
Il conflitto nel Tigray e il nodo dei droni turchi: un articolo di Antonio Mazzeo
Si intensifica il conflitto nel Tigray, la Regione più settentrionale delle nove che compongono la Repubblica Federale Democratica d'Etiopia, al confine con l’Eritrea. Tanto il quotidiano turco Daily Sabah quanto l’agenzia Reuters confermano che l’esercito etiope si starebbe rifornendo di droni killer dalla Turchia, probabilmente per scovare e colpire i ribelli del Tplf (Fronte Popolare di Liberazione del Tigray) nascosti sulle montagne tigrine. Questo il tema al centro del recente approfondimento che Antonio Mazzeo – insegnante e giornalista investigativo siciliano, noto per le sue inchieste sul Muos (sistema Usa di comunicazione satellitare a Niscemi), sulla base militare Nato di Sigonella, e sui droni – ha pubblicato sul suo sito.
I “Bayraktar TB2”, spiega l’analista, sono droni «in grado di svolgere in totale autonomia i decolli e gli atterraggi e semi-autonomamente le missioni di intelligence, sorveglianza e riconoscimento e di attacco armato. L’industria “Baykar” che li ha progettati e realizzati è interamente controllata dalla famiglia Bayraktar; il presidente del consiglio d’amministrazione è Selçuk Bayraktar, genero del presidente turco Recep Tayyp Erdogan avendone sposato la figlia Sümeyye».
Dati alla mano, Mazzeo sottolinea che l’Etiopia (e più in generale l’Africa orientale) sta diventando una importante terra di conquista per la Turchia, che – con oltre 200 aziende operative sul territorio – si attesta come secondo investitore estero nel Paese dopo la Cina. «Rilevantissime le esportazioni di sistemi d’arma turchi all’Etiopia», aggiunge: «Solo nei primi tre mesi del 2021 ci sono stati trasferimenti per 51 milioni di dollari, contro i 203.000 dollari registrati nello stesso trimestre dell’anno precedente».
«Il conflitto in Tigray – spiega ancora Mazzeo – si è caratterizzato non solo per i drammatici bombardamenti contro la popolazione civile ma anche per la diffusione di informazioni spesso prive di fondamento e il cui fine è stato quello di “intossicare” ulteriormente lo scontro armato tra le parti belligeranti. L’impiego massiccio dei droni armati da parte etiope è stato uno degli argomenti più utilizzati dalle fonti d’opposizione tigrine sin dallo scoppio del conflitto nel novembre 2020. Inizialmente i vertici militari etiopi hanno smentito il possesso di velivoli senza pilota ma poi ne hanno ammesso l’uso anche se solo contro target militari».
Leggi l’inchiesta sul sito di Antonio Mazzeo
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