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Polonia: i medici le rifiutano l'aborto, la paziente muore per setticemia. Proteste in 80 città del Paese

Polonia: i medici le rifiutano l'aborto, la paziente muore per setticemia. Proteste in 80 città del Paese

Forse è stata la legge a uccidere Izabela, 30 anni e una figlia di 9, incinta di 22 settimane. È per questo, perché ritengono che la morte di Izabela, risalente al 22 settembre scorso, sia stata causata dalla legislazione punitiva sull’aborto, che sono scesi in piazza, il 6 novembre, con lo slogan: “Non una di più”, migliaia di manifestanti in 80 città della Polonia, aggiungendosi alle proteste già avvenute nella settimana precedente.

«I medici hanno aspettato che il feto morisse. Il feto è morto, la paziente è morta. Shock settico», ha scritto in un tweet Jolanta Budzowska.

Izabela stessa aveva scritto alla madre: «Il bambino pesa 485 grammi. Per ora, grazie alla legge sull'aborto, devo stare a letto. E non possono farci niente. Aspetteranno che muoia o che inizi qualcosa e, se no, posso, grande, aspettati la sepsi». E in un altro messaggio: «Mi sta salendo la febbre. Spero di non avere la sepsi altrimenti non ne uscirò», ha scritto ancora, «Che orrore, la mia vita è in pericolo. E devo aspettare».

Malgrado il feto fosse malformato, i medici, seguendo la legge restrittiva sull'interruzione di gravidanza in vigore dall'inizio di quest'anno, si sono rifiutati di praticare l'aborto, che avrebbe salvato la vita della giovane donna. Dopo la sua morte, due medici dell'ospedale di Pszczyna sono stati sospesi dalle loro funzioni e la procura locale ha aperto un'indagine.

Izabela è la prima ad aver perso la vita a causa della decisione della Corte costituzionale dell'ottobre 2020, entrata in vigore a fine gennaio.

L’intervento della Corte Costituzionale era stato sollecitato da un gruppo di 119 parlamentari appartenenti a tre partiti polacchi perché si rivedesse la legge del 1993 che permetteva l'aborto in caso di anormalità fetale, sostenendo che la legge era incompatibile con la Costituzione polacca. La sentenza, pur confermando l’IgV nei casi di stupro e incesto, lo ammette solo nel caso in cui un danno grave e irreversibile al feto ne minacci la vita. Sono penalmente perseguibili tutti coloro, a partire dai medici, che in qualche aiutano le donne a interrompere la gravidanza.

Secondo le organizzazioni per i diritti delle donne, diverse migliaia di donne polacche – pare circa 120 mila – hanno chiesto aiuto con l'obiettivo di abortire, principalmente all'estero.

*Manifestazione contro l'aborto in Polonia. Foto tratta da blog.uaar.it

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