna non sarà rapida e se non saranno disponibili i vaccini per tutti. Poiché la pandemia è un fenomeno globale che riguarda l’umanità intera, nessuna campagna di vaccinazione per quanto tempestiva ed estesa può assicurare la salvezza in un solo paese.

La pandemia ci dimostra che la salute pubblica è un bene universale e che su questo terreno non è possibile separare il destino di alcune nazioni da tutte le altre. La questione viene in gioco proprio sul fronte dei vaccini dove i Paesi economicamente più forti non possono disinteressarsi della sorte di quelli più poveri, occorre una risposta sanitaria comune altrimenti la pandemia non sarà mai eradicata. Il rischio è che l’approvvigionamento dei vaccini e degli altri trattamenti anticovid sia insufficiente, che ci sia un accaparramento di alcuni paesi a danno di altri, che si crei una discriminazione di fatto fra i sommersi e i (provvisoriamente) salvati. A questo rischio obiettivo si aggiungono le discriminazioni di carattere politico. Proprio oggi (26 febbraio) si svolgerà a Roma una manifestazione convocata dalla comunità palestinese per denunciare l’assurdo comportamento di Israele che non procede alla vaccinazione delle migliaia di detenuti palestinesi e impedisce la trasmissione a Gaza di una fornitura di vaccini che l’Autorità nazionale palestinese ha acquistato per il personale sanitario.

Il rischio dell’accaparramento è nei fatti, basti pensare che il Canada, ha comprato dosi sufficienti a vaccinare il 500% della sua popolazione, il Regno Unito il 364%, e l’UE il 269%.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres  ha recentemente denunciato con durezza l’accaparramento di vaccini da parte di alcuni paesi ricchi, avvertendo che tale atteggiamento irresponsabile porterà inevitabilmente a un aggravamento della situazione epidemiologica: “Se si permette al virus di diffondersi a macchia d’olio nel Sud globale, inevitabilmente muterà, diventando più trasmissibile, più mortale e, infine, più resistente ai vaccini, pronto a tornare a perseguitare il Nord globale” Proprio al fine di evitare questo scenario, subito dopo l’inizio della pandemia è stata lanciata Covax, un’iniziativa internazionale co-diretta da GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization), OMS e CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), volta a garantire un accesso equo alla diagnostica, ai trattamenti e ai vaccini COVID-19 a cui hanno aderito circa 190 paesi. I paesi a medio ed alto reddito che partecipano al progetto si sono impegnati ad acquistare una determinata quantità di vaccini attraverso COVAX, versandone il relativo prezzo. Con i soldi raccolti, Covax compra i vaccini dai produttori – e grazie al fatto di rappresentare così tanti paesi può ovviamente negoziare prezzi molto competitivi. Ottenuti i vaccini li distribuisce equamente a tutti i paesi partecipanti, inclusi quelli a basso reddito che, quindi, dovrebbero riceverli a costo zero. COVAX mira a fornire due miliardi di dosi entro la fine del 2021, che dovrebbero essere sufficienti a proteggere le categorie più a rischio in tutto il mondo, in primo luogo operatori sanitari e anziani.

Tuttavia, al di là del problema dei costi, c’è quello della capacità produttiva che deve essere incrementata permettendo a tutti i Paesi che sono in grado di farlo la produzione domestica dei vaccini. Se questa situazione perdurerà 9 persone su 10 nei paesi poveri e a basso reddito non potranno essere vaccinate quest’anno perché Moderna, Pfizer/Biontech e Astra Zeneca produrranno vaccini per appena l’1,5% della popolazione mondiale. Qui bisogna superare lo scoglio dei brevetti tutelati dagli accordi sul commercio internazionale. È il caso di ricordare che la poliomenite è stata eradicata grazie al vaccino creato dallo scienziato Bruce Albert Sabin che rinunciò al brevetto perché la sua scoperta potesse diventare patrimonio di tutta l’umanità: «Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo». Analogamente gli scienziati cubani stanno sperimentando un vaccino che non sarà tutelato dai diritti di privativa.  A questo proposito India e Sudafrica hanno avanzato, in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) la proposta di esentare temporaneamente dal brevetto i prodotti utilizzati per combattere la Pandemia da COVID-19 e in particolare i vaccini. Ad oggi circa 100 Paesi hanno accettato questa proposta che è sostenuta da centinaia di organizzazioni della società civile, come Medici senza Frontiere, e dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS). Un appello è stato rivolto da numerose personalità al Governo italiano perché intervenga presso la Commissione Europea che, finora, si è opposta all’iniziativa. È in gioco – conclude l’appello – il diritto alla salute di miliardi di persone.

*Foto di Maksim Goncharenok tratta da pexels.com.de, immagine originale e licenza

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