
Il gesuita p. Martin Maier, nuovo direttore di Adveniat: "Vorrei che Francesco fosse più deciso"
ESSEN-ADISTA. Fu l’assassinio dell'arcivescovo Oscar Romero nel 1980 a dare al gesuita tedesco p. Martin Maier lo slancio verso l'America Latina e la Teologia della liberazione, quello slancio che lo portò a vivere per diversi anni in Salvador - nel bel mezzo della guerra civile - e dove rischiò di essere ucciso dagli squadroni della morte che assassinarono i gesuiti dell’Università centroamericana, la Uca, nel novembre 1989. Ora, dal primo settembre, p. Maier, che negli ultimi sette anni è stato segretario per gli affari europei presso il Jesuit European Social Centre (JESC), è il nuovo direttore generale di Adveniat, l'organizzazione caritativa episcopale tedesca per l'America Latina e i Caraibi, nominato dalla Conferenza episcopale tedesca.
In una lunga intervista al sito tedesco katholisch.de, Martin, oltre a ripercorrere la propria storia, esprime anche una valutazione sul pontificato di papa Francesco. «In realtà ci sono cose che non sono così facili da capire, su di lui. Vive, ovviamente, della spiritualità ignaziana. È una spiritualità dove la tensione degli opposti gioca un ruolo importante e dove non si risponde a domande complesse con un semplice sì o no, ma dove si avviano processi», afferma Maier. «E penso anche che abbia posto dei temi centrali, a cominciare dalla Chiesa per i poveri. Poi con l'enciclica Laudato si' ha mostrato il nesso tra la questione ecologica e la questione globale della giustizia. Le sue iniziative nel dialogo interreligioso: la dichiarazione congiunta che ha firmato con il Grande Imam ad Abu Dhabi. In fondo, anche l'ultima enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l'amicizia sociale è una continuazione di questa comune dichiarazione interreligiosa. Ha già avviato processi di cambiamento che semplicemente non vanno veloci come molti vorrebbero. Ma stanno andando avanti».
«A volte vorrei anche – prosegue Maier - che prendesse decisioni più chiare». Ad esempio nel caso del Sinodo per l' Amazzonia, spiega, quando si pose la questione dell’eventuale ordinazione sacerdotale dei viri probati. «Ovviamente era dell'opinione che i tempi non fossero ancora maturi per farlo». Insomma: «Sono rimasto deluso. Avrei voluto che desse un segnale più chiaro, ma è ovviamente arrivato alla conclusione di dire: Non ancora. Forse, però, anche questo aspetto si svilupperà».
Riguardo al nuovo incarico ad Adveniat, «non vedo l'ora di iniziare», afferma, «perché personalmente ho una lunga storia con l'America Latina: una parte del mio cuore è rimasta in El Salvador, dove ho vissuto dal 1989 al 1991. Amo le persone. Ecco perché arrivo dove mi è sempre piaciuto essere e non vedo l'ora».
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