
Insostenibile e fallimentare: per il WWF il ponte sullo Stretto non s'ha da fare
Il ponte sullo Stretto di Messina continua a far discutere, in particolare in occasione della Manovra di bilancio 2024, che fa «il gioco delle tre carte sulle risorse pubbliche necessarie e sull’impatto ambientale». È senza appello la condanna del WWF, che «chiede di azzerare tutte le norme che hanno portato al rilancio di un’opera non sostenibile dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale».
L’inflazione, il caro vita, la povertà dilagante, il disastro del sistema sanitario nazionale, le politiche sociali e del lavoro, la messa in sicurezza del territorio: a questo servirebbero i denari pubblici «in una stagione di carenza di risorse economico-finanziarie». Ma il governo, accusa il WWF, «ipoteca il futuro del Paese per realizzare l’opera fallimentare del ponte sullo Stretto di Messina».
L’opera – di cui il governo ignora i costi definitivi e la reale sostenibilità economica e ambientale – era stata abbandonata nel 2013 proprio per questioni relative alla sostenibilità dell’investimento ma anche per problemi tecnici. Il governo Meloni ha invece deciso di procedere a tappe forzate sul progetto. Con la Manovra 2023 ha rilanciato il Ponte revocando «lo stato di liquidazione della concessionaria pubblica Stretto di Messina SpA (ricapitalizzata con 50 milioni di euro)». Poi, con il decreto legge 35/23, ha definito «una roadmap per il rilancio della concessione e del progetto definitivo del 2010 del ponte sullo Stretto di Messina, elaborato dal general Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild, ex Salini Impregilo, ndr) a cui ha deciso di affidare, senza gara (!), la progettazione definitiva e la realizzazione dell’opera».
Il WWF denuncia l’assenza di «un Piano Economico-Finanziario che attesti la redditività dell’intervento» e l’assenza di «una Valutazione di Impatto Ambientale che dimostri la sostenibilità degli interventi». In realtà, si legge nella nota, «il ponte non si ripagherebbe: ogni giorno si muovono tra le due sponde non più di 4.500 persone e il 76,2% degli spostamenti dei passeggeri è locale e senza auto al seguito». E non sarebbe possibile superare nemmeno «la Valutazione di Incidenza negativa, resa nel 2013 dalla Commissione Tecnica VIA-VAS, dato che l’intera area dello Stretto Messina è ricompresa in due Zone di Protezione Speciale, tutelate dall’Europa».
Per queste ragioni il WWF «chiede di azzerare tutte le norme che hanno portato al rilancio di un’opera non sostenibile dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale».
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