
A caccia per la città… ennesimo richiamo al governo in nome della sicurezza pubblica
Ancora un atto di denuncia contro la «deregulation venatoria» voluta dal governo da parte della più importante associazione ambientalista d’Italia. Nella nota diramata ieri, il WWF invita a riflettere sulle morti e sui ferimenti avvenuti nel corso del 2022 e già in questo inizio d’anno nuovo a causa dei cosiddetti “incidenti di caccia”. Ultimo caso registrato, quello di un’automobile di passaggio colpita al finestrino per errore da un cacciatore a Fonte Nuova (provincia di Roma), intento a sparare dalla finestra della propria abitazione. Per fortuna nella vettura nessuno è stato ferito, ma la notizia di cronaca ha presto provocato l’indignazione di molti, preoccupati per l’incolumità pubblica, che hanno subito accostato l’incidente di Fonte Nuova al provvedimento sulla “caccia libera” in città e nelle aree protette, inserito dal governo come articolo della Legge di Bilancio 2023.
Punta il dito il WWF: «Non chiamateli incidenti», perché le «nuove norme aumentano il rischio per la sicurezza pubblica». Quello di Fonte Nuova, insiste il WWF, non è «un caso isolato ma si inserisce in un elenco sempre più lungo, che comprende ferimenti, uccisioni e danneggiamenti connessi allo svolgimento dell’attività venatoria che ogni anno si verificano nel nostro Paese». Curioso dunque che la maggioranza di governo decida di tutelare la sicurezza pubblica «ritenendo che questa sia messa a repentaglio dalla fauna selvatica, senza però considerare la diffusione e gravità di questi fenomeni che vengono definiti, in maniera volutamente riduttiva, “incidenti di caccia”». Curioso anche, seguita la nota, «che questi episodi vengano relegati nelle cronache locali e che nell’ambiente venatorio vengano considerati come mere fatalità», e basta invece diffondere qualche immagine allarmante (anche falsa) di animali selvatici in aree urbane per metter mano alle armi. «Si amplificano così gli episodi parlando di invasione, emergenza e prospettando pericoli imminenti per le persone, invocando i fucili quale unica soluzione, senza approfondire le reali cause o lavorare sulla prevenzione».
Il WWF invita il governo, in nome della sicurezza pubblica, a cambiare rotta, «rinunciando all’approccio sinora adottato che, consentendo ai cacciatori di sparare persino in aree urbane, determina un oggettivo aumento del rischio per la incolumità dei cittadini, già impossibilitati a frequentare in sicurezza le aree naturali durante la stagione venatoria».
Sulla stessa lunghezza d’oda anche il Partito Animalista Europeo (PAE): «Era prevedibile», dichiara il presidente del PAE, Stefano Fuccelli, «non a caso è stato definito l'emendamento Far West aspramente contestato non solo dal mondo animalista, ma anche di chi è ben consapevole del pregiudizio per l'incolumità pubblica e individuale dei cittadini come l'associazione romana dei Vigili Urbani. Ogni stagione venatoria registra oltre cento vittime per colpa di cacciatori incapaci che si sparano tra loro, finora nei campi e zone boschive, figuriamoci nei centri abitati tra palazzi, macchine ed avventori su pubblica strada, questo incidente è solo l'inizio». (Rai News, 7 gennaio 2023)
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