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Libano: nuovo incarico per un governo. Card. Raï:

Libano: nuovo incarico per un governo. Card. Raï: "e basta con il solito mercanteggiare"

Undici giorni dopo la ricusazione del primo ministro designato Saad Hariri, oggi il presidente del Libano Michel Aoun, al termine delle consultazioni con tutti i gruppi parlamentari ha affidato al miliardario sunnita di ed ex primo ministro Nagib Mikati l’incarico di formare il governo. Mikati ha ottenuto 72 voti a favore e 42 astensioni.

Hariri si era dimesso il 15 luglio, dopo nove mesi di tentativi di mettere insieme una compagine governativa, quando il presidente aveva rifiutato la squadra di 24 ministri che proponeva. Secondo Al Jazeera, ad Aoun era sembrata troppo debole la rappresentanza cristiana malgrado comprendesse otto persone, compresi i dicasteri di Difesa ed Esteri, particolarmente vicine a lui. Secondo il quotidiano L’Orient-Le Jour (25/7), le tensioni invece ruotavano in particolare intorno alle prerogative dei protagonisti: Saad Hariri desiderava formare un proprio gabinetto e sottoporlo al presidente mentre quest'ultimo assicurava che, secondo la Costituzione, doveva essere coinvolto alla pari con il Primo Ministro designato nelle trattative governative.

Nell’omelia domenicale di ieri, il patriarca di Antiochia dei maroniti, card. Béchara Boutros Raï, aveva auspicato che le trattative annunciate per oggi per la nuova designazione avrebbero dovute essere condotte evitando il “solito mercanteggiare” sulle prerogative di singoli leader o gruppi, invitando i politici a formare un governo entro il 4 agosto, data del primo anniversario della la gigantesca esplosione omicida al porto di Beirut.

In questo contesto, aveva denunciato il ritardo nelle indagini sulla tragedia che ha provocato oltre 200 morti e 6.500 feriti, ritenendo che in assenza di verità, i leader dovrebbero dare ai libanesi un nuovo governo. «Ci auguriamo – queste le parole di Raï - che le consultazioni parlamentari si tengano domani e che portino alla designazione di una personalità nazionale riformatrice che goda della fiducia della popolazione in cerca di un vero cambiamento e che riceva l'approvazione della comunità araba e internazionale»- «Chiediamo a tutti coloro che sono interessati alla formazione e alla nomina di collaborare e facilitare questa volta la rapida formazione del gabinetto, senza ripetere il gioco delle condizioni costituzionali e delle eresie, nonché la lotta intorno alle prerogative», aveva avvertito, in una chiara critica rivolta a Michel Aoun e Saad Hariri. «La situazione non supporta più il dibattito su prerogative e diritti, mentre il Paese sprofonda nella povertà, nel caos e vede le sue istituzioni minacciate». «A che serve difendere i diritti delle comunità? Il Libano non viene prima?», aveva chiesto.

Anche il vescovo di Beirut, mons. Elias Audi, ieri aveva detto di sperare in una rapida soluzione della crisi «per fermare la morte strisciante che sta colpendo i libanesi». «Le rivalità politiche hanno soffocato il Paese e ucciso i libanesi. È tempo di lavorare seriamente per fermar questa catastrofe». La formazione senza indugi di un governo è necessario, aveva aggiunto, «per garantire un po' di stabilità politica ed economica e inviare un segnale positivo alla comunità internazionale».

Sulla stessa linea, il mufti giaafarita Ahmad Kabalan aveva insistito sull'instaurazione di un governo con priorità sociali, finanziarie e nazionali, lontano dal tribalismo politico». «Abbiamo bisogno di un governo di salvataggio, non di barricate»: le potenze internazionali, aveva ammonito, «non vogliono vedere una nuova Libia in Libano», anche se, aveva ipotizzato, «sono piuttosto favorevoli alla paralisi del Paese (...) per stabilire una controllo internazionale indiretto». Tuttavia, è l’osservazione del quotidiano libanese, «non ha nominato i Paesi cui rivolge la sua critica».

*La Moschea Mohammad Al-Amin, nota anche come Moschea Blu, è stata gravemente danneggiata dall'esplosione di Beirut. Foto tratta da wallpaperflare.com immagine originale e licenza

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