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Libano: la giravolta del patriarca Beshara Rai, “via tutti i profughi siriani dal Paese”

Libano: la giravolta del patriarca Beshara Rai, “via tutti i profughi siriani dal Paese”

Il patriarca libanese, il cardinale Beshara Rai, a margine di una sua visita in Ungheria, ha rilasciato una dichiarazione a VaticanNews - che  non è firmata e appare solo in lingua polacca - nella quale si legge che i profughi siriani devono fare rientro urgentemente nel loro Paese, anche in modo coatto. Per il patriarca, si legge, il Libano, stremato dalla crisi economica che lo attanaglia, non può più ospitarli, visto che molti di loro ormai vivono meglio dei libanesi, godendo di aiuti internazionali che i libanesi non hanno. Inoltre, stando a questo testo, il cardinale Beshara Rai afferma che il rimpatrio dei profughi siriani è importante anche per la democrazia libanese, che si regge sul rapporto tra le diverse comunità, e loro, essendo quasi tutti sunniti, altererebbero la bilancia demografica. Il testo, che non ha virgolettati, si conclude affermando che lo stesso papa Francesco, che prima invece era per aiutare i profughi dove sono, si sarebbe convinto di questa necessità dopo una lettera inviatagli dal prelato.  

Queste affermazioni hanno avuto immediata eco in tutto il Levante. Sono state riprese in apertura di importanti siti e telegiornali, da Orient tv, che trasmette dal Libano, alla tv siriana. Cosa sarà rimasto di anni di lavoro per la tutela dei profughi e dei loro diritti, anche tramite i corridoi umanitari vero l’Italia e altri Paesi europei? Un importante imam di Beirut si è chiesto se questo voglia dire aprire le porte alla violenza comunitaria contro i profughi siriani.

Il punto che pone questo testo è enorme se si considera che un rapporto di Amnesty International pubblicato proprio in questi giorni attesta i numerosi casi di torture inflitte ai profughi che sono rientrati in patria. Ha scritto nei giorni scorsi “Avvenire”: «In totale, il rapporto dal titolo Stai andando verso la tua morte” documenta 59 casi di uomini, donne e bambini arrestati arbitrariamente al rientro in Siria, nella maggior parte dei casi per accuse di terrorismo. In 33 di questi casi, le persone arrestate sono state torturate nel corso degli interrogatori o durante la detenzione. Amnesty International documenta 27 casi di sparizione forzata, in cinque dei quali le autorità hanno comunicato alle famiglie il decesso in carcere. Quattro detenuti scomparsi sono stati, invece, rilasciati mentre di 17 non si sa più nulla. Amnesty fa anche riferimento a “14 casi di violenza sessuale perpetrati dalle forze dellordine, tra cui sette stupri commessi contro cinque donne, un adolescente e una bambina di cinque anni”».

Si potrà dire che i casi citati da Amnesty sono pochi, visto che i rifugiati siriani solo in Libano sono circa due milioni. E’ vero: e sono pochi perché non di tutti si sa e perché comunque pochi sono i profughi caduti nella trappola del rientro. Sanno bene che il destino che li attenderebbe è proprio quello indicato da Amnesty nel titolo del rapporto. E sanno anche di essere stati deportati con la complicità di un attore libanese, Hezbollah,  che ora opera per rimpatriarli. La storia della presenza e dellazione per ripulire” la valle dellOronte da una presenza sgradita al regime di Assad con le famigerate battaglie di Homs, al Qusay, Yabroud e altre, è nota e antica. E senza quellazione tesa a sradicare una popolazione dalle sue terre oggi nel nord del Libano non ci sarebbero milioni di profughi. Ora sarebbe interessante indagare su un altro dato: alle recenti elezioni presidenziali siriane ha votato un numero di persone superiore a quello noto dei residente rimasti. Errore magari di una regime propenso a gonfiare i numeri? O trasferimento “coatto” di altri disperati da altri Paesi vicini e collocati nei territori senza più popolazione in Siria?

La drammatica situazione libanese è tale da porre oggettivamente la questione dei profughi siriani, ma anche quella dell’immiserimento di un Paese che era economicamente evoluto, istruito, dotato un prospero sistema bancario. Lo hanno causato i profughi siriani o i comportamenti del ceto politico libanese e il coinvolgimento di Hezbollah in tutte le guerre regionali? Dalla Siria allo Yemen il partito, libanese, di Hassan Nasrallah, i leader di Hezbollah, è un soggetto non solo attivo, ma operativo. Anche di questo si dovrebbe discutere parlando di un rimpatrio coatto, che ora sarebbe addirittura condiviso da Francesco. Questo è il punto più sorprendente, se si considera che Francesco ha espresso più volte la sua gratitudine al Libano per la generosità con i profughi e il suo desiderio di visitare il Paese dei cedri.

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