Persecuzione politica negli Usa. Non muoia in carcere Leonard Peltier
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 8 del 05/03/2022
Leonard Peltier ha 77 anni; da 46 è in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso: un processo farsa con una giuria razzista lo condannò sulla base di testimonianze e prove false. Gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica. Leonard Peltier è un perseguitato politico, perché è un nativo americano che ha dedicato la sua vita alla lotta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra. Peltier è gravemente malato e recentemente ha contratto il Covid. La sua vita è in pericolo, ma neppure questo ha persuaso il presidente Usa a restituirgli la libertà con la grazia.
Da tutto il mondo, da decine d'anni, si chiede che Leonard Peltier sia liberato: lo hanno chiesto Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e innumerevoli altre personalità, istituzioni internazionali come il Parlamento Europeo, associazioni prestigiose come Amnesty International e milioni di persone con petizioni per la sua liberazione. Ma ogni sforzo è stato vano.
Perché tanto accanimento contro un settantasettenne gravemente malato? Perché gli è sempre stato negato il processo d’appello che lo avrebbe assolto?
Perché non gli è mai stata ridotta o alleviata la pena?
Perché Peltier rappresenta l'intera Ridge, si scatena la repressione contro l’Aim: nativi tradizionalisti e militanti vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte (i famigerati “Goons”, sostenuti dall'Fbi) del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson. Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons, alcuni nativi tradizionalisti chiedono l’aiuto dell'Aim: un gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualità. Proprio in periodo Dick Wilson sta anche trattando, in segreto, la cessione di parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie. Il 26 giugno 1975 avviene l’“incidente a Oglala”: l’Fbi scatena una sparatoria che si conclude con la morte degli agenti Fbi Jack Coler e Ronald Williams. Resta ucciso anche un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, mentre i militanti dell'Aim, guidati da Leonard Peltier, riescono a sfuggire all'accerchiamento dell'Fbi e degli squadroni della morte. Nessuna inchiesta viene aperta sulla morte del giovane indiano, così come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti dai Goons. L'Fbi però scatena una caccia all'uomo per vendicare la morte dei due agenti: finiscono nel mirino Bob Robideau, Dino Butler, Jimmy Eagle e Leonard Peltier. I primi due vengono arrestati e assolti, a Rapid City, per umanità oppressa che lotta per la liberazione e per la difesa del pianeta minacciato di distruzione da un sistema dominante, da un modello di produzione e di sviluppo che schiavizza, divora e distrugge gli esseri umani, gli animali, l'intero mondo vivente. La solidarietà con Leonard Peltier è la solidarietà con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano.
La vita, la lotta e la persecuzione di un indiano
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944. Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoché tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignità ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano, la propria identità, la propria cultura. Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle loro rivendicazioni contenute nei "Venti punti", che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 di Wounded Knee (luogo del massacro del 1890, simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco), nella riserva di Pine Ridge, si scatena la repressione contro l’Aim: nativi tradizionalisti e militanti vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte (i famigerati “Goons”, sostenuti dall'Fbi) del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons, alcuni nativi tradizionalisti chiedono l’aiuto dell'Aim: un gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualità. Proprio in periodo Dick Wilson sta anche trattando, in segreto, la cessione di parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l’“incidente a Oglala”: l’Fbi scatena una sparatoria che si conclude con la morte degli agenti Fbi Jack Coler e Ronald Williams. Resta ucciso anche un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, mentre i militanti dell'Aim, guidati da Leonard Peltier, riescono a sfuggire all'accerchiamento dell'Fbi e degli squadroni della morte.
Nessuna inchiesta viene aperta sulla morte del giovane indiano, così come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti dai Goons. L'Fbi però scatena una caccia all'uomo per vendicare la morte dei due agenti: finiscono nel mirino Bob Robideau, Dino Butler, Jimmy Eagle e Leonard Peltier. I primi due vengono arrestati e assolti, a Rapid City, per legittima difesa. L'Fbi rinuncia a perseguire Jimmy Eagle e concentra le accuse su Leonard Peltier, fuggito nel frattempo in Canada. Lì viene arrestato ed estradato sulla base di una falsa testimonianza del duplice omicidio rilasciata da una “testimone” che ha poi rivelato di essere stata costretta sotto minaccia dall'Fbi. Peltier viene processato non a Rapid City, come i suoi compagni assolti, ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi. Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le prove e le testimonianze contro di lui fossero false, estorte dall'Fbi con pesanti minacce. Infatti, quando grazie al Freedom of Information Act fu possibile accedere a documenti segreti dell'Fbi, si scoprì che non era stato il "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, subisce un tentato omicidio, sventato in modo rocambolesco, e viene sottoposto a un regime vessatorio che compromette la sua salute. Sebbene in condizioni detentive particolarmente dure, Leonard Peltier continua a portare avanti il suo impegno morale, sociale e politico, ma anche artistico e letterario, diventando sempre più punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid. Le autorità negano non solo la libertà, ma anche un nuovo pronunciamento giudiziario e tutte le altre guarentigie riconosciute ai detenuti.
Nel 1983, e in seconda edizione nel 1991, viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier. Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova campagna diffamatoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, dà alle stampe un libro che è una vera e propria summa delle accuse contro Leonard Peltier. Tuttavia è ormai chiaro che Peltier è innocente. La prova definitiva arriva paradossalmente proprio dal libro di Trimbach, pubblicata per accusare l'Aim di terrorismo e Peltier di omicidio. Ma l'autore, che non presenta alcuna vera prova contro Peltier, di fatto conferma così che prove contro Peltier non esistono.
Gli anni passano e la solidarietà aumenta, ma senza ottenere la scarcerazione di Peltier. Occlusa la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma persino i presidenti più volenterosi, come Clinton e Obama, hanno fatto un passo indietro intimoriti dalla reazione dell'Fbi.
Leonard Peltier è oggi affetto da gravi patologie e ora ha contratto anche il Covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente!
La solidarietà in Italia
Anche in Italia è cresciuto un movimento di solidarietà per la liberazione di Leonard Peltier. Con l'elezione di Biden alla Casa Bianca nel 2021 vi è stata una significativa ripresa delle iniziative. Una nuova campagna – con una peculiare impostazione nonviolenta – è stata promossa a giugno 2021 dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo. Ha suscitato rilevanti adesioni, tra cui quella del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Aderendo all’iniziativa viterbese, il 23 agosto 2021 in conferenza stampa e sui social network, Sassoli ha chiesto al Presidente Usa la grazia per Peltier. «Invierò una lettera alle autorità statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni», scriveva in un tweet quel giorno. «Spero che le autorità accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque». Anche dopo la scomparsa del presidente Sassoli, e anche nel suo ricordo, l'iniziativa italiana per la liberazione di Leonard Peltier prosegue.
INFORMAZIONI DI CONTATTO
Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier:
e-mail: bigoni.gastone@gmail.com, naila.clerici@soconasincomindios. it, nepi1.anpi@gmail.com, centropacevt@gmail.com;
tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarietà con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista Tepee e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact@whoisleonardpeltier.info
Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio. it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
Peppe Sini è responsabile del Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera di Viterbo
'Free LEONARD PELTIER' / Trumbullplex (Anarchist housing collective) / Detroit, Michigan / March 2009 - foto [ritagliata] di kenny tratta da wikimedia commons, licenza Creative Commons
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