Nessun articolo nel carrello

260 ONG scrivono alle banche: non finanziate quel mostro di oleodotto in Africa!

260 ONG scrivono alle banche: non finanziate quel mostro di oleodotto in Africa!

Tratto da: Adista Notizie n° 12 del 27/03/2021

40595 KAMPALA-ADISTA. È alle banche che si sono rivolte all’inizio di marzo 260 organizzazioni ambientaliste e per i diritti umani di 49 Paesi per fermare il “mostro” che sta avanzando in Africa, quell’oleodotto “East african crude oil pipeline” (EACOP) che, percorrendo 1.443 chilometri, dovrebbe far giungere al porto di Tanga, in Tanzania, il petrolio che, copioso, è stato individuato nel distretto di Hoima, in Uganda (Paese privo di sbocchi al mare). Il costo della mastodontica opera, di 3,5 miliardi di dollari, infatti, sarà coperto per 2,5 miliardi soprattutto da prestiti bancari. Per questo le associazioni hanno inviato una lettera a più di 25 istituti coinvolti nel finanziamento dell’infrastruttura. “Fermate il progetto! Non finanziatelo!”, chiedono, perché pone rischi «inaccettabili» per le comunità e l'ambiente, e non solo in Uganda e Tanzania, ma avrà ripercussioni su tutto il continente e sull’intero pianeta.

Fra le ONG firmatarie (120 di esse hanno sede in Africa), la Friends of the Earth International, Global Witness, il Comitato nazionale olandese dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, l’ong olandese Bank Track, l’African Institute for Energy Governance, Inclusive Development International, il movimento Extinction Rebellion e l’italiana Re:Common.

Secondo le prime informazioni, fornite dalle ONG, riferisce Nigrizia (12 marzo), sarebbero 6 le banche pronte a rinunciare all’investimento (ma si tratta di disdette informali, ancora niente di ufficiale). Per esempio, la South Africa’s Standard Bank ha annunciato venerdì 5 marzo la sospensione dei finanziamenti all’Eacop, in attesa della pubblicazione degli studi di impatto sociale e ambientale» dichiarando, in un’intervista al giornale ugandese Daily Monitor, che la banca sudafricana segue una policy stringente per i prestiti connessi a progetti di energia fossile.

L’inizio dei lavori per la costruzione dell’oleodotto – i prodromi del progetto, ora nelle mani della francese Total e della China National Offshore Oil Corporation (CNOOC), risalgono al 2016 – è previsto per questo mese di marzo e, secondo contratto, dovrebbe essere completato entro 36 mesi, impiegando circa 15mila persone. A pieno regime l’infrastruttura dovrebbe trasportare circa 216mila barili di greggio giornalieri, con ciò producendo – ed è uno dei danni segnalati dalle ONG – grandi quantità di anidride carbonica che sarà rilasciata nell’atmosfera.

La lettera alle banche giunge quale ultimo atto di una ferma e vasta opposizione al progetto, motivo per cui le banche cominciano a vacillare. Nel 2020, ricordano le Ong nella missiva, tra l’altro sono state raccolte un milione di firme contro l’Eacop e quasi un migliaio di persone ha sottoscritto la petizione ugandese che sollecitava che si desse priorità alla conservazione dell’ambiente e al benessere delle popolazioni.

«Le banche sono state informate degli enormi rischi posti da questo gasdotto e sono state informate dell'ondata di opposizione da parte delle comunità e della società civile a livello locale e internazionale», ha detto Ryan Brightwell, ricercatore ed editore presso la ONG finanziaria e sostenibilità BankTrack, in una dichiarazione a Mongabay (sito internazionale di giornalismo ambientale indipendente, 1° marzo). «Qualsiasi banca che scelga di finanziare l'EACOP di fronte a questa opposizione si manifesterà tra le più irresponsabili del settore». BankTrack ha pubblicato a novembre 2020 un rapporto dettagliato sul vulnus ai diritti umani e sui rischi ambientali.

Povertà e disastro ambientale

Il progetto sta già colpendo le comunità e aggravando la povertà nella regione. Gli autori del rapporto BankTrack hanno scoperto che Total aveva bloccato l'accesso ai terreni agricoli di 5.000 famiglie già nel 2018 per dare spazio agli insediamenti per la costruzione, e quelle famiglie non sono ancora state compensate per la perdita di reddito o di produzione alimentare. Sono inoltre 400 i villaggi, per un totale di 14mila famiglie, che, lungo il tragitto dell’oleodotto, saranno espropriati o dislocati a forza altrove.

A corollario, il giacimento petrolifero di Tilenga della Total, nel parco nazionale delle cascate Murchison, scrive Mongabay, «sarebbe probabilmente collegato all'oleodotto, minacciando potenzialmente una serie di specie selvatiche rare e in via di estinzione che vivono lì. In tutto, il gasdotto avrebbe un impatto su circa 2.000 chilometri quadrati (770 miglia quadrate) di parchi e riserve in Tanzania e Uganda. La costruzione stessa dovrebbe tagliare i corridoi per gli elefanti e gli scimpanzé orientali e potenzialmente aprire ai bracconieri riserve di selvaggina protette». Inoltre, più di un terzo del tracciato toccherebbe il bacino del Lago Vittoria, principale fonte d’acqua per 40 milioni di persone. «Questo progetto è qualcosa che appartiene a un'epoca completamente diversa, vecchia di 50 o 75 anni quando non sapevamo nulla dei cambiamenti climatici, eravamo ancora sotto la morsa del colonialismo e non capivamo che le altre specie con cui condividevamo la Terra stavano cominciando a scomparire», ha dichiarato a Mongabay Bill McKibben, giornalista ambientale e fondatore della ONG 350.org incentrata sul clima. «Nel 2021, l'EACOP è una metafora dell'ignoranza ecologica, sociale, politica e umanitaria».  

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.