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Cosa c'è dietro il sorriso della Gioconda?

Cosa c'è dietro il sorriso della Gioconda?

Tratto da: Adista Documenti n° 33 del 07/10/2023

(Qui per l'introduzione a questo testo)

Sono sacerdote diocesano da 43 anni e ho la stessa età di Marko Ivan Rupnik. Mi sono formato in tutti i grandi luoghi della Chiesa romana: Paray-le-Monial, Friburgo (Svizzera), Roma e Parigi. Mi hanno dato il gusto delle fonti. È così che mi sono imbattuto in questa citazione della Regola pastorale (I,2) di san Gregorio Magno (+604): «Nessuno fa più male alla Chiesa di un uomo che è santo per titolo e rango, ma che si comporta male. Non osiamo denunciare le sue mancanze; e la colpa diventa un esempio che si irradia in lungo e in largo quando il peccatore viene onorato per il rispetto dovuto al suo rango». È a questo che mi è venuto da pensare quando ho visto proposte sul sito ufficiale del Dicastero per il Clero (clerus.va) alcune decine di omelie di Marko Ivan Rupnik, S.I. (sic).

Il mio stupore è totale. L'uomo di cui abbiamo denunciato gli abusi dal 1° dicembre viene proposto come modello per il clero cattolico! Si obietterà che nessuno vede il sito tranne me, nemmeno il Dicastero, ma già la pubblicazione sul sito è un sostegno all'uomo che ha osato bestemmiare la Santissima Trinità con un rapporto sessuale a tre. È uno scandalo assoluto.

La domanda che sorge spontanea per un prete fedele, con il timore di aver indovinato la risposta, è: a quale grado di incoscienza e, va detto, di incompetenza sono arrivati i vertici della Chiesa? Ma questa volta, per uno come me che è cresciuto e maturato nel rispetto della persona del Santo Padre e del suo ruolo, la domanda è molto più seria e dolorosa. Chi è oggi quest'uomo perennemente sorridente che governa la Chiesa seguendo le orme di San Pietro? Ho letto la documentata biografia di Austen Ivereigh su Jorge Bergoglio nel 2014. All'epoca, notai il soprannome Irma la Dolce datogli dai suoi alunni quando era sottoprefetto per la disciplina, perché infliggeva loro dure punizioni con un viso angelico. Ricordo anche il soprannome Monna Lisa datogli dai gesuiti in Argentina quando era loro provinciale, perché aveva uno sguardo impenetrabile che non lasciava trapelare nulla, come quello della Gioconda di Leonardo. Sono stato colto da un furioso desiderio di capovolgere il quadro della Gioconda. Cosa scoprirei sul retro: la targhetta di Rupnik?

Il sorriso seducente di Francesco nasconde Rupnik. Non ripeterò qui, per dimostrarlo, tutta la storia ormai consolidata articolata dalla stampa internazionale, poiché è chiaro che solo un'autorizzazione pontificia avrebbe potuto assolvere Rupnik dalla scomunica latae sententiae, che avrebbe dovuto portare alla sua dimissione dallo stato clericale. Possiamo cavillare sui comunicati pasticciati del cardinale Angelo De Donatis, uno dei sorridenti uomini che ci governano e che ha la mia stessa età. Rupnik è senza dubbio uno degli gnostici dalla mistica (e pratica) erotica che la Santa Sede è così brava a mascherare. Basti pensare al gesuita Joseph Kleutgen (1811-1883), il principale teologo dell'infallibilità pontificia protetto dal beato Pio IX (1792-1878), la cui turpitudine criminale è stata rivelata dallo storico Hubert Wolf in Vizio e grazia. E più recentemente, la protezione accordata a Jean Vanier (1928-2019) e ai domenicani Thomas (1905-1993) e Marie-Dominique Philippe (1912- 2006), sostenitori di una gnosi erotica e mistica simile a quella di Rupnik.

Giunto a questo punto, come sacerdote cattolico romano che intende rimanere tale, affermo di professare ancora il dogma dell'infallibilità papale nei limiti della sua definizione, cioè alla sua sola proclamazione ex cathedra di una questione riguardante la fede e la morale. Questo mette in prospettiva tutto il resto del magistero papale, anche se bisogna tenerne conto. Quindi si è ancora buoni cattolici anche se non si è d'accordo con le opinioni geopolitiche del pontefice o se, cosa che ci interessa qui direttamente, non si condividono i suoi gusti artistici.

È stato faticoso allontanarsi dallo stile Saint-Sulpice (riferimento a certa arte religiosa kitsch e sentimentalista di fine '800- inizio '900, ndt). Ma ora è tornato, modernizzato con i manga dagli occhi neri di Rupnik su mosaico d'oro. Joris-Karl Huysmans (1848-1907) ha descritto molto bene la natura diabolica del cattivo gusto cattolico in Les foules de Lourdes. Parla della costruzione del santuario – dove anche Rupnik si è reso conto di dover lasciare un segno, il suo mosaico – come «vendetta» di Satana «contro quella che aborrisce», l’arte. Gli fa dire: «L'arte, che è l'unica cosa pulita sulla terra a parte la santità, non solo non l'avrete, ma la renderò tale da farvi insultare senza tregua con la continua bestemmia della bruttezza; e ossessionerò a tal punto le menti dei vostri vescovi, dei vostri preti e dei vostri fedeli, che non avranno nemmeno il pensiero di togliere dalle vostre labbra il calice permanente dei miei insulti».

Non possiamo citarlo tutto, ma è un capolavoro che possiamo riprendere per Rupnik, il successore di Saint-Sulpice. Il cancro si sta diffondendo nella Chiesa, e i mosaici con pretese teologiche stanno ricoprendo tutto, portando con sé il pensiero deviato del loro autore. Che i sorridenti si allarmino. Se vogliono continuare a tramare per arrivare al cardinalato ricoprendosi di vaselina, devono demosaicizzare subito ogni continente. Le vittime di Rupnik, e purtroppo di tanti altri, hanno il potere di far perdere loro il sorriso.

Quando Dio vede Monna Lisa, non vede solo il volto sorridente come noi. Vede il retro del dipinto con la sua enorme targhetta appariscente. Si appresta a chiedere al suo vicario: «Mi ami più di Rupnik e della sua Campatelli? Se sì, vai dalle sue vittime che sono già sotto il mio mantello. Stanno solo aspettando te». E se questo accadrà, il sorriso della Gioconda apparirà più giovane.

 

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