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Nasce un nuovo partito cattolico? Intervista a Don Rocco D’Ambrosio

Nasce un nuovo partito cattolico? Intervista a Don Rocco D’Ambrosio

Pierluigi Mele, giornalista e curatore del blog "Confini", sul sito di Rainews24 intervista don Rocco d'Ambrosio, professore di Filosofia della Politica alla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana di Roma. Tema del dialogo, la possibile nascita di un nuovo partito cattolico, animato da Stefano Zamagni (economista del Movimento dei focolari), che sta in queste settimane promuovendo assemblee territoriali di un movimento "Insieme" che si prepara alla sua Assemblea generale che si dovrebbe tenere alla fine di Giugno.

L'aricolo orignale è consultabile a questo indirizzo

 

Don Rocco, stando ad alcune notizie apparse in alcuni organi locali, esempio il Corriere Del mezzogiorno, c’è stata una assemblea, rigorosamente on line, in Puglia, qualche giorno dopo anche in Sicilia, di “insieme” (il gruppo organizzato dal Prof. Zamagni). Sta nascendo un

nuovo partito cattolico (di “ispirazione cristiana” anche se aperto ai non credenti)? 

Sembra proprio di si, visto che era stato già annunziato l’anno scorso e che ora, da quanto capisco, si sta organizzando a livello territoriale.

Sappiamo che il prof. Zamagni è il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. Insomma non è una cosa di poco conto. Il papa Francesco, stando a passate dichiarazioni, non sembra che sia nella linea di costruzione di un “partito cattolico”. L’iniziativa non rischia di creare confusione?

I due problemi che lei pone sono rilevanti. Partirei dal papa e dalla sua posizione sul partito di cattolici. E’ il 30 aprile 2015 quando le agenzie di stampa riportano le parole di papa Francesco, in un discorso a braccio nell’aula Paolo VI: “Si sente: ‘Noi dobbiamo fondare un partito cattolico!’: quella non è la strada. La Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. ‘No, non diciamo partito, ma … un partito solo dei cattolici’: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato (…) Ma è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere”. E’ interessante notare come il papa sposta l’attenzione dalla questione “partito cattolico” a quella dl “martirio quotidiano nel cercare il bene comune”.

Non abbiamo bisogno di una nuova D,C, né di nuove formazioni politiche – del resto l’Italia ha fin troppi partiti – che si ispirino al Cristianesimo. Abbiamo solo bisogno di donne e uomini coerenti con la loro fede, come anche d’intere comunità locali, che testimonino il Vangelo nei tanti e difficili campi minati, politica in primis.

Del resto il Vaticano II e Paolo VI hanno ben chiarito diversi nodi. «Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi», scriveva Paolo VI nel 1971, sulla scia di Gaudium et Spes 76. L’affermazione conciliare pone fine a qualsiasi collateralismo fra comunità cristiana e partiti politici – vedi il caso DC in Italia – proprio perché presenta con chiarezza l’autonomia della sfera temporale da quella religiosa, restituendo alla comunità cristiana il suo proprio ruolo di profezia e coscienza critica, il suo evangelico servizio nei confronti dei detentori del potere e dell’intera comunità civile e politica.

E riguardo al prof. Zamagni…

Anch’io sono rimasto sorpreso dal coinvolgimento del prof. Zamagni, vista la carica di presidente Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. E non riesco a spiegarmi le motivazioni. Tuttavia resta fermo quanto insegna il Concilio: “La Chiesa, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico” (GS, 76). Forse un po’ più di chiarezza, da parte di tutti, non guasterebbe.

Come si pone la CEI nei confronti di ‘Insieme’? 

Che io sappia non ci sono stati pronunciamenti ufficiali in materia.

Insieme si ispira alla ‘dottrina sociale della chiesa’. Le chiedo: la ‘dottrina sociale’ ha bisogno di un partito?

Si tratta di una scelta storica e concreta che spetta all’autonomia dei laici cattolici di organizzarsi nella forma ritenuta più opportuna per testimoniare la fede. In nessuna di queste scelte possono dire di rappresentare la Chiesa; non a caso il Concilio precisa: “si faccia una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli, individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla loro coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in nome della Chiesa in comunione con i loro pastori” (GS, 76). Fatta questa debita distinzione bisogna chiedersi se le condizioni culturali, politiche, sociali ed economiche, come anche ecclesiali, del nostro Paese siano, per esempio, simili a quelle, che, nel secolo scorso, hanno portato prima alla fondazione del PPI di Sturzo e poi alla DC di De Gasperi. Secondo me no. Ma è una personalissima opinione.

“Insieme” però pone un problema: quello della rilevanza dei cattolici italiani in politica. Qual è, secondo lei, lo ‘stato dell’arte’ al riguardo?

La poca rilevanza dei cattolici in politica è certamente un fatto e un problema… ma non solo politico. E’ anche culturale, sociale, economico, istituzionale, sindacale e via dicendo. In altri termini si tratta di atteggiamenti che rientrano in quella che Paolo VI chiamava frattura tra “fede e vita” (EN, 29). La possiamo recuperare – anche in politica – solo nella misura in cui crediamo e ci formiamo alla luce del Vangelo che va annunciato a “tutta” la persona (nella suo essere fisico, intellettuale ed emotivo), a tutte le persone e in ogni ambiente, nessuno escluso.

Con quale strumento e stile può oggi un cattolico può essere efficace in politica

Lo ricorda papa Francesco nella Fratelli tutti: “L’impegno educativo, lo sviluppo di abitudini solidali, la capacità di pensare la vita umana più integralmente, la profondità spirituale sono realtà necessarie per dare qualità ai rapporti umani, in modo tale che sia la società stessa a reagire di fronte alle proprie ingiustizie, alle aberrazioni, agli abusi dei poteri economici, tecnologici, politici e mediatici”. In sintesi: un cattolico maturo ha il dovere sacrosanto di formarsi, partecipare e assumere responsabilità nel mondo. Solo cosi avremo cattolici “efficaci”, autentici.

Ultima domanda: si farà il Sinodo della Chiesa italiana? Se si su quale tema? 

Lei ricorderà che i temi li ha indicati il papa sollecitando più volte l’apertura del Sinodo e legandolo alla riflessione sulla “Evangelii gaudium”. Sono temi che riguardano la comunità cattolica sia al suo interno che nel rapporto con il mondo. Si farà? Non so. Me lo auguro vivamente. Finora non sono note né date né indicazioni sulle procedure – ci auguriamo sinodali e dal basso – per farlo partire. Speriamo bene!

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