
Madri di Piazza di Maggio: 45 anni di proteste alla ricerca dei loro figli desaparecidos. L'affetto del papa
La prima volta fu il 30 aprile del 1977: 14 madri di ragazze e ragazzi, sequestrati dai corpi di sicurezza della dittatura instaurata il 24 marzo dell’anno prima e mai più restituiti alle loro famiglie, protestano, fazzoletto bianco sulla testa, davanti alla Casa Rosada, il palazzo della Presidenza della Repubblica argentina, in Plaza de Mayo. Era sabato. Da allora fino a oggi, 45 anni dopo, ogni sabato le “Madres de Plaza de Mayo”, purtroppo moltiplicatesi con il passare del tempo per l’abbrutirsi violento della dittatura, hanno percorso su è giù la più famosa piazza di Buenos Aires per chiedere: “dove sono i nostri figli desaparecidos? Cosa avete fatto loro? Esigiamo la loro ricomparsa in vita”. Che almeno restituiscano i corpi dei loro figli, anche se sanno che a molti dei 30mila desaparecidos negli anni dal 1976 al 1983 la sorte toccata ne impedisce con certezza perfino la restituzione: gettati in mare vivi dagli aerei sui quali li facevano salire magari illudendoli che stavano per essere liberati.
È stato sabato anche il 30 aprile di quest’anno. Non se n’è scordato papa Francesco, che, come già più volte in passato,ha inviato una lettera alla presidente dell'Associazione Madri di Plaza de Mayo, Hebe de Bonafini, in omaggio al 45° anniversario della loro prima marcia. Il papa, scrive Bergoglio in questo breve scritto di suo pugno, «condivide il vostro dolore e quello di tante madri e famiglie che hanno sofferto e soffrono per la perdita tragica dei loro cari in questo momento» della della vita del Paese argentino. Le "Madri della memoria", come ha voluto chiamarle il pontefice, «sono protagoniste di questa storia di dolore con la ricerca dei figli scomparsi» e le ha chiamate» ed è «ammirevole il percorso che hanno compiuto con costanza mai venuta meno in questi 45 anni».
*Foto tratta da Flickr
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