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Gravissimi i segnali della crisi climatica. Subito la transizione ecologica ed energetica. L'allarme degli scienziati

Gravissimi i segnali della crisi climatica. Subito la transizione ecologica ed energetica. L'allarme degli scienziati

Sono meteorologi, medici, architetti, epidemiologi, ingegneri, chimici, giornalisti ambientalisti… in tutto58 “addetti ai lavori” che firmano un appello intitolato “Cogliere gli avvertimenti di scienza e natura e avviare una rapida transizione ecologica ed energetica”. Avvertimenti che sono i «gravissimi segnali della crisi del clima» che «dovrebbero già da soli indurre a fermare subito la guerra in corso e accelerare i provvedimenti necessari a ridurre drasticamente tutte le emissioni climalteranti». Negli ultimi giorni ci hanno messo sull’avviso il nuovo rapporto IPCC dell’Onu sull’ambiente con il suo monito «il momento di agire è ora o mai più» e «gli eventi drammatici in Artide e Antartide» che «richiedono azioni immediate». E tuttavia è l’immobilismo che predomina.

«Avrebbero meritato estrema attenzione – scrivono i firmatari – le notizie recenti dall’Antartide, dove, nella base Dome Concordia, a 3.234 metri di altezza, è stato registrato un valore di Temperatura massima di -11,5 °C, quasi 40 °C al di sopra della temperatura tipica di metà marzo e il valore più alto mai registrato dall’inizio delle rilevazioni. Vi è stato un caldo eccezionale anche al polo Nord, dove sono state registrate temperature 18-20 °C al di sopra delle medie tipiche del periodo, con conseguente fusione del ghiaccio intorno alle isole Svalbard (100.000 kmq in meno di una settimana!). L’anticiclone che ha bloccato l’aria calda e umida richiamata sulla Groenlandia da un’area di bassa pressione è lo stesso che ha interessato anche l’Europa occidentale e che è responsabile della grave siccità di molte città italiane ed europee».

«A livello globale, tra il 2000 e il 2019, 5.083.173 di decessi ogni anno – segnalano – sono stati associati a temperature ambientali non ottimali e circa 12 milioni di persone sono costrette a sfollare ogni anno a causa di inondazioni e siccità mentre la redditività delle terre che danno prodotti base per l’alimentazione si sta riducendo. L’alto carico di mortalità associato ad inquinamento atmosferico e crisi climatica impone di predisporre immediatamente strategie per ridurre gli impatti attuali e per prevenire possibili aggravamenti della crisi».

I firmatari avanzano dunque delle proposte incentrate sul tema dell’accelerazione della transizione energetica per attenuare gli effetti del conflitto in corso. «L’indicazione ci viene direttamente dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), la quale ha calcolato che alcune azioni immediate nelle economie avanzate, che rappresentano circa il 45% della domanda mondiale di petrolio, ma estensibili a più Paesi, potrebbero ridurre la domanda di petrolio di 2,7 milioni di barili al giorno nei prossimi 4 mesi. L'IEA propone 10 azioni immediate nel settore dei trasporti, tra cui nove di sufficienza ed una di aumento dell’efficienza tecnologica».

L’indipendenza energetica è possibile «mediante la riduzione dei consumi e il parallelo rapido aumento della frazione di energia rinnovabile: questa è «l’unica via possibile per evitare il declino del sistema industriale e agricolo italiano, e con esso dell’intero sistema sociale del nostro Paese». «È giusta la strada intrapresa dal governo di snellimento delle procedure burocratiche, garantendo comunque la salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio e delle colture», osservano. Ma c’è bisogno di rapide azioni concrete che i firmatari elencano: «Chiediamo l’immediato allaccio in rete dei nuovi impianti di produzione energetica rinnovabile, con priorità per quelli su infrastrutture esistenti o terreni già degradati e non recuperabili, e la possibilità di recupero senza costi aggiuntivi dell’energia immessa in rete. Necessitano, inoltre, provvedimenti atti a facilitare gli impianti domestici, le cooperative e le comunità energetiche rinnovabili (CER) e gli impianti su scala industriale ad emissioni vicino alla zero. Soprattutto, chiediamo che venga data la priorità alla produzione di energia rinnovabile da tecnologie la cui efficienza è nota e provata, senza disperdere le risorse in tecnologie inefficienti, o ancora non provate su scala industriale, oppure nemmeno veramente rinnovabili».

«Le azioni descritte – concludono –, agendo positivamente sull’inquinamento atmosferico hanno anche il vantaggio di produrre co-benefici per la salute e la crisi climatica, e sono applicabili in tempi e con costi contenuti, per questo confidiamo che possano essere oggetto di seria valutazione».

Il documento e le firme che lo corredano è leggibile integralmente qui

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