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"Rete Pace per il Congo": le attese per il viaggio di papa Francesco

È online da oggi il n. 480 di Congo Attualità, periodico di informazione e di analisi diffuso dalla “Rete Pace per il Congo”, il gruppo di missionari, missionarie e laici italiani che hanno trascorso parte della loro vita e del loro impegno nella Repubblica Democratica del Congo (RDCongo). La Rete è nata dopo il genocidio del Ruanda, che tra aprile e luglio 1994 ha provocato circa 800mila morti, per lo più tutzi, e la fuga di ingenti masse di profughi oltreconfine, nelle regioni orientali del Congo. Quei tragici fatti hanno messo in allarme i missionari e la società civile, non solo italiana, che negli anni successivi si sono coalizzati per tenere alta l’attenzione internazionale sulla situazione dei rifugiati nei campi congolesi e per chiedere pace nella regione. Ancora oggi la Rete resta impegnata, grazie anche a Congo Attualità, a «mantenere i riflettori accesi sulla tragedia congolese che, solo dal 1998 in poi, conta più di cinque milioni di morti, come conseguenze dirette e indirette della guerra»; a «mantenere la pressione sulle istituzioni politiche» italiane ed europee, chiedendo politiche e iniziative di pace; a partecipare attivamente alla rete della società civile e delle ong attive nella regione dei Grandi Laghi e in Europa.

Il n. 480 di Congo Attualità arriva proprio il giorno in cui inizia il viaggio apostolico di papa Francesco in Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan e affronta in particolare la parabola più recente del Movimento M23 (23 Marzo), «appoggiato dal Ruanda con armi, munizioni e truppe». Il Movimento, si legge sul bollettino, «l’M23 ha ormai il controllo sulle due principali vie che collegano la parte settentrionale (il Grande Nord) del Nord Kivu al suo capoluogo, la città di Goma», ormai «completamente isolata» e ridotta alla fame per la scarsità di generi alimentari e per l’aumento dei prezzi. Obiettivo del M23 e dell’esercito ruandese, secondo la Rete, «sarebbe quello di costringere il governo congolese ad accettare delle trattative, in vista di un’amnistia nei confronti dei membri dell’M23, di una loro integrazione nell’esercito congolese, di un riconoscimento dell’ala politica dell’M23 come nuovo partito politico, del ritorno di decine di migliaia di ruandofoni attualmente “rifugiati” in Ruanda». Ma c’è dell’altro: un secondo obiettivo del movimento, spiega la Congo Attualità, «sarebbe quello di mantenere il “Piccolo Nord” del Nord Kivu, cioè la città di Goma e i territori di Nyiragongo, Rutchuru, Masisi e Walikale, ricchissimi di minerali (oro, coltan, cassiterite, cobalto), sotto l’influenza economica, militare e politica del regime ruandese».

Dal viaggio del papa, si legge ancora, «il popolo congolese, infatti, si aspetta da papa Francesco una denuncia e una condanna inequivocabili della malvagità delle grandi potenze, che strumentalizzano il Ruanda e l’Uganda per destabilizzare la RDCongo. Il popolo congolese si aspetta che Papa Francesco dica con chiarezza chi sono i responsabili delle indicibili sofferenze inflitte alle tantissime vittime e che condanni con tutta la sua energia lo sfruttamento illegale e il saccheggio delle risorse naturali della RDC, dono di Dio. Dio, infatti, soffre oggi con l’Est della RDC. Soffre con Rutshuru, Beni, Ituri, Uvira. Il popolo congolese, di tutte le tendenze, attende che Papa Francesco preghi con loro il Signore, per far uscire la RDC da questa tragedia indescrivibile che si sta consumando al suo interno. Diamo il benvenuto a Papa Francesco che ci porta un messaggio di amore e di speranza e che ci invita alla resilienza: “Popolo congolese, non lasciarti mai rubare la speranza»

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