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PRIMO PIANO. Deficit di responsabilità

PRIMO PIANO. Deficit di responsabilità

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 36 del 16/10/2021

Da persona che vive a nord e di centrosinistra, dovrei partire dai dati positivi – dal mio punto di vista – di questa tornata elettorale amministrativa. Vorrei invece parlare per prima cosa della Calabria. Una regione in cui tante persone hanno voglia di riscatto, di legalità, di politica pulita, di servizi che funzionino, di sviluppo economico sostenibile, come si è visto a Riace e non solo. Che avrebbe bisogno di un ampio schieramento progressista, alleato con le forze sane della società civile e dell’economia, con il mondo associativo e del volontariato, con le parrocchie più impegnate, per una politica radicalmente nuova, davvero al servizio dei cittadini. E che invece conosce ancora divisioni e distinguo, a tutto vantaggio di chi non potrà che proseguire con i soliti modi e i soliti schemi i quali, purtroppo, stanno bene a quella parte della popolazione desiderosa che tutto resti com’è – l’importante è ottenere quei piccoli o grandi vantaggi per sé e il proprio clan. La speranza è che da questa sconfitta si riparta per costruire un’alternativa solida, capace di far risalire questa regione dagli ultimi posti in cui viene collocata in tutte le classifiche, debellare il cancro della ‘ndrangheta, ridare un futuro e una speranza ai giovani prima che fuggano del tutto da questa terra meravigliosa, così ricca di storia, cultura e di solidarietà. Perché rinascere si può, ma bisogna volerlo e organizzarsi per questo obiettivo.

Venendo al voto nelle città e nei paesi, una premessa è d’obbligo: il voto amministrativo ha sempre una dimensione locale – com’è giusto e inevitabile – seppure ci siano “tradizioni” di lungo periodo (ma sempre meno incidenti) e più o meno ampi condizionamenti, a seconda del momento, dalla politica nazionale. Il mix tra queste tre componenti è sempre molto complesso da decifrare, ancora di più quando a votare è un numero di cittadini molto inferiore al dato potenzialmente “normale”.

Certamente nelle grandi città la politica nazionale si fa più sentire rispetto ai piccoli paesi, ma anche in quei casi hanno un peso rilevantissimo i candidati o le candidate a sindaco/a e, seppure in misura minore, le liste che sono state approntate. È dunque possibile tracciare, almeno per le grandi città, qualche prima riflessione. Innanzitutto, l’idea che il centrodestra e la Lega in particolare siano imbattibili è smentito dai fatti (del resto, battute d’arresto si erano già verificate persino in una fase molto più positiva per queste formazioni). Ciò significa che gli schieramenti di centrosinistra possono competere e anche vincere su larga scala. A condizione però che trovino una sintesi tra le diverse posizioni – sintesi non banale, non raffazzonata, ma frutto di una discussione vera e approfondita, anche difficile, ma autentica – e riconoscano, quando sarà necessario, una leadership unitaria all’altezza del compito.

Nel caso delle elezioni amministrative, ciò è reso inevitabile dal sistema elettorale che prevede l’elezione diretta di sindaci/sindache e presidenti di Regione; ma anche la politica nazionale dovrebbe ragionare come se l’Italia fosse una grande città, superando le troppe frammentazioni, pur senza forzate omogeneizzazioni delle differenze, che sono una ricchezza. Il mio è un discorso generale, non mi riferisco di per sé a quelli che sono attualmente i rapporti tra PD e 5Stelle: anche se una chiarificazione sul piano programmatico da parte del Movimento guidato da Conte, si renderà prima o poi necessaria per capire se si può trovare un terreno comune, non tattico ma sostanziale.

Non mi soffermo a commentare i risultati delle singole città, perché più che abbondanti sono i commenti e le analisi e rischierei di ripetere concetti già espressi altrove. I numeri del resto parlano abbastanza chiaro su chi abbia prevalso in queste amministrative (seppure non si sappia ancora come andrà a finire a Roma e Torino) e su una possibile china discendente da parte della Lega e soprattutto del suo leader, Matteo Salvini. Il cui ridimensionamento è da considerare una bella notizia per il Paese anche se la forza di un partito come Fratelli d’Italia non può che destare grande preoccupazione.

Vorrei invece dire qualcosa sul tema dell’astensionismo. Il dato è infatti impressionante, persino in città che hanno una lunga tradizione di partecipazione civica e politica e nonostante ci fossero due giorni per votare. Paura del Covid, preoccupazioni e pensieri in questa difficile fase della vita quotidiana: certamente questi problemi hanno inciso. Ma direi che, accanto a un numero ormai consistente di non votanti “cronici” – persone che hanno deciso di astenersi dal voto come scelta permanente, salvo situazioni particolari – e a una parte di delusi del centrodestra e dei 5Stelle, ci sono cittadini che non votano in quanto non si ritengono rappresentati.

Questo fenomeno ha due facce e quindi due responsabilità: da un lato quello dell’offerta politica, cioè con quali modalità, persone, linguaggi, proposte essa si presenta; dall’altro, la tendenza di alcuni a cercare proposte politiche così somiglianti alle proprie proiezioni individuali che ovviamente non possono (e non devono) sussistere nella realtà.

Occorre quindi che la politica, a tutti i livelli, lavori ancora sulla serietà e credibilità del suo agire e che nello stesso tempo si recuperi tra i cittadini – con un nuovo modo di operare dei partiti e movimenti, ma anche con il lavoro sociale e culturale di gruppi e associazioni – il senso di una partecipazione che va oltre il proprio specifico punto di vista; il che non vuol dire “fare sconti” sul piano dei valori di onestà, trasparenza, adesione vera ai principi costituzionali, serio impegno per il bene comune, ma accettare serenamente un’ idea di rappresentanza che non è e non può essere “clonazione” di se stessi e dei propri desideri ed esigenze; semmai impegnandosi a stimolare, a chiedere conto, a esercitare un giusto esame critico su quello che viene o non viene fatto da chi è stato eletto.

Questo lavoro di sensibilizzazione e di diffusione di una cultura politica volta a riaffermare il senso di responsabilità per la casa comune e l’importanza della partecipazione alla vita pubblica (non solo al momento del voto) non può che vedere protagonisti attivi anche i cristiani, come singoli e nelle loro aggregazioni comunitarie.  

Sandro Campanini è coordinatore nazionale di C3dem (Costituzione, Concilio, Cittadinanza)

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