
Argomenti2000: Newsletter N° 7 - luglio-agosto 2021
Cari amici,
eccoci ad una comunicazione che, insieme all’augurio per il periodo dell’auspicabile riposo estivo, ha il senso di mantenere vivo il nostro impegno e la comune attenzione al mondo in cui viviamo.
DIETRO LE PROTESTE
In un panorama politico bloccato dalla scelta di sostenere, con una maggioranza assai eterogenea, il governo Draghi, al di là delle schermaglie rivolte a segnare qualche punto per la bandiera, si impone in queste settimane un fenomeno da non sottovalutare. Mi riferisco alle proteste, alle manifestazioni che partono da una avversione per alcuni obblighi legati alla campagna vaccinale ma che presto scivolano sul terreno di una protesta qualunquistica, antigovernativa e, ancora una volta, antipolitica. Pur nella eterogeneità di presenze e nella scarsa fondatezza scientifica degli argomenti utilizzati, il movimento di queste settimane non va sottovalutato, anche perché si colloca in un tessuto sociale reso fragile da più fattori.
Così come va attentamente considerato il conclamato richiamo ad un termine come “libertà”, che da sempre è parola legata alla politica, ai suoi progetti e programmi. In questo caso, però, il vocabolo viene utilizzato in una accezione impropria, come criterio ideologico per individuare un “nemico” che non è la pandemia ma una parte della politica. Sarebbe opportuno che di fronte a questo si tornasse a riflettere sul valore della libertà in una repubblica democratica e come questa non sia solo l’assenza di limiti posti all’individuo ma piuttosto l’assunzione di responsabilità sul piano tanto dei diritti quanto dei doveri individuali, sociali, politici ed economici.
Un altro argomento che possiamo sottolineare in margine alla capacità “spontanea” di mobilitare (si veda l’importante peso dei social) è che un numero sempre più elevato di cittadini è, per così dire, slegato dalle forme tradizionali di partecipazione. Questo si verifica anche per la debolezza dei partiti incapaci di uscire con una proposta forte da anni di crisi e per una sorta di obsolescenza della politica che pare non essere più in grado di svolgere il proprio compito. È anche per questo che il fenomeno delle proteste non va sottovalutato.
Allo stesso modo allarma lo spazio, anche mediatico, che guadagnano non solo minoranze estremistiche ma anche forze politiche, apertamente bifronti, che appaiono particolarmente solerti nel cavalcare e agitare la protesta di piazza magari stando al governo. Preoccupa, al riguardo, l’atteggiamento della Lega che gioca una partita schiacciata sul cinismo di una riconoscibilità politica immediata con cui intende surrogare la difficoltà sul piano della elaborazione politica.
Tutto questo appare come qualcosa che non appartiene alla normale dialettica politica, ma piuttosto ad un fraintendimento di alcuni punti basilari dell’ordinamento civile e della convivenza. Siamo uno strano Paese, dove il diritto alla salute, il diritto alla vita, evidenziato dalle migliaia di morti avuti fino ad oggi, possono essere messi tranquillamente in secondo piano rispetto al grido di un ipotetico attentato alla libertà, impropriamente rivendicata con l’uso di simboli che meriterebbero ben altro rispetto. Tutto ciò accade a livello nazionale ma viene replicato sui territori.
LA SICUREZZA, LE ARMI, LO STATO, LA POLITICA
Vale la pena riprendere le considerazioni che nei giorni scorsi avevamo offerto in una nota in margine a quanto accaduto a Voghera.
Un assessore comunale alla sicurezza avrebbe il ruolo di rassicurare i cittadini che, con politiche adeguate, la citta che contribuisce ad amministrare è più vivibile e sicura. E dovrebbe far questo collaborando con le forze dell’ordine che hanno compiti ben determinati in merito e che, anche per questo, sono armate. Da un lato la politica, dall’altro gli strumenti previsti dallo stato per garantire il rispetto delle leggi. Tutti contribuiscono così alla pacifica convivenza.
Dietro quanto accaduto a Voghera non c’è solo un fatto di cronaca, un omicidio su cui la magistratura è chiamata ad indagare. C'è una visione dello Stato che non possiamo né dobbiamo condividere. Le responsabilità penali saranno accertate, ma sul piano politico va sollevato il problema di quale senso dello Stato hanno certe forze politiche, che pure sono forti nei numeri di un consenso che è spesso frutto della sfiducia e del disorientamento di questa nostra stagione.
Non si tratta di una novità. La Lega, che vorrebbe ergersi a difensore addirittura dei valori della civiltà cristiana, ha sempre mostrato di credere in un modello di sicurezza parallelo allo Stato, fatto di ronde, di libera circolazione delle armi, di una esasperazione della legittima difesa, arrivando in sostanza ad una giustizia fai da te. Le ronde sono l’anticamera della milizia paramilitare di partito, già sperimentate nel secolo scorso. Il suo leader, all'indomani dell'episodio di Voghera non solo non si dissocia, ma parla 'ovviamente' di legittima difesa da parte di una 'persona perbene'.
Si può dare fiducia ad un partito del genere? E – domanda non banale – non dovrebbero i partiti democratici, che giustamente oggi si dicono scandalizzati dall'atteggiamento di quel leader, alzare la bandiera di un impegno a tutto campo per i diritti umani? Non dovrebbero intestarsi grandi battaglie su grandi temi sociali al posto di incartarsi nelle spire di un pensiero liberal-radicale? Non dovrebbero infine uscire dalla gabbia di individualismo che alimenta anche l’idea che esista un diritto a difendersi che non ha limiti se non quelli che arbitrariamente ciascuno decide di tracciare (questo è quanto si nasconde al di sotto di un adagio come “la difesa è sempre legittima”)?
Il pluralismo rende possibili più opzioni di voto, ma come non vedere, da persone che credono nella democrazia, l'incompatibilità di un consenso elettorale affidato a forze che propongono un modello demagogico e autoritario, che consente e anzi auspica il farsi giustizia da sé, al di là delle leggi, mettendo in discussione il monopolio democratico della forza?
Siamo alle solite: se la politica non alza la testa e non gioca fino in fondo il proprio ruolo, l’antipolitica diviene politica maggioritaria e guida le danze.
VERSO IL SEMESTRE BIANCO
Stiamo per entrare nel semestre bianco previsto dalla Costituzione in vista della nomina del presidente della Repubblica. Un periodo di sei mesi durante il quale non è possibile sciogliere le Camere. L'intento dei costituenti nello stabilire questa norma era chiaro: impedire che un Presidente in carica potesse condizionare il collegio elettorale – composto in larghissima parte dai componenti delle due camere – nella elezione del proprio successore. La norma è stata talvolta criticata, ma ha un suo senso se si considera il contesto di una sana democrazia parlamentare. Tuttavia, dentro un quadro politico così frammentato e con una prassi politica troppo spesso succube dell’immediatezza del consenso da conquistare, il semestre bianco può essere l'occasione di non poche turbolenze da parte di chi, vedi un buon numero di parlamentari, può farsi attrarre da trabocchetti. La consapevolezza di non poter essere condizionati da un immediato ritorno alle urne spinge verso un indurimento della vita parlamentare e verso pratiche spesso discutibili. Ed è un ulteriore motivo di preoccupazione. Vi è tuttavia, rispetto a questo, un limite esterno, seppur contingente, alle possibili derive politiche del semestre bianco, ed è il vincolo europeo sul PNRR e l’erogazione dei suoi fondi. Tirare troppo la corda, minando la stabilità e l’azione di governo significherebbe assumersi la responsabilità del fallimento del PNRR, con tutte le conseguenze politiche del caso.
CENTRO SINISTRA E PARTITI
Con ogni evidenza il banco di prova dei partiti esistenti e/o di quelli che nasceranno o si formeranno unendosi in qualche modo, saranno le prossime elezioni politiche del 2023, anche se le amministrative del prossimo autunno potranno fornire indicazioni molto utili, anche per gli sviluppi interni alle singole formazioni. Il quadro ci dice che saranno possibili scomposizioni, aggregazioni e forse la nascita di nuovi soggetti. Cosa farà il Pd? Inseguirà una definizione identitaria dichiarandosi “di sinistra”? Con il rischio di cavalcare temi peraltro sanno poco di sinistra. Oppure, con uno sguardo ampio al futuro del Paese, si collocherà in maniera tale da essere la forza portante di una coalizione di centro sinistra, competitiva sul centro, provando ad intercettare il voto di tanti incerti o anche di quella quota di elettori in uscita da un centro destra dalle tinte marcate? E cosa faranno le attuali formazioni che si collocano nell’area centrale, con caratteristiche diverse e con in prima fila leadership personali? Si aggregheranno magari anche per la necessità di superare probabili sbarramenti messi dalla legge elettorale, per poi tornare a dividersi per la mancanza di un progetto comune e per l'incompatibilità dei singoli leader?
Certo sembra incredibile che, da parte dei partiti di centro sinistra, non si colga l’occasione di questo tempo di forzosa stabilità governativa per lavorare al proprio interno e costruire programmi e intese che possano realisticamente e efficacemente aspirare ad essere base di una proposta di governo per il Paese. Ci sarebbe un grande bisogno di ‘tornare alla politica’.
DOPO AGOSTO… VIENE SETTEMBRE
A settembre riprenderemo i contatti e le attività, non solo locali – specie regionali – e nazionali. Siamo consapevoli di vivere un periodo “di stanca” o comunque di difficili entusiasmi, ma anche per questo è importante farci coraggio a vicenda, continuare a confrontarci, aumentare le occasioni di dibattito e di elaborazione. L’intenzione è allora quella di offrire qualche appuntamento per la ripresa autunnale, pensando anche all’appuntamento delle Settimane sociali (si v. l’approfondimento proposto da Gianni Saonara).
Intanto segnalo che gli amici di Tortona hanno programmato per i giorni dal 20 al 22 di agosto, un momento di riflessione estivo, promosso dall’AC e a cui aderiamo come Argomenti2000, sul tema “Fuori le Mura! Oltre le barriere cittadini del Creato”
È una occasione che si può cogliere (Clicca qui per la locandina)
A tutti, anche a nome degli amici che… si impegnano per il lavoro comune, una buona estate!
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