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Governance del Pnrr: per una reale transizione ecologica e sociale

Governance del Pnrr: per una reale transizione ecologica e sociale

Il 17 aprile scorso, il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, le associazioni Laudato si' e NOstra! si sono incontrate online per presentare un documento collettivo con osservazioni e proposte sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), il programma di investimenti post-pandemia che l’Italia dovrà presentare alla Commissione Europea nell’ambito di Next Generation Ue. Nel documento, tra le misure concrete per favorire la «rivoluzione verde», le realtà firmatarie invitavano a sottoporre tutte le iniziative previste dal Pnrr «a valutazione di impatto ambientale e sociale ed essere oggetto di dibattito pubblico e di procedure partecipative nei territori», nell’ambito dunque di un «disegno democratico che orienta la programmazione verso l’ecologia integrale e la giustizia sociale».

Ieri mattina, i rappresentanti delle tre realtà costituitesi in un “Osservatorio sulla transizione ecologica” (Alfiero Grandi, Massimo Villone, Mario Agostinelli e Jacopo Ricci) sono stati ascoltati un’audizione online dalle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Ambiente della Camera, per discutere sui contenuti e sulla governance del Pnrr.

Gli interlocutori della società civile, si legge in un comunicato del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di ieri, «hanno rilevato contraddizioni e ambiguità contenute nel Pnrr, che potrebbero vanificarne l’efficacia, e il permanere di resistenze conservatrici dei maggiori gruppi del settore energetico agli obiettivi che la stessa Commissione Europea ha chiesto di attuare per la riduzione dell’emissione di Co2 nei tempi previsti».

Alle Commissioni parlamentari l’Osservatorio ribadisce invece l'importanza di «dare da subito impulso alla produzione di energia tramite fonti rinnovabili, quali il fotovoltaico e l’eolico offshore», approfittando delle «partecipazioni pubbliche nelle aziende interessate per garantire una transizione energetica fondata sull’uso delle fonti rinnovabili». Il caso di Civitavecchia – «dove l’Enel insiste per una centrale a turbo gas, incontrando l’opposizione della popolazione e delle forze sociali» – è emblematico, afferma l’Osservatorio, dell’urgenza di tale transizione.

Come già sottolineato ad aprile, le tre realtà dell’Osservatorio hanno invitato i parlamentari ad una «particolare attenzione» nei confronti del Mezzogiorno: «L’attuazione del Piano deve diventare un’occasione storica da non perdere per ridurre sensibilmente, se non colmare, le diseguaglianze in termini economici e sociali fra Nord e Sud del Paese. La riduzione delle diseguaglianze è un grande tema internazionale ed europeo. Decisivo è quindi che la governance non venga confinata in una dimensione puramente interministeriale e che venga invece sollecitata la partecipazione delle istituzioni locali, dei sindacati, delle associazioni di cittadini e di studiosi, in un quadro di trasparenza».

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