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#perugiassisi: dopo la Marcia, l'appello a «togliere la parola alle armi»

#perugiassisi: dopo la Marcia, l'appello a «togliere la parola alle armi»

La Marcia #perugiassisi non si è conclusa il 24 aprile ma si protrae idealmente nei mesi a venire, tenendo a mente l’appuntamento dell’1-2 ottobre prossimi, che molto probabilmente preparerà la Marcia ordinaria #perugiassisi.

Numerosi sono stati infatti gli appelli e le proposte circolati dopo il 24 aprile, impegni concreti da mettere in campo «per togliere la parola alle armi», sulla scia anche delle parole di papa Francesco, che in chiusura del Regina Caeli (che sostituisce l'Angelus nel tempo pasquale), recitato nello stesso giorno della manifestazione umbra, ha salutato e ringraziato i partecipanti alla Marcia e ha chiesto ai leader politici – «per favore» – di ascoltare «la voce della gente, che vuole la pace, non una escalation del conflitto.

L’appello dei partecipanti alla Marcia è rivolto innanzitutto ai vertici della politica italiana (al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati), invitati a un incontro «per riflettere sulle proposte della Marcia PerugiAssisi per fermare l’escalation, togliere la parola alle armi e ridarla alla politica». Resta ferma, infatti, la convinzione che «le sorti dell’Ucraina, dell’Europa, del diritto all’autodeterminazione dei popoli, della libertà, della democrazia e della pace nel mondo sono troppo importanti per essere lasciate nelle mani dei signori della guerra».

L’appello è rivolto anche al segretario generale Onu, António Guterrez, invitato «ad avviare in prima persona un negoziato globale per la pace anche coinvolgendo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Partendo dai principi sanciti dalla Carta dell’Onu e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, tutti i governi del mondo, a cominciare dalle grandi potenze, devono essere chiamati ad affrontare i veri nodi globali dello scontro assumendosi la responsabilità di scegliere la via della pace anziché la via della guerra».

A giornalisti e agli altri operatori dei media, i partecipanti alla Marcia chiedono poi «di dare voce e spazio alla pace e alla ricerca collettiva delle sue vie. Basta con i megafoni di guerra. Basta con la propaganda di guerra. La pace merita almeno lo stesso spazio occupato dalla guerra».

Infine, l’appello invita donne e uomini «amanti della pace» a «studiare, studiare, studiare per accrescere la capacità dei costruttori e delle costruttrici di pace di alzare un argine alla diffusione della cultura fratricida della guerra e di divenire artigiani di pace. Prendiamoci cura gli uni degli altri, dell’ambiente e del pianeta che sta implorando il nostro cambiamento. Costruiamo le città della pace e della fraternità. Costruiamo l’alleanza di tutte le donne e gli uomini che vogliono la pace».

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