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Il Paese delle emergenze: serve prevenzione e adattamento agli eventi estremi

Il Paese delle emergenze: serve prevenzione e adattamento agli eventi estremi

Nei giorni dell’alluvione in Emilia-Romagna, in cui si continua a spalare fango e si può solo ipotizzare l’immane conto dei danni a persone e aziende della regione, il WWF invita le istituzioni, a ogni livello, «a varare una seria e strutturata politica di adattamento al cambiamento climatico con una puntuale e corretta manutenzione del territorio».

Gli eventi estremi come quello attuale saranno «sempre più frequenti e intensi» in un’Italia che, a causa del cambiamento climatico, tende a tropicalizzarsi sempre più. Di fronte a questa prospettiva occorre lavorare su due piste ben distinte, per aggredire le cause degli eventi estremi ma anche per imparare ad incassare i colpi che arriveranno sempre più forti: prevenzione – abbattimento rapido delle emissioni climalteranti – e adattamento, perché «il nostro territorio è troppo fragile e non siamo preparati all’aumento esponenziale del rischio».

Il WWF denuncia che, dal Dopoguerra ad oggi, l’Italia ha speso «oltre 160 miliardi di euro per riparare i danni di alluvioni e frane e attualmente abbiamo almeno 41.000 chilometri quadrati di aree a pericolosità idraulica e a rischio alluvioni, un territorio vasto quanto l’Emilia-Romagna e l’Umbria messe insieme». Un dato sconcertante, se si considera anche che «lo Stato, le Regioni e i Comuni continuano a consentire un consumo di suolo senza freni». Nel suo ultimo rapporto l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) parla di un consumo di suolo in crescita nell’ultimo anno, con «una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo».

La politicca, fino ad oggi, ha risposto solo con provvedimenti emergenziali e con nomine di commissari (per siccità, dissesto idrogeologico, servizio idrico, depurazione…) rivelando scarsa lungimiranza, quando non vera e propria «incapacità» e «mancanza di volontà».

«Le risorse necessarie ad affrontare il dissesto idrogeologico sono quantificate intorno ai 26 miliardi di euro» spiega il WWF citando i dati ISPRA del 2020 e quelli della Piattaforma ReNDIS. Una previsione decisamente sottostimata rispetto a quanto indicava nel 2013 il Ministero dell’Ambiente, «che attestava in almeno 40 miliardi per i successivi 10 anni il budget necessario alla messa in sicurezza del nostro Paese». Insomma, cocnlude l’organizzazione ambientalista, servono tanti soldi «da utilizzare bene e secondo i principi dei Piani di gestione delle acque e dei Piani alluvione, predisposti dalle Autorità di distretto, e secondo gli impegni previsti dalla Strategia europea per la biodiversità che prevede la riqualificazione e la riconnessione di 25.000 km in Europa. In Italia dovremmo quindi impegnarci per almeno 1.500 chilometri di fiumi da rinaturalizzare entro quella data».

Le risorse messe in campo fino ad ora per la tutela del suolo e del territorio sono insufficienti (appena 600 milioni nel Ddl di Bilancio 2023), denuncia ancora il WWF, mentre si continua ad investire tanto «sulla gestione dell’emergenza» (772 milioni di euro al coordinamento del Sistema di Protezione Civile e alla Protezione Civile di Primo Intervento).

Invitando le istituzioni a cambiare passo sulla “manutenzione” del territorio, il WWF chiede uno stop ai Piani nazionali straordinari, ai Commissari e alle infrastrutture “strategiche” e rilancia un impegno alla «pianificazione ordinaria per far fronte a questa situazione straordinariamente ripetitiva». In particolare chiede: un «pino di informazione ed educazione al rischio» per evitare altre morti a causa di eventi estremi; «ridare centralità alle Autorità di bacino distrettuale per applicare fino in fondo e correttamente i Piani di gestione Acque e i Piani alluvioni e conferire ai segretari delle Autorità poteri sostitutivi nei confronti dei Governatori regionali e degli enti che non riescono a spendere in tempo gli stanziamenti devoluti per la difesa del suolo»; «progetti di rinaturazione dei fiumi»; «aumentare la dotazione finanziaria annuale per la difesa del suolo e la rinaturazione» utilizzando anche fondi PNRR; «approvare immediatamente il Piano di adattamento al cambiamento climatico con misure effettive da attuare subito»; «promuovere un impegno dei Comuni ad avviare piani di drenaggio urbano sostenibile per contribuire a una gestione sostenibile della risorsa idrica»; «approvare la legge sul consumo del suolo accantonata da oltre 10 anni e ora assolutamente indispensabile».

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