
Non possumus: dallo Stato pontificio alla Città del Vaticano
Il caso di Edgardo Mortara, la beatificazione del papa-re Pio IX, la terza riforma in quasi cent’anni della Costituzione dello Stato del Vaticano: il filo rosso che lega i tre eventi sono al centro di questo scritto di Antonio Greco, del gruppo Manifesto4ottobre, che parte dal caso del bambino rapito da papa Mastai Ferretti (papa che Wojtyla volle beatificare accanto a Giovanni XXIII il 3 settembre 2000), soggetto del recente film "Rapito" di Marco Bellocchio (v. i nostri articoli sul caso Mortara anche qui e qui).
Di seguito il testo del contributo di Antonio Greco.
“Dicono che sono reazionario, ma io sto fermo, è il mondo che si muove verso l’abisso”.
Così parla papa Pio IX in Rapito, l’ultimo film di Marco Bellocchio, appena uscito nelle sale dopo il passaggio al Festival di Cannes.
Bellocchio prende spunto dal libro di Daniele Scalise Il caso Mortara1, che racconta la vera storia di un bambino ebreo rapito e adottato da Papa Mastai Ferretti (Pio IX): le guardie pontificie, su ordine del Tribunale dell'Inquisizione, strappano dalle braccia dei genitori un bimbo di sette anni, Edgardo Mortara, figlio di un mercante ebreo, che una domestica cattolica sostiene di aver battezzato di nascosto anni prima. A favore del piccolo intervengono Napoleone III, Francesco Giuseppe, Cavour. Ma Pio IX è irremovibile: Edgardo crescerà in convento, diverrà prete e morirà novantenne, vittima fino in fondo dell'intolleranza antisemita.
La vicenda è ambientata nel lontano 1858. Papa Pio IX è pontefice da 10 anni e lo sarà ancora per altri 20. Nel 1858 manca poco alla fine dello Stato Pontificio e del suo potere temporale. Le gerarchie ecclesiastiche sembrano non accorgersene. La scena sociale e politica è in subbuglio, mentre la chiesa romana è arroccata in sé stessa per difendersi dall’inesorabile avvento della Modernità. Nel 1870 Pio IX convoca il concilio Vaticano I, che verrà interrotto dall’ingresso delle truppe italiane a Roma. Ma farà in tempo a sancire il dogma dell’infallibilità del papa in materia di fede e quello dell’Immacolata Concezione. Non tutti i padri conciliari sono d’accordo, ma Pio IX non demorde. È stordito dal potere e da un delirio dottrinario spesso lontano dal Vangelo che Bellocchio sintetizza, in un bellissimo passaggio del film, così: il papa è a pranzo con bambini. Tra questi c’è anche Edgardo Mortara. “Oggi – dice il papa – è stata una bellissima giornata. Ho voluto festeggiare con voi la festa dell’Immacolata Concezione”. Si ferma e chiede: “Qualcuno di voi sa dirmi che cos’è un dogma?”. I bambini tacciono, nessuno di loro sembra saperlo. È Edgardo Mortara a rompere il silenzio: “Il dogma è una verità di fede, in cui si crede, senza fare domande, senza discutere, perché viene direttamente da Dio”. Il papa è soddisfatto: “Bravo Edgardo, mi sei costato caro, ma mi hai ampiamente ripagato”2.
Il film giudicato artisticamente “splendido” ha suscitato e continua a suscitare molte reazioni da parte ebraica e laica e controreazioni da parte cattolica, di cui qui non possiamo dare conto.
Michele Di Schiena e la beatificazione di Pio IX
La vicenda Mortara torna alla ribalta della attualità per il tormentato e ancora inquieto rapporto tra chiesa cattolica e comunità ebraica, per la libertà di coscienza e di culto, per il rapporto Chiesa e Modernità, per quello tra Chiesa, Italia e Risorgimento. Ma torna alla ribalta con un interrogativo pesante sotteso a tutto l’impianto dei contenuti del film. Lo spettatore (pur a digiuno quasi sempre di storia della chiesa), dopo aver visto il film, si pone una domanda semplice: “Come mai, nonostante questa dolorosa vicenda (e non solo), papa Mastai è stato fatto beato?”
Giovanni Paolo II, nell’anno giubilare del 2000, ha beatificato, il 3 settembre 2000, Pio IX. Con non poche polemiche.
Il 6 settembre, tre giorni dopo, Michele Di Schiena, sul Quotidiano scrive un articolo dal titolo “Papa Mastai beato? Non possumus”3.
Dopo aver respinto la giustificazione di un monsignore officiale del dicastero vaticano per la causa dei santi e la affermazione di Giulio Andreotti per cui “ogni papa va valutato nel tempo in cui vive”, entrambi impegnati nella malinconica impresa di conciliare l’inconciliabile, Michele scrive:
“La beatificazione di Pio IX turba molte coscienze perché da Papa-re (…) ha condannato a morte i suoi oppositori, ha tolto i diritti civili ai suoi sudditi ebrei autorizzando il rapimento di qualche loro figlio battezzato in segreto e ripristinando la vergogna del ghetto, ha reintrodotto una ermetica censura sulla stampa e ha espresso il massimo dell'intolleranza e della ripulsa nei confronti della modernità. In quel condensato di anatemi e di condanne che è il Sillabo, Pio IX ha sostenuto che non deve essere “libero ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che, sulla scorta del lume della ragione, avrà reputato essere vera”, che il socialismo e le esperienze liberali sono terribili “pestilenze”, che la chiesa “ha la potestà di usare la forza”, che la “libertà civile di qualsiasi culto, e similmente l'ampia facoltà a tutti concessa di manifestare qualunque opinione e qualsiasi pensiero palesemente ed in pubblico” conduce “a corrompere più facilmente i costumi e gli animi dei popoli e a diffondere la peste degli indifferentismo”, che il Romano Pontefice non “deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà”.
È chiaro allora che la beatificazione di Pio IX e i commenti che la giustificano sono un fatto di enorme rilevanza negativa sia sul versante religioso che su quello civile. Si tratta di un colpo durissimo inferto alla sensibilità dei tanti cattolici che si riconoscono nella chiesa disegnata dal Vaticano II, pellegrina, dialogante al servizio dell'evangelizzazione della promozione umana e, più in generale, si tratta anche di una riottosa presa di distanza dalla cultura moderna come difficile ma fecondo incontro del pensiero cristiano e di quello laico nella duplice espressione liberale e socialista. Cammino questo che ha prodotto nel nostro paese la Costituzione repubblicana e, sullo scenario mondiale, la “Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo”.
E, passando da Andreotti a Carducci, conclude:
“Non possumus”: convertendo l'intollerante e censoria indisponibilità di Pio IX a dialogare col pensiero moderno in un nostro sofferto dissenso, diciamo da credenti alla gerarchia cattolica che non possiamo considerare beato né santo l'ultimo Papa-re e lo diciamo in solidale vicinanza alla cultura laica che vuol fare sentire la sua protesta con lo stile del più maturo e rasserenato Carducci: «Aprite il Vaticano. Io piglio a braccio/ quel di sè stesso antico prigioniero. / Vieni: alla libertà brindisi io faccio: / cittadino Mastai, bevi un bicchier!»
Di questa contestata beatificazione di Pio IX, anche nel dibattito sul film di Bellocchio, si è persa traccia.
L’Osservatore Romano ha dato ampio spazio al film di Marco Bellocchio4. Si riconosce che è stata «una storia drammatica quanto ingiusta». Però «oggi un caso Mortara non potrebbe più ripetersi perché la libertà religiosa sancita dal Concilio Vaticano II ha contribuito a cambiare prospettiva». La tesi è che «La chiesa è cambiata». Ma se questo in parte è vero, è anche oggettivamente vero che nonostante le nuove prospettive avvenute con il Vaticano II, queste ultime non hanno impedito di proclamare beato Mastai Ferretti, principale artefice di questa vicenda.
La chiesa è cambiata? Il 7 giugno 2023 entra in vigore la nuova legge fondamentale dello stato della Città del Vaticano.
E, purtroppo, del papa-re ancora oggi rimangono le tracce ben visibili nello Stato della Città del Vaticano e, per l’Italia, nel Concordato del 1929, aggiornato nel 1983. Forte e intoccabile ancora oggi appare la chiesa della legge, del potere e del denaro.
Il 7 giugno entrerà in vigore la nuova legge fondamentale dello stato della Città del Vaticano, la terza in una storia che non ha nemmeno un secolo di vita.
La data non è stata scelta a caso: il 7 giugno 1929, infatti, con lo scambio delle ratifiche dei Patti lateranensi (quella italiana, con legge del 27 maggio, e quella del pontefice approvata il 30 successivo) nasceva, o meglio rinasceva, il minuscolo stato del papa. Un’entità che per le sue caratteristiche uniche – il pontefice riunisce in sé tutti i poteri – fu subito definita «necessariamente, irriducibilmente, ineluttabilmente anormale»5.
Sia pure in proporzioni minime, dopo un sessantennio dalla breccia di Porta Pia, l’entità statale rinasceva e il pontefice ne promulgava la legge fondamentale.
Cinque anni dopo, nel 1934, un esponente della Curia vaticana poi divenuto Segretario di Stato Vaticano, Domenico Tardini, sul suo diario personale, con parole lucide e crude, scriveva sulla nuova contraddittoria realtà del Vaticano: “«Fu un bene la sovranità del pontefice. Ma fu un bene l’organizzazione data a questo stato, così minuscolo e così presuntuoso, così povero e così sciupone, così lillipuziano e così saturo di impiegati e onusto di stipendi? Giova alla Santa sede – istituto sopranazionale, spirituale, immenso – questo spettacolo di arrivismo, di idiotismo, di parassitismo dato da coloro che si annidano nel tessuto della Città Vaticana?»6.
Quella papale rimane, ancora nel 2023, una monarchia assoluta. «Il sommo pontefice, sovrano dello stato della Città del Vaticano, ha la pienezza della potestà di governo, che comprende il potere legislativo, esecutivo e giudiziario»7 recita il primo articolo della nuova legge fondamentale. E il pontefice esercita questo potere assoluto sul minuscolo stato, con una motivazione teologica molto discutibile, «in forza del munus petrino», cioè del servizio esercitato in quanto successore dell’apostolo Pietro.
Il Vaticano rimane così ancora oggi un esempio di stato teocratico o ierocratico, il «tipo più arretrato e anacronistico che storicamente si conosca», come sosteneva, già nel 1936, Pietro Agostino D’Avack, il giurista cattolico rettore dell’Università di Roma.
Codice di Diritto Canonico, Stato Vaticano, Concordato (con 8 per mille e Insegnamento della Religione nella scuola statale) … questi pachidermi strutturali quanto incidono sulla irriformabilità della chiesa cattolica; quanto sono di ostacolo all’ecumenismo tra le chiese cristiane, divise anche a causa di queste strutture, in un tempo di terza guerra mondiale a pezzi, nonostante tutti invochino la pace, e nonostante il riconosciuto e ammirevole sforzo di papa Francesco; quale peso hanno nel tenere immobile la chiesa italiana; quanto incidono sul clericalismo e sulla misoginia ecclesiastica? È credibile il cammino sinodale senza che siano messe in discussione queste strutture?
Giovanni Truppi, bravo cantautore napoletano, attento ai suoi coetanei “senza chiesa e senza dio” ma conscio dell’importanza del messaggio evangelico per l’uomo d’oggi, nel 2015 ha scritto una canzone intitolata Lettera a papa Francesco I. È un accorato appello a Bergoglio perché sciolga la chiesa per ricominciare daccapo:
“Francesco, scioglila
Ricominciamo tutto daccapo, riproviamoci.
È come na storia d'amore
Certe volte bisogna fare tabula rasa
Anche solo per riscegliersi
Francesco, scioglila
Sono passati duemila anni
È iniziata l'era dell'acquario, è finita quella dei Pesci
Siamo di fronte a una situazione mai vista prima
Siamo di fronte a una fine, o a un inizio.
La vita è tutta da riconquistare, la vita è tutta da salvare
Da ripensare, da reinventare
Francesco, scioglila
Sono successe troppe cose brutte, ci vuole un segnale importante
Importante veramente
Lo vedi come abbiamo combinato il pianeta?
Contano solo i soldi, conta solo il potere
Non c'è amicizia, non c'è grandezza, e non c'è amore
Sovrappopolazione, distruzione ambientale, ingegneria genetica
Guerre per il possesso delle ultime risorse naturali
La democrazia ridotta a una maschera
La speculazione che si mangia il mondo
Passano come nuvole di cavallette e non resta più niente
E si guardano bene dal dire come stanno le cose:
Che pensano solo ai loro interessi, che se ne fregano
Che ci vogliono tutti fessi, presuntuosi, e nemmeno contenti
(…)
Francesco
Che se vogliamo ancora vivere
Si deve inventare una nuova vita
Francesco, scioglila
Certe volte bisogna fare delle cose impossibili
Perché abbiamo visto dove ci hanno portato quelle possibili
Bisogna pensare quello che non è stato pensato,
Fare quello che nessuno ha mai avuto ancora il coraggio di fare
Bisogna cambiare il nostro cervello, il nostro spirito, il nostro cuore
Ci vuole un gesto che nessuno ha mai fatto prima
Di morte e di resurrezione
Per indicare a tutti un'altra strada
A tutte le donne, a tutti gli uomini, a tutti i bambini
Agli stati, ai governi, alle istituzioni
La salvezza non arriverà solo dalla politica, dall'economia e dalla tecnica
La salvezza non arriverà dalle forze maschili e razionali
Che sono secoli che si oppongono a quelle femminili e spirituali
Ci vuole qualcuno che parte per primo
Francesco, Francesco
Facci mancare la terra sotto i piedi
Francesco, ma veramente non ci hai pensato mai?
Nemmeno quando sei solo a letto e ti abbandoni al sonno?
In pigiama, in mutande, e sbadigli
Pensaci, almeno come a una fantasia
Almeno come a un chissà come sarebbe
E magari portati questo pensiero nei sogni
Così potremo fare tutti lo stesso sogno
Così potremo stare tutti nello stesso sogno
Così potremo svegliarci insieme dopo esserci incontrati e riconosciuti
Dentro la massa elettrica e spirituale
Dei sogni
Sognati
Di tutti.”
Nel film di Marco Bellocchio, nella canzone di Truppi del 2015, nel “non possumus” di Michele Di Schiena non c’è ironia e non c’è anticlericalismo a buon prezzo.
La dura constatazione di un cristianesimo messo fuori dal paesaggio sociale e dall’immaginario europeo è un dato che giustificherebbe l’apertura di un dibattito pubblico. Le crisi delle chiese cristiane dovrebbero interessare e interpellare i credenti e la società tutta. Di questo dibattito, almeno in Italia e qui da noi, per ora, si fa fatica a scorgere i contorni.
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-124/non-torno-da-voi-io-rimango-qua.html
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-124/quel-battesimo-segreto-e-la-decisione-di-papa-mastai.html
Note
1 del 1997 e ripubblicato dalla Mondadori nel 2023.
2 Per un approfondimento storico della vicenda si rinvia al documentatissimo sito sul caso Mortara nella Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna:
http://bimu.comune.bologna.it/biblioweb/mostra-caso-mortara/la-storia/
Per la complessa figura di Pio IX si rinvia a: https://www.papapionono.it/
3 https://www.archiviodischiena.it/wp-content/uploads/2022/10/20000906-QUOTIDIANO_-Papa_Mastai_beato_non_possumus-MDS.pdf
4 https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-124/il-dramma-della-liberta-e-l-ingiustizia-del-mondo.html
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-05/quo-124/non-torno-da-voi-io-rimango-qua.html
5 F. Ruffini, Lo Stato della Città del Vaticano. Considerazioni critiche, in Scritti giuridici minori, I, Scritti di diritto ecclesiastico, cit., p. 326
6 citazione di Giovanni Maria Vian, La nuova legge fondamentale del Vaticano conferma il ruolo centrale del papa sovrano, in Domani del 20 maggio 2023.
7 https://www.vatican.va/content/francesco/it/motu_proprio/documents/20230513-legge-fond-scv.html
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!