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La repressione (dimenticata) di iraniani e curdi e quell'insopprimibile anelito di libertà

La repressione (dimenticata) di iraniani e curdi e quell'insopprimibile anelito di libertà

Sul numero di ottobre-novembre di IRIAD Review – mensile d’informazione su pace e conflitti dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (IRIAD) – Maurizio Simoncelli (vicepresidente IRIAD) firma un interessante editoriale dal titolo “Iran, Turchia e Kurdistan: drammi da non tacere”.

Al centro della riflessione, la «mobilitazione popolare contro il regime oscurantista al potere», che si allarga di giorno in giorno in tutto il Paese; la repressione del governo, violenta ma senza esito di fronte al coraggio delle donne iraniane; il rifiuto di cantare l’inno nazionale come atto di protesta dei calciatori iraniani ai mondiali in Qatar. E poi gli altri «atti coraggiosi e nonviolenti» di opposizione portati avanti da vip iraniani dello sport e dello spettacolo che, dice Simoncelli, «già da soli fanno tremare il governo iraniano».

Nel frattempo, mentre l’Europa è “distratta” dal conflitto in Ucraina, Iran e Turchia approfittano per reprimere il popolo curdo, diviso tra Turchia, Siria, Iraq e Iran.

«Nel recente passato, già i curdi in Siria, dopo la resistenza opposta con successo all’ISIS, vennero poi lasciati alla mercé di un altro attacco turco nell’ottobre del 2019, con il tacito assenso della presidenza Trump», ricorda Simoncelli. «Popolo storicamente utilizzato dalle potenze occidentali per combattere un secolo fa l’impero ottomano, esso si è trovato poi diviso sui territori dei Paesi creati dopo quel grande conflitto e da allora utilizzato di volta in volta nuovamente secondo il grande gioco condotto nel corso degli anni in quell’area».

La vicenda iraniana e quella curda, conclude Simoncelli, «seppur diverse per certi aspetti, evidenziano l’anelito di libertà che è dentro tutti i popoli e che, per quanto represso violentemente e a lungo, non potrà mai essere annullato da regimi illiberali».

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