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Un bilancio deludente e allarmante:

Un bilancio deludente e allarmante: "Azione Contro la Fame" dopo la Cop27

A pochi giorni dalla chiusura dei lavori a Sharm el-Sheikh, Azione Contro la Fame (ACF), presente al summit egiziano, stila un suo bilancio alla luce del position paper diffuso prima della Conferenza Onu sul clima – dal titolo: Non affamiamo il nostro futuro! L’appello di Azione Contro la Fame alla Cop27 (v. Adista online https://www.adista.it/articolo/68974) – che chiedeva impegni vincolanti per il contenimento del riscaldamento globale entro il famoso grado e mezzo e per misure adeguate per l’adattamento al clima. Lo fa con un comunicato del 22 novembre, nel quale saluta con favore la creazione di un fondo per risarcire i danni e le perdite (loss & damage) causate dai cambiamenti climatici ma denuncia al contempo la timidezza dei Paesi nell’affrontare la sfida della mitigazione del riscaldamento globale. In tal senso, afferma ACF, «nel complesso la Conferenza non ha soddisfatto le aspettative».

«Prima dell'inizio della conferenza», afferma Simone Garroni (direttore di Azione contro la Fame in Italia) c'era la preoccupazione che il cambiamento della situazione politica globale stesse inaugurando una rinascita dell'era dei combustibili fossili, di cui soffrono soprattutto le popolazioni del Sud del mondo. Una preoccupazione fondata, dato che i governi del mondo non sono stati in grado di impegnarsi a eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili nel più breve tempo possibile. Inoltre, non hanno concordato un piano concreto che possa permetterci di rispettare il limite di 1,5 gradi. Per le popolazioni del Sud globale, questo avrà conseguenze catastrofiche».

A Sharm el-Sheikh non si è andati molto oltre Glasgow, afferma l’organizzazione. Eppure «dalla prima conferenza sul clima del 1995, le emissioni globali di gas serra sono aumentate costantemente e metà della popolazione mondiale soffre già di carenza d'acqua per almeno una parte dell'anno. Inoltre, 828 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, spesso a causa degli impatti climatici».

Il bilancio, in definitiva, non può dirsi positivo, ribadisce in chiusura ACF: «Nell’insieme, le misure adottate non rendono giustizia alla sfida di garantire un Pianeta vivibile e la sicurezza alimentare per le generazioni attuali e future».

 

 

 

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