Giubileo, giustizia, fraternità. Un libro di Emilio Gabrielli
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 42 del 27/11/2021
Emilio Gabrielli, nato nel 1937 a Castignano (AP) e laureato in Teologia all’Urbaniana di Roma, nel 1978 ha fondato con la moglie Lidia Bertocci Magrini la casa editrice “Il Segno”, che negli anni successivi, con il coinvolgimento delle tre figlie, è diventata “Gabrielli editori”. Uomo di cultura e di fede, editore e autore, impegnato nel campo del cattolicesimo conciliare e progressista, instancabile divulgatore di testi e autori di “frontiera” nel dibattito teologico e nel campo della spiritualità, ha promosso numerosi convegni, seminari, eventi di discussione teologica, politica e culturale. Ogni tanto si dedica anche alla scrittura. Il suo ultimo libro, La Terra è del futuro, come scrive Paolo Farinella nella prefazione, è nato «nel silenzioso ascolto delle rotative della macchina a stampa», scaturito, quindi, dalla sua esperienza come editore, dalle sue conoscenze teologiche e dal suo vissuto come padre e marito.
In questa «lettera agli Amici» Emilio Gabrielli cerca di tradurre in pratiche concrete, dalla semplice quotidianità fino al quadro politico ed economico attuale, la profezia del Giubileo, così come originariamente l’aveva intesa la Bibbia (e come in un celebre testo – Farete riposare la terra, che il titolo scelto da Emilio Gabrielli riprende – l’aveva poi ripresa il teologo Giovanni Franzoni): un anno di grazia (che arrivava dopo sette cicli di sette anni, a memoria della creazione), in cui attuare pratiche di giustizia sociale.
L’istituto del Giubileo voleva che, all’inizio del 50.mo anno, tutte le questioni fondiarie, proprietarie e debitorie si azzerassero, allo stesso modo ogni proprietà data in pegno, doveva ritornare al legittimo proprietario, così come ogni persona in schiavitù riacquistava la libertà. Il Giubileo era un anno di riposo per la terra, non si poteva seminare, potare o vendemmiare, i frutti non venivano raccolti, le riserve potevano essere consumate solo fino a quando i frutti fossero rimasti sull’albero, finita la stagione tutto doveva andare distrutto: veniva così restaurata l’uguaglianza assoluta tra tutti gli esseri viventi.
Gabrielli nel suo libro mostra come, se calato nell’oggi, il progetto giubilare possa diventare un’importante strumento di fede e di vita, un’opportunità per l’uomo di riconoscere le proprie responsabilità di fronte alla crisi del nostro tempo, che è una crisi ambientale, umanitaria, politica ed economica, profetizzando il passaggio «da un’economia di scambio» a «un’economia della solidarietà, da un’economia dell’individuo a un’economia della comunità, da un’economia della tristezza […] a un’economia della gioia nella condivisione».
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