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Il patriarca di Gerusalemme: in Israele, c'è un «clima di violenza generale contro i cristiani»

Il patriarca di Gerusalemme: in Israele, c'è un «clima di violenza generale contro i cristiani»

In un’intervista rilasciata ai media vaticani (26 luglio) il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, prossimo a ricevere la berretta cardinalizia (30 settembre), parla delle minacce e delle violenze che stanno subendo i cristiani di Terra Santa, in particolare sul territorio israeliano. «Abbiamo assistito in quest’ultimo periodo a un aumento degli attacchi» afferma. Non che «questi scontri, sputi, accuse, insulti» siano «una grande novità». Però «l’aumento esponenziale di questi fenomeni, soprattutto nella zona di Gerusalemme, della Città Vecchia, sono diventati oggetto di preoccupazione e sono ormai una questione all’ordine del giorno che preoccupa sia la comunità cristiana che le autorità israeliane che dicono di fare di tutto per impedire questo: ma con non molto successo fino ad oggi».

«Difficile» individuare con precisione il contesto di tale aumento: «Ci sono diversi aspetti da tenere presenti, non ce n’è uno solo. Innanzitutto, c’è una formazione e un’educazione in alcuni ambienti ebraici, ma non si deve generalizzare. La stragrande maggioranza della popolazione israeliana ebraica, anche religiosa, non ha nulla a che fare con tutto questo. In questi mesi abbiamo visto anche tanti rabbini scrivere e parlare pubblicamente contro questi fenomeni, però è anche vero che c’è qualcuno che invece incita a tutto questo. C’è anche una nuova generazione di coloni, ma non solo, che è meno abituata a incontrare realtà diverse da loro. C’è un clima di violenza generale nel Paese che abbiamo visto sia all’interno della società israeliana sia all’interno di quella palestinese. Quindi, questa cultura generale di polarizzazione influisce anche su tutto questo».

Il rischio è che si inneschi una spirale di scontro: «C’è anche una comunità cristiana – afferma – che si sente oggetto di attacchi indiscriminati basati su violenza religiosa, odio religioso, disprezzo religioso, se si vuole, che crea a sua volta, anche all’interno della comunità cristiana, tensione, malcontento e, a volte, spesso, anche rabbia».

In tutto questo agisce indirettamente la situazione politica del Paese: «Considero quello che sta accadendo a noi una sorta di danno collaterale», osserva. «Io non credo il governo abbia di mira i cristiani. Però, è anche vero che questo governo ha creato un clima di tensione molto forte nel Paese: si parla di “supremazia ebraica”… Tutto questo può avere chiaramente, anche indirettamente, un’influenza».

Non per questo «vogliamo protezione», noi «vogliamo garanzie, vogliamo diritti: noi vogliamo vivere da liberi cittadini in uno Stato democratico». E «spetta alle autorità del Paese - Israele, gli israeliani, Palestina e palestinesi - garantire che tutte le realtà del territorio, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa, culturale, etnica o che so io, siano garantite». «Siamo in contatto con la Polizia», informa. «Con il capo della Polizia abbiamo parlato, ci siamo incontrati. È abbastanza sotto pressione perché i media hanno creato una forte pressione, che è positiva in questo senso. Ci sono i primi risultati, nel senso che un po’ di persone vengono prese e messe di fronte alla legge, però c’è ancora molto da fare. Da parte del governo, devo dire, forse perché adesso hanno altre priorità, c’è minore attenzione. Il presidente dello Stato di Israele è molto attivo e ha parlato in maniera molto chiara, pubblicamente, contro tutto ciò».

*Padre Pierbattista Pizzaballa. Foto ritagliata di Giovanni Zennaro tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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